UNA ANNOTAZIONE MARGINALE:
CIRCO
BARNUM E IMMORALITA’
POLITICA
di
Franco Astengo
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Una sola annotazione,
esposta molto brevemente, circa il contenuto del
“decreto interpretativo” varato dal Consiglio
dei Ministri e già controfirmato dal Presidente
della Repubblica, relativo alle modalità di
presentazione delle liste elettorali.
Molti, infatti e
giustamente, parlano di gravissimo sfregio alla
democrazia: non
soltanto assistiamo ad un sostanziale
cambio delle regole in corso d'opera, perché è
proprio difficile pensare ad una dimensione
meramente “interpretativa” di questo testo, e ad
una gravissima ingiustizia verso quanti, nel
passato anche recente, pur operando in buona
fede e con perfetta regolarità si sono visti
escluse le proprie liste per disguidi formali
molto meno gravi di quelli riscontrati, ad
esempio, per le liste
PDL in Lombardia.
Ma si trattava di piccole
formazioni politiche, per le quali evidentemente
regole certe ed eguali per tutti non possono
valere (un po' quel che succede nel campionato
di calcio: del resto i due mondi, quello
calcistico, e quello del circo
Barnum elettorale si assomigliano
sempre di più). |
Il decreto
“interpretativo” si inserisce anche e per di più
in quadro generale che sta dimostrando il
permanere (ci rifiutiamo di scrivere il
“tornare”) di zone oscure in vaste ed importanti
parti dell'apparato dello Stato: questo decreto
è un atto di vera e propria
“immoralità”
politica, al punto da mettere in discussione
l'intera validità dell'insieme del procedimento
amministrativo ed il rapporto tra pubblica
amministrazione nel suo insieme ed i cittadini.
Non si tratta di bolli,
firme, attestazioni di incarichi e luoghi dove
questi incarichi sono esplicitati: a questo modo
sono lesi diritti, si espongono – in ogni campo
– i cittadini ad arbitrii ancora più gravi di
quelli che già subiscono: tutto il rapporto con
le varie amministrazioni pubbliche potrà essere
sottoposto ai capricci di chi, dall'alto del
potere, riterrà per se poco conveniente ciò che
– in un determinato campo – sarà
contingentemente accaduto, di volta in volta. Con questo
decreto è saltato uno dei capisaldi dello stato
di diritto: e ciò è avvenuto perché il
procedimento elettorale sta alla base, in eguale
misura del dettato costituzionale, del patto di
convivenza civile che tiene assieme l'Italia e
rende lo stato italiano degno di sedere nei
consessi internazionali. Troppo
preoccupati di ciò che avviene all'interno del
Palazzo e dei suoi equilibri, quanti hanno
concorso a questo insano provvedimento, hanno
forse dimenticato questo dato, spezzando in
maniera forse decisiva il patto che abbiamo
appena descritto.
Come rimediare? Sarà
difficile farlo, anche se non è possibile
rinchiudersi nell'Aventino disdegnando la
competizione politica.
Eppure in questo momento è
difficile lanciare una proposta politica
definita, se non si supera l'incrostazione
principale, quella legata alla
trasformazione del sistema politico
secondo un illusorio
sistema bipolare, attraverso il quale si
sono eliminate dal contesto parlamentare forze
determinanti per un possibile sviluppo in
positivo dello stesso sistema.
Un sistema bipolare
artificioso, non rappresentativo della realtà
perché costruito soltanto per garantire un
meccanismo di alternanza finalizzato
all'esaustività del “governo” quale fine
dell'azione
politico, attorno al quale si sono
intrecciati i meccanismi della personalizzazione
della politica, della idea del “partito di
proprietà” che ha fatto stragi anche a sinistra,
della deprecabile “vocazione maggioritaria”.
Se non si aprirà un duro
confronto politico su questi punti, non si
comprenderà perché oggi appare impossibile una
proposta unitaria di azione delle opposizioni,
una ricerca di diversa soluzione di fronte alla
crisi verticale delle istituzioni, di difesa
delle fondamenta di una
Costituzione Repubblicana disegnata attorno alla idea della
centralità della rappresentanza. All'interno di
una campagna elettorale ormai sicuramente
falsata va aperta una grande campagna politica
che esami, analizzi, denunci l'avvenuto
superamento del limite della legalità
repubblicana.
Savona, 6 Marzo 2010
Franco Astengo
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