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Perché mi hanno escluso dall’Albingaunum

<Io giornalista marchettaro di professione>

 di Belfagor junior

Albenga -  Lo confesso, lo ammetto, lo grido ai quattro venti. Io Belfagor junior ho un diavolo per capello. Dopo tante insistenze ero riuscito a far assegnare un premio al meritevole Sandro Chiaramonti - il più “longevo” caporedattore de La Stampa in servizio attivo in Liguria - dall’emiro miliardario editore di Trucioli Savonesi, Mohammed Bin Rashid Al Anton Signorile. Tra i proprietari di “autostrade d’Italia” e pozzi petroliferi a Dubai.

Leggere, per credere, il n. 222 di Trucioli del 15 novembre (vedi…). Se fossero in vita o in servizio i miei vecchi amici della Siae di Albenga (Pietro Solari, Berra, Scola, Antonio Vinotti, l’unico vivente in quel di Ceriale, dopo aver dimorato a lungo con la mamma contadina, ottima cuoca, sulle coste di Leca e lavorato per il Comune di Magliolo)  avrei chiesto tutela per “diritti d’autore” violati.

Io cittadino dell’inferno, mi ero fatto in dieci per propagandare premio e premiati, con tanto di oroscopo “made e maga albenganese”. Invece che è successo?

Leggo –  Belfagor aveva ricevuto l’invito attraverso il postino mai ritardatario del paradiso – su La Stampa di lunedì 23 novembre, a pagina 65, grazie alla prestigiosa firma di Romano Strizioli (lo illustrerò più avanti), dell’esito del quarto concorso nazionale di poesia “Albingaunum” all’auditorium San Carlo. Se trattasi di Borromeo avrei tante storie da narrare, avrete pure visto lo scandaloso servizio sulla sua vita terrena trasmesso da mamma Rai due mesi fa.

Trucioli Savonesi aveva diffuso, via internet, in tutto il mondo il premio denominato “Sr. Capigliatura Chiaramonti” per meriti speciali. 

Accade che tale ineffabile presidente Pier Franco Quaglieni, studioso di rango, inviperito perché non riesco a trovargli posto all’inferno, esordisce nel corso del super pomeriggio con una lunga dedica da copyright descritta dall’ottimo Strizioli: <Quaglieni ha poi saputo richiamare anche i grandi temi collegati al senso civico  e alle ragioni dell’unità della nazione, partendo dai comuni valori e dai comuni punti di riferimento intellettuali, tanto più necessari in tempi di crisi>.

Si parla di  “tempi crisi”, cosa dovrei dire io a proposito di astinenza in terra ingauna: coltivavo un “Eccoci”  di eventi, con harem di bellissime figliole da fare invidia a tutti i concorrenti. Oggi le ex figliole sono mamme, moglie, nonne . Donne esemplari. Ne ho incontrato qualcuna alla riunione del nuovo gruppo femminile dell’editrice Gasco; tutte felici e insieme nella mia prediletta cittadina delle torri.

Cito a testimoni del mio glorioso passato e delle mie favolose serate da conquistador, tali Stefano (Pezzini), Massimo (Boero),  Maurizio (Fico).

Il colmo dei colmi? Quaglieni presidente, seguendo la falsariga del premio Oroscopo- Trucioli, esplode in questo giubilo da farina del mio sacco: <Premio il caporedattore de La Stampa Sandro Chiaramonti per aver saputo dare alle pagine de La Stampa di Savona equilibrio e ricchezza di contenuti, apertura e capacità di informare senza schierarsi, se non quando indispensabile, per difendere le ragioni dei cittadini e delle collettività. Quelle da lui curate sono da anni  pagine di giornale mai urlate, sempre rispettose delle idee di tutti. Raro esempio, oggi, di vero giornalismo>.


Adestra, con il sindacoTabbò, i premiati e gli organizzatori del concorso di poesia

Detto da un documentatissimo storico di giornalismo locale, come il presidente Quaglieni, non può essere messo in discussione proprio da nessuno.

Belfagor sottoscrive dalla prima all’ultima parola. Infatti se la “piana albenganese” è un fiorire di agricoltura all’avanguardia (da Emilia Romagna) anziché un “fiorire di congreghe di affari da cemento e dintorni” di chi è il merito se non dei giornalisti che non urlano e rispettano le idee di tutti?

Se gli agricoltori hanno la fortuna di avere una meravigliosa organizzazione commerciale in loco che li rende indipendenti, come i cugini romagnoli, a chi attribuire il miracolo?

E se i binari a monte, dopo 40 anni di annunci e rinvii, quasi da Paese modello, distruggeranno praticamente nel silenzio la più estesa azienda agricola locale e tante altre aree, l’unico colpevole è il diavolaccio di Belfagor, che campa da sempre con i soldi pubblici.

Albenga, seconda per abitanti ed importanza economica nella provincia, per numero di banche, può inoltre vantare di essere dotata di 8 “grandi” alberghi (di aver annunciato via stampa, da almeno un decennio, la imminente apertura di hotel di lusso a quattro e cinque stelle). Aver chiuso saggiamente il suo più grande residence sul mare di proprietà di un facoltoso imprenditore, tra una folla in tripudio e cronache eccellenti  di giornalisti che non urlano e rispettano gli affari altrui.

Dirò di più. Lo scempio urbanistico di Albenga è stato scongiurato da tempo, grazie forse all’impegno profuso dalle quattro logge massoniche della vallata, esperte in opus & dei, comunione & liberazione, producendo giustizia sociale e benessere collettivo, a cominciare da  tante belle seconde case che superano di gran lunga quelle destinati ai residenti. Solo con questo strumento di vero cristianesimo praticato è stato possibile rilanciare la demografia e l’edilizia dell’entroterra dallo striziolismo diffuso proprio su La Stampa.

E che dire delle stupende conquiste del tipo Autostrada Albenga-Garessio-Ceva con tanto di soci (46 con il 70,86% di capitale pubblico e 29,14% di capitale privato), assemblee, bilanci, amministratori e persino un articolo-denuncia ai limiti della querela del dicembre 1999, firmato dal “buonanima” Luciano Corrado (leader nelle condanne ufficiali per diffamazione a mezzo stampa in Liguria?)

C’è il bellissimo regalo, nel terzo millennio, di ritrovarci ormai ogni domenica con l’Autofiori intasata già ad Albenga. Ringraziamo gli amministratori pubblici e giornalisti di “alto valore intellettuale, di grande equilibrio e ricchezza di contenuti” (le parole non sono belfagoriane) altrimenti a fronte di tanto sviluppo del mattone non avremmo neppure un “depuratore”, una viabilità adeguata al volume di traffico nel tratto Albenga-Ortovero-Onzo verso Pieve di Teco.

Eccoli dunque uniti nella “fede” per garantire radiosi posti di lavoro ai giovani diplomati e laureati. Ai giornalisti meritocratici.

Per fortuna non hanno prevalso i “rompicoglioni” che urlano scandali che non esistono. Trattasi dei soliti cronisti-spazzatura al servizio di interessi inconfessabili e che il coraggio alla Saviano e alla Travaglio non sanno dove stia di casa! Targati fifoneria!

Il Quaglieni, lo Strizioli, come se nulla fosse, per farsi ben volere  e col supporto di sostenitori disinteressati, fingono di non sapere che il premio era protetto dal marchio esclusivo di Trucioli Savonesi, blog passato in due anni da 6 a 12 lettori, quanti gli apostoli goderecci all’ultima cenetta.

Belfagor sospetta che attorno all’emiro degli emiri Signorile ci siano spie. Belfagor ha tanto di archivio e servizi di intelligence. Prendiamo alcuni esempi a caso, a conferma dei timori.

C’era una volta “Ceriale notizie”, periodico pagato dal Comune con soldi dei contribuenti, affidato alla società “I&C Sas” di Albenga (ovvero Strizioli). Prendevano “bonus” per scrivere sul giornalino e ad ogni numero denunciavano malefatte dei benemeriti assessori. Si leggeva solo “pessimismo” e notizie “urlate”. Vedi riproposto il titolo,  ma scaturito dopo un diretto intervento di Belfagor junior: “Parte il rilancio del centro storico…”. A Ceriale esultavano! Eravamo nell’aprile 2006.

Volete sapere come è finita? Altro che rilancio, rilanciassimo (da non urlare)! Il centro storico di Ceriale è tornato agli anni migliori del “Visita il Baffo di Ceriale”.

Oggi la cittadina è un fiorire di negozi, di iniziative, locali commerciali che vanno a ruba, gente che apre e chiude dopo poco tempo perché in banca gli hanno garantito che la rendita prevista è giunta al culmine. Gli alberghi non si contano, l’agricoltura va col vento in poppa, “mono e bilocali” sotto controllo. La vecchia “compagnia prestiti ad usura” incaprettata.  

Ecco perché i cerialesi sono stati tra i primi, con gli albenganesi veri, a festeggiare il premio al giornale mai “gridato”, sempre rispettoso dei sacrosanti diritti ed interessi dei cittadini. E’ la stessa identica filosofia ispiratrice del “Premio Trucioli”.

Avete bisogno di una prova del nove?

Spostatevi nella “Repubblica di Noli”. Qui era edito un altro “notiziario comunale”. Vedi (….) tutto documentato. Distribuzione gratuita (paga il “palazzo di vetro”). Produzione di “I&C” – giornali e uffici stampa - , rigorosa etica di raccontare, niente servilismo. Tutto, dall’abc, sull’amministrazione pubblica di sindaco ed assessori, con una firma predominante, Silvia Campese, brava giornalista, già al Decimonono come collaboratrice sfortunata, tornata meritatamente al quotidiano ligure dopo che il notiziario comunale ha optato per una “miglior fortuna”.

E se qualcuno non crede a Belfagor, c’è un articolino rimasto un’esclusiva, di Trucioli n. 186 (vedi….) del primo febbraio 2009, dal titolo: “Ha chiuso la fabbrica dei giornali. Vent’anni di cronaca e storia. Operava da Sanremo a Savona, con sede ad Albenga”.  Oppure i numeri 180- 149 sempre di Trucioli.

Tutta produzione proveniente per il 90 per cento da denaro dei cittadini o da associazioni di categoria. Messo alla ghigliottina  chi si permetteva di bisbigliare: <Ma stiamo parlando da 45 anni del rilancio dell’aeroporto di Villanova, ha ingoiato qualcosa come 18-20 miliardi di spese correnti gestionali, e continuiamo la litania del domani, dopodomani. Rilancio dietro l’angolo. “Arrivano i turisti cinesi, indiani, russi, tedeschi, svizzeri…”.>.  Scriviamo di nuovi collegamenti aerei giornalieri, settimanali, voli charter.

Ripubblichiamo l’arrivo di grandi alberghi, come l’orario del treno. Un giorno l’economia del dottor Pasquale è in salute, il giorno dopo in crisi nera. Mistero della fede! Tutto secondo la volontà del “gran capo”.

Mentre Belfagor scongiurava a credere alla serietà degli annunci e ai bellissimi articoli da giornalismo non marchettaro, ripetiamo marchettaro da marchette, i soliti della cooperativa-confraternita smentivano con servizi <all’insegna del raro esempio di vero giornalismo>.

Dopo questa lezione da concorso nazionale “Albingaunum”, lo dichiaro ai quattro venti: <Belfagor è pentito del male urlato>. E’ invidioso. Eccome!

Avevo da “purgare” un conflitto di interessi. C’erano persino delibere della giuntaccia Zunino che saldavano soggiorni in comunità di recupero. Un aiuto nonostante non ne avessi diritto per via del mio reddito famigliare. Tutto prescritto sia chiaro.

Negli anni, ad Albenga, c’era un tizio che da giornalista pubblicista si era ritrovato assessore perseguitato dai giudici rossi con “avviso” per interessi privati in atti d’ufficio. Alla fine assolto con tanto di scuse pubbliche.

Un’altra volta ebbe la sventura di mettere in dubbio l’onestà di un assessore-avvocato (Salomone) e dovette, primo caso nella storia cittadina, pubblicare un quarto di pagina a pagamento con tanto di scuse per il professionista-pubblico amministratore, estese alla “moglie di Cesare”.

C’era un manipolo di “cooperatori giornalisti” che tifavano per alcune cooperative. Una, in quel di Ortovero, un giorno decise di “contabilizzare” l’uva inesistente di una defunta contadina. E altre cosucce amene da codicello penale. Un’altra, in quel di via Dalmazia d’Albenga, si trovò alle prese con bilanci che non quadravano più. Un presidente, pare, morì di crepacuore.

Ebbene, l’unico che faceva disinformazione urlata era Belfagor, ringalluzzito dalla più straordinaria compagnia di cultura teatrale teardiana. Vedeva il vero giornalismo impegnato a smascherare, mentre gli “urlatori-untori” a sminuire. Ci sono gli articoli, gli archivi che raccontano, documentano per filo e per segno. Neppure il mussolini di Arcore è riuscito a distruggerli nonostante la sua potenza di fuoco.

Conclusione della bella poesia? Se il prossimo premio di “giornalismo non schierato, non urlato”, ma a voce flebilissima come è accaduto nel caso dell’attentato delle nuove torri ingaune che volevano costruire, con nomi noti e professionisti arcinoti nel savonese…, non lo daranno ai mio protetto Antonietto Ricci, Belfagor si rivolgerà direttamente al capo redattore. Che di shampooing è un esperto. E saranno guai per i giornalisti disturbatori, senza antenne, che deragliano al punto di non accorgersi neppure in tempo di un ciclone, alla Teardo, dei “signori dieci per cento”. Ora queste cose non accadono più.

Per merito di Belfagor prima di tutto, del suo giornalismo “sensibile”, costruttivo, propositivo e in fiduciosa lista d’attesa dell’”ALBINGAUNUM 2010”.

Belfagor