TRUCIOLI
SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni
UNA CERTA IDEA DELLA DESTRA Malgrado suonino da
tempo le campane a morto per la storica diade politologica “destra /
sinistra”, sembra proprio che nel discorso pubblico e nel linguaggio
politico e propagandistico (o politicante) quotidiano non si possa fare
a meno di usarla a ogni piè sospinto, e in tutte le sue possibili
varianti e sfumature semantiche: centrodestra / centrosinistra, estrema
destra / estrema sinistra, destra eversiva / sinistra forcaiola, destra
clericale / sinistra cattocomunista, e così via. E tuttavia, se
volessimo andare a “vedere” (come talvolta usano i giocatori di poker)
che cosa si nasconde realmente dietro le formule e le etichette di
comodo che gli “attori” si affibbiano a vicenda sulla scena di quello
che giustamente è stato definito – non ricordo più da chi, ma chiunque
sia ha colto nel segno – il “teatro”, o meglio, il “teatrino della
politica”, per lo più con intenti denigratori, scopriremmo che la
pretesa antitesi è più che altro verbale, che la veemenza con cui i
duellanti incrociano le rispettive lame retoriche non è che fumo negli
occhi e artifizio, appunto teatrale, per illudere le rispettive platee –
o basi elettorali – che si sta combattendo per loro la buona battaglia
(presentata da tutti e da ciascuno come necessaria per il bene del
Paese) e che la distanza “reale” tra, poniamo, un esponente del
centrodestra come il ministro Tremonti e il segretario del maggior
partito di opposizione, Pier Luigi Bersani, è talmente esigua che
occorre una lente d’ingrandimento per individuarla. Un tempo c’erano
almeno le famigerate “ideologie” a marcare la differenza; oggi, con
l’accentuata personalizzazione e teatralizzazione della “dialettica”
politica, la differenza tra i leader – o aspiranti tali – consiste per
lo più nella maggiore o minore telegenia, nella più o meno consumata
abilità e capacità seduttiva (quando non corruttiva) che ogni attore e
contendente è in grado di mettere in campo. Ma, si obietterà,
esisteranno pur sempre valori qualificabili di destra, e altri invece
definibili di sinistra. Valori assoluti o relativi? Dato che i valori
assoluti, cioè universali, non sono, né potrebbero essere, propri di una
parte piuttosto che di un’altra, ne consegue che sia i valori della
destra, sia quelli della sinistra, sono relativi, contingenti, storici
- come d’altronde è relativa, contingente e storica è la stessa diade
destra / sinistra da cui siamo partiti -. Ora sarebbe il caso di
nominarli, questi valori, in modo da vedere se è ancora possibile
tracciare una linea di confine tra i due schieramenti (linea che
peraltro, di questi tempi, è sempre più attraversabile e attraversata,
non voglio dire in quale direzione!). Per esempio: l’idea che Fini ha
attualmente della destra coincide con quella del leader indiscusso della
destra italiana, Cav. Silvio Berlusconi? E i loro valori, quindi, sono
gli stessi, o differiscono in parte o in tutto? E’ il dubbio che ha
avanzato, tra gli altri, Piero Ostellino, in un editoriale del Corriere
della Sera del 10/12/09: “Per sostenere che Fini ha una certa idea della
destra opposta a quella di Berlusconi, sarebbe necessario accertare se
quello che dice sia un pensiero organico o non siano invece giudizi
contingenti, per quanto fuori linea, su singoli eventi. Per sostenere
che Berlusconi ha una certa idea della destra, diversa da Fini, sarebbe
necessario accertare se ne abbia (almeno) una.” Sarebbe il colmo che il
leader indiscusso della destra italiana non avesse nessuna idea sulla
destra! E se fosse proprio questa la causa del successo crescente del
Cavaliere, cioè di agire prima di pensare o di pensare che la prassi non
ha bisogno di pensiero ma di denari e di potere? Non saranno per caso
questi i valori fondanti della Destra? Non sia mai più detto! Leggete
La cultura della destra dell’ideologo Marcello Veneziani: “L’utopia
regina della sinistra è cambiare la natura umana; la destra preferisce
restarle fedele, lasciando il suo eventuale superamento al
soprannaturale.” Insomma: a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che
è di Dio (purché non si confonda Cesare con Dio!). Fulvio Sguerso
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