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prima puntata BREVE STORIA
DELLA SOCIETA' MUTUO SOCCORSO " AURORA VALLEGGIA
100° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE 1907-2006
di ROSANNA LAVAGNA
SECONDA PUNTATA
LA GRANDE GUERRA E IL PRIMO DOPOGUERRA Negli anni della Prima Guerra Mondiale l'azione e lo sviluppo di questa, come
delle altre Società, fu inevitabilmente rallentato, tuttavia rimase vivo
l'impegno per promuovere aiuti ed assistenza ai soldati e alle loro famiglie. Nel primo dopoguerra, dopo un periodo in cui la Società fu spostata
nell'attuale Via Bellotto, l'impegno dei soci fu diretto soprattutto alla
progettazione e alla costruzione di una nuova sede, quella attuale, i cui
lavori, realizzati dall'impresa edile del socio fondatore Lorenzo Gambetta,
terminarono nel 1924.
LE VIOLENZE SQUADRISTE Prima ancora che il fascismo conquistasse il potere, questa zona fu teatro di
violenze squadriste; il I maggio 1922, nella piazza del Municipio di Quiliano,
un gruppo di lavoratori di Valleggia di ritorno dalla festa nella frazione di
Montagna, fu aggredito da una squadra di fascisti. Nei tafferugli che seguirono,
vennero anche sparati, dalla vicina sede del Fascio, alcuni colpi che uccisero
il fascista Andrea Prefumo e ferirono gravemente l'operaio comunista Giuseppe
Giusti. Questo episodio diede origine ad una lunga serie di aggressioni e di
violenze (anche ad un giornalista colpevole di avere scritto una sua, certo non
gradita, interpretazione dei fatti). Il successivo processo vedrà la condanna
degli imputati antifascisti alcuni dei quali riuscirono ad espatriare
clandestinamente, come il Sindaco di Quiliano G.B. Bertolotto, i fratelli Aonzo
(Andrea sarà il primo Sindaco di Quiliano dopo la Liberazione), Borasio,
Galleano e i fratelli Bardelli. Un altro episodio significativo è riportato dal
socio Giacomo Falco che racconta che la Società aveva realizzato, come
cooperativa di consumo, in Via S. Pietro, un forno che produceva circa 5-6
quintali di pane al giorno, con annessa una rivendita la cui responsabile era
sua madre Maria Montaldo. Una mattina, però, essa si trovò di fronte uno strano
gruppo di "donne" avvolte in abiti neri, in realtà fascisti mascherati, che
appena aperta la panetteria fecero irruzione distruggendo tutto. IL VENTENNIO FASCISTA L'avvento del fascismo fu contrassegnato da una vasta azione mirante a
distruggere tutti i movimenti di libero associazionismo e a integrarli nel
sistema fascista; anche il mutualismo venne considerato una potenziale minaccia
al disegno di organizzazione del consenso al regime in tutti gli strati della
società; di qui la sistematicità degli attacchi, attraverso la violenza
squadrista, l'opera di controllo sulle attività sociali da parte degli organismi
amministrativi e di partito e la definitiva fascistizzazione dei sodalizi con
l'inserimento di tutte le associazioni nell'Opera Nazionale Dopolavoro (O.N.D.),
nata nel 1925. Anche l'Aurora subì la stessa sorte e «con la beffa di
un'assemblea preparata ad arte dai gerarchi dell'epoca e con la connivenza di un
notaio disonesto, venne fatta "deliberare" la donazione della nostra sede
all'O.N.D.» LA FUGA DI TURATI E DI PERTINI Nel novembre del 1926, in seguito ad un fallito attentato a Mussolini,
vennero varate misure restrittive e duri provvedimenti nei confronti degli
esponenti dell'antifascismo. In questo clima Filippo Turati, autorevole
socialista, divenne oggetto di sempre più pressanti minacce; si decise quindi di
farlo espatriare in Francia. Gli ideatori ed esecutori del piano furono
principalmente Sandro Pertini, Ferruccio Parri, Carlo Rosselli, Giuseppe Boyancè,
Francesco Spirito, i fratelli Giacomo e Italo Oxilia, nella cui casa, a Tiassano,
furono ospitati Turati e Pertini. La fuga avvenne avventurosamente l'I 1
dicembre su di un motoscafo che sarebbe dovuto partire da Portovado, ma
intercettato dalla polizia fu costretto a spostarsi verso Albissola da dove,
raggiunto dai fuggiaschi, prese il largo per approdare in Corsica. In quell'occasione
Sandro Pertini, futuro presidente della Repubblica, ebbe modo di sostare nella
sede della Società Aurora.
IL CONFINATO Nel 1934, un socio dell'Aurora, Luigi Delfino, come racconta nella sua
autobiografia, venne arrestato, a causa di una spiata, per aver distribuito
manifestini antifascisti e condannato a cinque anni di confino trascorsi tra
Ponza e S. Giovanni in Fiore sulla Sila. Tornato a Valleggia nel 1940, nel 1943
fu nuovamente arrestato dai Tedeschi e avviato ad un campo di concentramento in
Germania; fuggito ad Alessandria, durante il viaggio, ritornò, ma si diede
subito alla latitanza in montagna dove, col nome di battaglia di Pescio, fu tra
gli organizzatori dei gruppi armati della Resistenza
CONTINUA LA
PROSSIMA SETTIMANA
Nel processo che si tenne a Savona nel settembre
dell'anno successivo, gli imputati furono condannati compresi i latitanti tra
cui Turati, Pertini e Italo Oxilia.