Malato, medico e medicina nel medioevo
ultima puntata
Inizialmente sono i monaci ad offrire la loro sapienza per aiutare i fedeli malati. Contemporaneamente si ha la figura del guaritore o del mago che cura con pozioni, scongiuri, talismani. Esistono manuali per le cure dei malati, ma in alcuni casi è pericoloso tenerli presso di sé perché dopo l’invocazione iniziale a Dio vi sono scongiuri anche sacrilegi e, se il manuale viene scoperto dagli inquisitori, si corrono gravi rischi. I guaritori tuttavia continuano a operare con effetti spesso nefasti, anche se alcuni vengono presi e processati.
Comincia però lentamente a farsi strada la figura del medico preparato da una scuola e che esercita la medicina come professione. Questo percorso è faticoso e la figura del medico laico si impone quando la Chiesa proibisce agli ecclesiastici di dedicarsi alla professione medica a tempo pieno. Continuano ad aiutare i malati, specialmente poveri, ma sempre nell’ambito delle regole conventuali.
Il grosso slancio della professione medica laica si attua col diffondersi delle Università. La scienza medica laica si fa specifica anche se ancora subordinata nella gerarchia del trivio e del quadrivio. Per comprendere i testi specializzati occorre la conoscenza delle arti liberali, in particolare della filosofia con cui la medicina si integra.
Si creano scuole mediche a Ravenna, nella Francia Meridionale e, soprattutto, a Salerno dove è attiva la scuola medica più famosa di tutto il medioevo, fiorente particolarmente nel XII secolo. Con questa entra in competizione la scuola di Montpellier. Tra i secoli XIII e XIV si formano le facoltà mediche di Bologna e Padova.
Alla base delle conoscenze del medico ci sono le traduzioni dei testi di Ippocrate e Galeno con i contributi arabi. Importanti sono anche i testi biologici e naturalistici di Aristotele.
Nelle Università ci sono 4 ordini di studi :1) arti 2) diritto 3) medicina 4) teologia.
L’insegnamento di base, quello delle arti, era impartito ai giovani tra i 14 e i 20 anni; quello di medicina e di diritto tra i 20 e i 25, per quello di teologia l’età minima per il conseguimento del dottorato era fissata a 35 anni.
Le lezioni si tenevano in latino considerato la lingua universale.
Il grande vantaggio delle facoltà universitarie è anche quello di pianificare il curriculum e di distinguere quindi il peritus dal guaritore. Poi subentra l’autorità politica che organizza un categorie professionali. Come è noto, Dante si iscrive all’arte dei medici e degli speziali.
Il medico si fa pagare e ciò professionalizza ancor più la sua figura, ma restringe il campo di azione ai cittadini ricchi. Nell’ultimo periodo del medioevo però anche i poveri possono adire alle cure mediche perché le autorità politiche si fanno carico della salute della collettività.
La scienza medica e l’autorità del medico entrano in crisi come conseguenza della grande epidemia di peste del1348. Vengono chiamati i medici ad arginare il contagio, ma sono impotenti e si torna al concetto di flagello come punizione di Dio. Si affaccia però anche l’idea che la medicina è impotente non perché ciò che accade è castigo di Dio, ma perché la medicina deve compiere ancora molta strada.
Effettivamente molta strada è stata compiuta da allora. Basta pensare che la speranza di vita che ora supera gli 80 anni allora non raggiungeva i 40.
Vediamo ora alcune indicazioni e alcuni consigli legati alla salute, tratti di diversi testi.
Alcuni elementi preziosi come valore venivano considerati magici e terapeutici.
La limatura del fiorino, coniato in oro puro e con l’immagine del Battista, veniva considerata capace di guarire molte malattie e per questo era usata anche dai papi.
Chi se lo poteva permettere faceva unire alle sue vivande polvere di pietre preziose a scopo medicinale.
Le pietre preziose in generale venivano considerate dotate di poteri taumaturgici: lo zaffiro conserva la gioventù, il rubino è contro gli spettri notturni e il sonnambulismo; il diamante libera dai malefici, dal veleno, dagli spettri, ravviva l’amore spento e protegge dai nemici chi lo porta al braccio sinistro. Lo smeraldo scaccia l’epilessia e rafforza la memoria; l’elitropia rende invisibili; l’alletorio ( pietra cristallina, grande come una fava, che si riteneva formarsi nell’intestino dei galli ) e il minerale rosati ( che si credeva derivasse dal rospo ) proteggono dai veleni.
Importantissime poi sono le piante.
Il rosmarino protegge dagli incubi, guarisce gotta e tubercolosi. Per cacciare il mal di denti si deve mordere il proprio braccio destro in un momento particolare della messa; contro i vermi bisogna scrivere il nome di Giobbe su un gambo di aglio e poi mangiarlo; il succo di bietole toglie la forfora; l’olio di oliva ammorbidisce e guarisce le ferite; i fagioli producono urina e impinguano il corpo.
Sull’aglio ci è un capitolo specifico nel trattato di agricoltura di Piero de’ Crescenzi del XIII secolo dove vengono magnificate le proprietà benefiche di questa pianta definita “medicina dei contadini”.
Prima di tutto deve essere seminato e raccolto in fase di luna nuova perché sarà più efficace e non avrà cattivo odore.
L’aglio è utile contro il veleno e pestato e posto sulla ferita provocata dal morso di un animale velenoso offre sollievo. Contro i vermi bisogna fare una salsa di aglio, pepe, prezzemolo, menta e aceto. Un intruglio di aglio, vino e succo di erbe diuretiche purifica il fegato e apre le vie urinarie; contro la dissenteria si prepara un decotto con aglio, vino e olio. Riprendendo gli scritti di Avicenna, l’autore dice che l’aglio cotto chiarifica la voce ed è efficace contro la tosse cronica. Questo ortaggio ha però dei difetti: nuoce alla vista perché dissecca e, se usato in abbondanza, nuoce a tutto il corpo perché genera lebbra e apoplessia.
Sempre per quanto riguarda i consigli terapeutici, è opportuno citare un testo il “Teatrum sanitatis” di cui probabilmente è autore un medico vissuto a Bagdad nel secolo XI il maestro Ububchasym.
Il testo tratta delle 6 cose che sono necessarie a ogni uomo per la conservazione della salute: 1) l’aria 2) il cibo e la bevanda 3) il moto e la quiete 4) il sonno e la veglia 5) il regime degli umori 6)le regole della gioia, del timore e dell’angoscia.
Particolare attenzione è dedicata ai cibi di cui si descrivono gli effetti positivi e negativi.
Il medico professionista alla fine del medioevo è considerato un uomo dotto ed esercita secondo tecniche collaudate; la visita inizia ascoltando il polso al malato ed esaminando le urine e l’intervento terapeutico più diffuso è il salasso.
Un altro fatto importante è che presso l’Università di Bologna si eseguono dimostrazioni anatomiche su cadavere umano.
E’ notevole anche il fatto che medicina e farmaceutica verso il tardo medioevo si separino. Le prime farmacie compaiono in Italia attorno al 1200 e diventeranno in seguito sempre più eleganti con banconi scolpiti e preziosi vasi. E in vero di vasi ne occorrevano tanti perché le medicine prescritte erano costituite anche da 15 – 20 sostanze. A volte le sostanze richieste, oltre naturalmente alle erbe e alle spezie provenienti dall’Oriente,erano strane come polverine di rospo seccato sotto la cappa del camino o pezzi di vipera decapitata e spellata viva.
Con notevole modernità un testo della scuola salernitana di consigli offerti ai medici traccia una linea da seguire durante la visita ad un paziente. Viene posto in evidenza il rapporto psicologico che si deve creare tra i due e si insiste sulla necessità che l’ammalato abbia assoluta fiducia e si abbandoni alle cure con sicurezza. Quando avrà creato questo clima disteso il medico otterrà grandi cose e al termine chiederà sempre il compenso a sottolineare la sua professionalità e “chiesta licenza infine vada via in pace”.
Margherita Pira