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LE MANCATE TUTELE DEL “PALAZZOLO –

 LASCITO FARAGGIANA AD ALBISSOLA.

di Antonia Briuglia

 

Ad Albissola Marina le "suore Poverelle" di Bergamo, che dal 1973 gestivano l’Istituto Palazzolo, Casa vacanze per anziani, situato nel contesto della Villa Faraggiana ad Albissola Marina, dalla fine 2006 non ci sono più.

 

Scaduto il termine del lascito Faraggiana, che prevedeva i vincoli che legavano la loro attività all’edificio, vendettero in quattro e quattr’otto per quattro milioni e settecentomila euro l'intero immobile datato, come la villa, 1712 e cessarono la loro attività.  

La vendita favorì un personaggio albisolese, rappresentante il Gruppo Immobiliare ”la Filanda”, noto per le sue “doti” edificatorie, per le sue capacità ad accaparrarsi zone appetibili del territorio albissolese e savonese e per i suoi apparentamenti politici.

Fu favorito, di fatto, dallo stesso Comune di Albissola Marina e dalla Diocesi che pur avendo il diritto di prelazione, rinunciarono provvidenzialmente a fare proprie proposte che avrebbero potuto, se non altro, tutelare il prezioso fabbricato dal disastroso parziale smantellamento e da ipotesi speculative.

Il Comune poi col suo “creativo” piano Regolatore datato 2003, sembrò favorire gli appetiti edificatori di chi sperava in ulteriori profitti da quella zona, includendo l’edificio e il territorio che lo comprendeva , addirittura in un “distretto di trasformazione”: quelle fatidiche zone che svincolano di fatto da tutele e fastidiose conservazioni e permettono anche in questo caso eventuali edificazioni di poli alberghieri- culturali e molto più credibilmente residenziali.

Insomma quelle zone dove tutto può essere possibile anche in barba ad un piano Paesistico che avrebbe destinato la zona a parco urbano o peggio ancora in barba alle disposizioni del Testo Unico 27/12/99 dei Beni Culturali che vede tutta la villa Faraggiana, la Torre e tutta la zona di rispetto rigidamente vincolati .

A quel tempo ci si chiese quale fosse stato il ruolo della Sovrintendenza e come avesse potuto tacere sulla vicenda, considerati i pregi storici e paesaggistici del luogo?

Come non si sia opposta a previsioni di Piano così permissive e lesive delle disposizioni di legge a difesa dell’edificio e di quanto in esso contenuto?

Non si seppe più nulla, anche se è sempre più chiaro che qualcosa deve essere successo, perché oggi più di 1000 metri quadrati di edificio e altrettanti ettari di terreno giacciono ancora stranamente inutilizzati.

Qualcosa deve essere successo perché, in recenti articoli di quotidiani locali, si parla di dubbi sull’attuale destinazione d’uso e improvvisamente compare la notizia che il lascito Faraggiana contiene una parte che resta ferma, quella che  “vincola una porzione dell’edificio alle persone indigenti”.

Qualcosa deve essere successo perché quello che oggi viene chiamato “il diritto di prelazione sull’acquisto della Filanda di Scaramuzzino, venga ceduto all’imprenditore cairese gestore ad Albissola del servizio di metano”.

Qualcosa deve essere successo perchè oggi si sostiene che la vendita deve essere autorizzata dalla Sovrintendenza.

Qualcosa sarà sicuramente successo.

         
 

                           Immagini della Cappella del Palazzolo cliccate sulle foto per ingrandirle

     

Ma io mi chiedo allora a quale titolo e chi ha provveduto a smantellare, con opere di demolizione vere e proprie, la Cappella del Palazzolo spogliandola di tutto quello che conteneva?

A quale titolo e con che diritto pezzi della Cappella siano andati alla Curia savonese e chi questo l’abbia deciso, se è vero che l’acquisto da parte della Filanda non c’è mai stato?

Come si sia potuto permettere di eseguire opere di demolizioni all’interno di un edificio tutelato, solo con un diritto di prelazione all’acquisto e senza l’autorizzazione della Sovrintendenza?

Come abbia potuto l’Amministrazione comunale uscente astenersi dal vigilare su un bene storico e artistico contenuto al suo interno e, ora, irrimediabilmente perduto: la CAPPELLA interna al Palazzolo, completamente allestita con numerose opere in ceramica e vetrate dallo scultore Eliseo Salino?

L’attuale Amministrazione non potrà rimediare i danni compiuti nei confronti del bene artistico distrutto, d’altronde nessuno si appellò neanche dall’opposizione perché ciò non accadesse, ma potrà cambiare atteggiamento verso il patrimonio ancora da tutelare.

E’ compito dell’Amministrazione attuale fare in modo che l’edificio e il territorio che lo comprende sia vincolato alle destinazioni d’uso previste dal PTCP, che non diventino oggetto di appetiti speculativi e ulteriori inutili scempi cementificatori.

E’ compito dell’Amministrazione far valere la propria competenza sul territorio, preservandolo, non svendendolo a privati, ma tutelandolo come bene della collettività perché “non sapere conservare” è sinonimo di degrado e declino culturale.

                                                              

Le recenti notizie sono tratte dall’articolo della Stampa del 6/10/09

                           

 

ANTONIA BRIUGLIA

 

Disegno di Serena Salino