versione stampabile

In via Belvedere, sulla collina San Michele, infiltrazioni nelle rocce di quarzite

Crepe nei palazzi

A Noli timori e silenzio

Conseguenze del carotaggio a percussione? Muraglioni, blocco di box e garage

Noli-  Per due palazzi, con 24 appartamenti, oltre ad un paio di palazzine, situati in via Belvedere, a ponente, sorti sulla collina di San Michele, tra gli anni ’50 e ’60, è scattato l’allarme rosso da crepe nei muri. I tecnici stanno accertando se esista una causa-effetto dovuta alla realizzazione di un progetto di box e garage interrati nell’ex area delle Ferrovie, sottostante.

Una vicenda  finora avvolta da un discreto riserbo (carta stampata e quotidiani on-line savonesi) a quanto pare per evitare interventi, magari drastici, degli organi competenti alla prevenzione. Per essere più espliciti: ordini di sgombero nei casi ritenuti più a rischio. Può darsi che il “tacere in pubblico” sia la linea giusta.

Sta di fatto che sono al lavoro un luminare-geologo di Milano al quale i condomini si sono affidati con i rispettivi amministratori. Formulando sia quesiti sulla “causa-effetto” (realizzazione e modalità esecutive), sia su possibili interventi di risanamento e messa in sicurezza definitiva, da concordare.

Senza entrare nel merito tecnico, senza stare da una parte o dall’altra, è evidente che le prime ferite alla staticità degli immobili si sono presentate in concomitanza all’esecuzione dei muri di contenimento a monte e a mare. In particolare potrebbe aver avuto un effetto “roditore” l’utilizzo nei carotaggi di un martello perforatore/ percussore detto in termini semplici. Vibrazioni eccessive?

Cerchiamo di spiegarci meglio, se ci riusciamo. Tra i “carotaggi a vite” ai fini dell’indagine geologica e quelli a “percussione”, si è scelto quest’ultimo metodo.

Nella roccia di quarzite che caratterizza la zona si sarebbero create  infiltrazioni tali che propagandosi hanno/avrebbero contribuito a depotenziare la stabilità di immobili preesistenti da decenni.

Tra le conseguenze più vistose le crepe, ben visibili, lungo le scale. Ma pure, per quel poco che trapela, in alcuni alloggi. C’è il caso di un inquilino che non riuscirebbe più ad aprire alcune finestre, conseguenza di cedimenti?

Gli immobili si trovano tra i 7 e 13 metri dai muraglioni in costruzione. Ora nell’area a rischio sono state sistemate “spie” di monitoraggio. I lavori sono fermi.

Il Comune, con la giunta Repetto, aveva ampliato, per una serie di motivazioni economiche, la possibilità di realizzare da due (concessi dalla giunta Niccoli) a tre piani interrati.

Il tutto avviene a ridosso della galleria e non lontano dall’operazione portata avanti da “Liguria 17” nell’ex fabbrica dei refrattari.  La sovrastante collina è stata interessata da costosi piani di consolidamento con la supervisione del geologo Filippi, già assessore provinciale.

Non sappiamo, invece, attraverso quali indagini idrogeologiche (nel cartello vengono indicati progettista e direttore lavori) si è proceduto al varo del “pacchetto” box e garage.  Liguria  Diacesette” non c’entra.

Chi abbia dato il consenso tecnico e chi si sia assunto la responsabilità amministrativa, alla luce di quel consenso, del placet ai carotaggi, realizzazione dei muri di contenimento, palificazioni con tubi del diametro di un metro.

Forse qualcuno potrebbe anche essere chiamato a renderne conto visto i risultati.

Ciò che, come aspetto secondario, emerge in tutta la vicenda è la preoccupazione, comprensibile, di chi abita e dei proprietari degli appartamenti sotto “osservazione” di non vedersi colpiti da un provvedimento di sgombero. Il silenzio dei media viene considerato una “medicina” terapeutica. Non è neppure un’eccezione in questo contesto. Accade anche in altre zone “martoriate” di questa provincia e dell’imperiese per quel poco che si sa.

La speranza e l’augurio è che si riesca a trovare una soluzione definitiva, in grado di offrire garanzie non provvisorie per i cittadini residenti ed altri interessati come “seconda casa”.

Riflessione finale: la strategia del “tutti zitti” è la scelta più idonea e produttiva ad una soluzione? E’ stato fatto quanto era possibile sul piano tecnico e delle conoscenze per prevenire danni, pericoli? Quali relazioni idrogeologiche sono state depositate e richieste dal Comune di Noli prima di dare il via libera a lavori di interesse pubblico, ma anche di business privato? Le alternative?

I “pareri tecnici” non sono necessariamente certezze, ma chi ha comprato, chi vive negli immobili, chi amministra la cosa pubblica, deve contare-operare-decidere sulla base di “certezze”, non può accontentarsi dei “pareri”.

Qui non è un problema di forma, di estetica, di paesaggio, di scelte urbanistiche, ma di sostanza primaria da stato di diritto. Il diritto a vivere in case non minacciate da eventi provocati dall’insipienza e dall’ingordigia umana, o se volete del denaro.

L.C.