FOGLI MOBILI

La rubrica di Gloria Bardi  

 

Capitalismo all’italiana?

 

                                                              ULTIMA PARTE                      LEGGI LE PARTI PRECEDENTI        

Il futuro è incerto a causa di una globalizzazione che si svolge all’insegna di un capitalismo suicida come tutti gli imperialismi della storia, infatti le origini etiche del capitale, anche ammesso che esistano, non lo preservano dall’entropia. Esso tende sempre più a innamorarsi di se stesso, a soggiacere alla tentazione dell’onnipotenza, a sostituirsi a Dio dopo averne recepito il mandato, perdendo così di vista la realtà e i suoi limiti. Il mercato, investito di significati morali che gli sono estranei, diventa esso stesso norma morale, che è quanto dire che norma morale diviene la legge del profitto. Certo il nostro edonismo ci preserva da questo rischio strutturale. Noi siamo “piccoli” anche nel male. Ma questo da solo non basta a salvarci, dal momento che dal villaggio globale dipendiamo e non contribuiamo a correggerlo. Non possiamo accontentarci di recitare la nostra commediola ridicola all’interno di quello che viene percepito come un dramma cosmico.

      Quali possono essere i rimedi? In primo luogo la conoscenza di sé, del proprio negativo, che sopra ho stigmatizzato, ma anche del proprio positivo. Vi fu infatti anche un buon capitalismo made in Italy, e non si trattò tanto di quello claustrofobico degli Agnelli, bensì di quello degli Olivetti, illuminato, umanistico, nobile; un capitalismo consapevole che non si può prosperare a spese del contesto, che solo la catena del benessere può creare stabilità, non la catena del disagio che oggi mina le nostre società sia in dimensione interna che in dimensione globale.

     È inoltre necessario recuperare un’antropologia della contestualità del soggetto umano che non sia però congiunta all’idea di mortificazione, come troppo spesso accade, ma all’idea di un superiore e più illuminato edonismo. Non è infatti l’edonismo e nemmeno l’egoismo a costituire il male, ma la sua mediocrità. Un egoismo illuminato è comunque un egoismo consapevole della propria dipendenza dall’insieme, nello spazio e nel tempo.

     Occorre recuperare un erotismo del giusto e del vero, capace di svincolare la ricerca dalle strettoie del semplice opportunismo di mercato, e in primo luogo un eros politico che, con dispetto di chi ne beneficiava, liquidi la brutta rassegnazione di chi, dicendo “la politica è una cosa sporca”, riserva il suo voto al pattume.

    E lo stesso modello familiare, lungi dal diventare familismo deteriore, può invece essere esaltato, facendo leva sulla sua tendenza positiva, in modo da conferire calore umano e umano riconoscimento ai rapporti che si instaurano. Di questo la globalizzazione ha bisogno, per non perdere di vista l’uomo.

     Occorre impegnare la creatività etica e sociale per consolidare un capitalismo all’italiana che non sia sempre e solo all’amatriciana, ripartendo dal modello che ho sopra indicato (Olivetti) e declinandolo con le trasformazioni del mondo.

    Occorre poi recuperare la componente pre-feudale delle nostre radici, quell’antichità classica che creò il concetto stesso di polis come articolazione di responsabilità e che, identificando la bellezza con la giustizia soprattutto nell’“esperimento della perfezione” pericleo, indicò il modello estetico fondamentale cui dobbiamo tornare. È vero che c’è bisogno di morale, ma è ancor più vero che c’è bisogno di estetica, dal momento che è il brutto ad apparire dilagante, nell’edilizia, nel malcostume dei potenti e degli impotenti, nei linguaggi pubblicamente esibiti, nei comportamenti, nei luoghi di pubblica riunione come le scuole, nei luoghi di privata sofferenza come gli ospedali, nel trattamento riservato agli animali e all’ambiente.

     Un mondo governato da regole che favoriscano la convergenza e l’interdipendenza della felicità dell’insieme e della felicità delle parti tutte; un mondo esemplato su un modello di sviluppo che dalla civiltà classica conduce a quella umanistico-rinascimentale e all’oggi attraverso i vari illuminismi che hanno rischiarato la storia; un mondo che possa salvarci dal caos: di questo abbiamo bisogno. E sono convinta che solo l’ineleganza mentale, l’assuefazione al brutto e l’irresponsabilità possano relegarlo nel cestino delle utopie.

Gloria Bardi

   www.gloriabardi.blogspot.com