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UNA CERTA IDEA DELLA DESTRA

di Fulvio Sguerso


      Malgrado suonino da tempo le campane a morto per la storica diade politologica “destra / sinistra”, sembra proprio che nel discorso pubblico e nel linguaggio politico e propagandistico (o politicante) quotidiano non si possa fare a meno di usarla a ogni piè sospinto, e in tutte le sue possibili varianti e sfumature semantiche: centrodestra / centrosinistra, estrema destra / estrema sinistra, destra eversiva / sinistra forcaiola, destra clericale / sinistra cattocomunista, e così via.

E tuttavia, se volessimo andare a “vedere” (come talvolta usano i giocatori di poker) che cosa si nasconde realmente dietro  le formule e le etichette di comodo che gli “attori” si affibbiano a vicenda sulla scena di quello che giustamente è stato definito – non ricordo più da chi, ma chiunque sia ha colto nel segno – il “teatro”, o meglio, il “teatrino della politica”, per lo più con intenti denigratori, scopriremmo che la pretesa antitesi è più che altro verbale, che la veemenza con cui i duellanti incrociano le rispettive lame retoriche non è che fumo negli occhi e artifizio, appunto teatrale, per illudere le rispettive platee – o basi elettorali – che si sta combattendo per loro la buona battaglia (presentata da tutti e da ciascuno come necessaria per il bene del Paese) e che la distanza “reale” tra, poniamo, un esponente del centrodestra come il ministro Tremonti e il segretario del maggior partito di opposizione, Pier Luigi Bersani, è talmente esigua che occorre una lente d’ingrandimento per individuarla.

Un tempo c’erano almeno le famigerate “ideologie” a marcare la differenza; oggi, con l’accentuata personalizzazione e teatralizzazione della “dialettica” politica, la differenza tra i leader – o aspiranti tali – consiste per lo più nella maggiore o minore telegenia, nella più o meno consumata abilità e capacità seduttiva (quando non corruttiva) che ogni attore e contendente è in grado di mettere in campo. Ma, si obietterà, esisteranno pur sempre valori qualificabili di destra, e altri invece definibili di sinistra. Valori assoluti o relativi? Dato che i valori assoluti, cioè universali, non sono, né potrebbero essere, propri di una parte piuttosto che di un’altra, ne consegue che sia i valori della destra, sia quelli della sinistra, sono relativi, contingenti, storici  - come d’altronde è relativa, contingente e storica è la stessa diade destra / sinistra da cui siamo partiti -. Ora sarebbe il caso di nominarli, questi valori, in modo da vedere se è ancora possibile tracciare una linea di confine tra i due schieramenti (linea che peraltro, di questi tempi, è sempre più attraversabile e attraversata, non voglio dire in quale direzione!). Per esempio: l’idea che Fini ha attualmente della destra coincide con quella del leader indiscusso della destra italiana, Cav. Silvio Berlusconi? E i loro valori, quindi, sono gli stessi, o differiscono in parte o in tutto? E’ il dubbio che ha avanzato, tra gli altri, Piero Ostellino, in un editoriale del Corriere della Sera del 10/12/09: “Per sostenere che Fini ha una certa idea della destra opposta a quella di Berlusconi, sarebbe necessario accertare se quello che dice sia un pensiero organico o non siano invece giudizi contingenti, per quanto fuori linea, su singoli eventi. Per sostenere che Berlusconi ha una certa idea della destra, diversa da Fini, sarebbe necessario accertare se ne abbia (almeno) una.” Sarebbe il colmo che il leader indiscusso della destra italiana non avesse nessuna idea sulla destra! E se fosse proprio questa la causa del successo crescente del Cavaliere, cioè di agire prima di pensare o di pensare che la prassi non ha bisogno di pensiero ma di denari e di potere? Non saranno per caso questi i valori fondanti della Destra? Non sia mai più detto! Leggete La cultura della destra dell’ideologo Marcello Veneziani: “L’utopia regina della sinistra è cambiare la natura umana; la destra preferisce restarle fedele, lasciando il suo eventuale superamento al soprannaturale.” Insomma: a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio (purché non si confonda Cesare con Dio!). 

FULVIO SGUERSO