Lettera aperta al cardinale
Ruini,
presidente della
Cei sulla “questione morale”
<Lei vescovo taciuturno, io prete
tra Romano Prodi e Berlusconi>
<Avevamo un presidente del consiglio integerrimo, oggi è il trionfo
dell’immoralità>
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Ho letto la sua prolusione
alla 59a assemblea generale della
Cei (24-29 maggio 2009) e anche la sua conferenza stampa del
29 maggio 2009. Mi ha colpito la delicatezza,
quasi il fastidio con cui ha trattato - o meglio
non ha trattato - la questione morale (o
immorale?) che investe il nostro Paese a causa
dei comportamenti del presidente del consiglio,
ormai dimostrati in modo inequivocabile:
frequentazione abituale di minorenni, spergiuro
sui figli, uso della falsità come strumento di
governo, pianificazione della bugia sui mass
media sotto controllo, calunnia come lotta
politica.
Lei e il segretario della
Cei
avete stemperato le parole
fino a diluirle in brodino bevibile anche dalle
novizie di un convento. Eppure le accuse sono
gravi e le fonti certe: la moglie accusa
pubblicamente il marito presidente del consiglio
di «frequentare minorenni», dichiara che deve
essere trattato «come un malato», lo descrive
come il «drago al quale vanno offerte vergini in
sacrificio». Le interviste pubblicate da un solo
(sic!) quotidiano italiano nel deserto
dell’omertà di tutti gli altri e da quasi tutta
la stampa estera, hanno confermato, oltre ogni
dubbio, che il presidente del consiglio ha
mentito spudoratamente alla Nazione e continua a
mentire sui suoi processi giudiziari,
sull’inazione del suo governo e sulla sua
pedofilia. Una sentenza di tribunale di 1° grado
ha certificato che egli è corruttore di
testimoni chiamati in giudizio e usa la bugia
come strumento ordinario di vita e di governo.
Eppure si fa vanto della morale cattolica:
Dio, Patria, Famiglia. In una tv compiacente ha trasformato
in suo privato in un affaire pubblico per
utilizzarlo a scopi elettorali, senza alcun
ritegno etico e istituzionale.
Lei, sig. Cardinale,
presenta il magistero dei vescovi (e del papa)
come garante della Morale, centrata sulla
persona e sui valori della famiglia, eppure né
lei né i vescovi avete detto una parola
inequivocabile su un uomo, capo del governo, che
ha portato il nostro popolo al livello più basso
del degrado morale, valorizzando gli istinti di
seduzione, di forza/furbizia e di egoismo
individuale. I vescovi assistono allo sfacelo
morale del Paese ciechi e muti, afoni, sepolti
in una cortina di incenso che impedisce loro di
vedere la «verità» che è la nuda «realtà». Il
vostro atteggiamento è recidivo perché avete
usato lo stesso innocuo linguaggio con i
respingimenti degli immigrati in violazione di
tutti i dettami del diritto e dell’Etica e della
Dottrina sociale della Chiesa cattolica, con cui
il governo è solito fare i gargarismi a vostro
compiacimento e per vostra presa in giro. Avete
fatto il diavolo a quattro contro le convivenze
(Dico) e le tutele annesse, avete fatto fallire
un referendum in nome dei supremi «principi non
negoziabili» e ora non avete altro da dire se
non che le vostre paroline sono «per tutti»,
cioè per nessuno. Il popolo credente e diversamente credente si divide in due categorie: i disorientati e i rassegnati. I primi non capiscono perché non avete lesinato bacchettate all’integerrimo e cattolico praticante, Prof. Romano Prodi, mentre assolvete ogni immoralità di Berlusconi. Non date forse un’assoluzione previa, quando vi sforzate di precisare che in campo etico voi «parlate per tutti»? Questa espressione vuota vi permette di non nominare individualmente alcuno e di salvare la capra della morale generica (cioè l’immoralità) e i cavoli degli interessi cospicui in cui siete coinvolti: nella stessa intervista lei ha avanzato la richiesta di maggiori finanziamenti per le scuole private, ponendo da sé in relazione i due fatti. E’ forse un avvertimento che se non arrivano i finanziamenti, voi siete già pronti a scaricare il governo e l’attuale maggioranza che sta in piedi in forza del voto dei cattolici atei? Molti cominciano a lasciare la Chiesa e a devolvere l’8xmille ad altre confessioni religiose: lei sicuramente sa che le offerte alla Chiesa cattolica continuano a diminuire; deve, però, sapere che è una conseguenza diretta dell’inesistente magistero della Cei che ha mutato la profezia in diplomazia e la verità in servilismo.
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Agli occhi della nostra gente voi, vescovi
taciturni,
siete corresponsabili e complici, sia che
tacciate sia che, ancora più grave, tentiate di
sminuire la portata delle responsabilità
personali. Il popolo ha codificato questo reato
con il detto: è tanto ladro chi ruba quanto chi
para il sacco. Perché parate il sacco a
Berlusconi e alla sua sconcia
maggioranza? Perché non alzate la voce per dire
che il nostro popolo è un popolo drogato dalla
tv, al 50% di proprietà personale e per l’altro
50% sotto l’influenza diretta del presidente del
consiglio? Perché non dite una parola sul
conflitto d’interessi che sta schiacciando la
legalità e i fondamentali etici del nostro
Paese? Perché continuate a fornicare con un uomo
immorale che predica i valori cattolici della
famiglia e poi divorzia, si risposa, divorzia
ancora e si circonda di minorenni per sollazzare
la sua senile svirilità? Perché non dite che con
uomini simili non avete nulla da spartire come
credenti, come pastori e come garanti della
morale cattolica? Perché non lo avete
sconfessato quando ha respinto gli immigrati,
consegnandoli a morte certa? Non è lo stesso
uomo che ha fatto un decreto per salvare ad ogni
costo la vita vegetale di
Eluana Englaro? Non siete voi gli
stessi che difendete la vita «dal suo sorgere
fino al suo concludersi naturale»? La vita dei
neri vale meno di quella di una bianca? Fino a
questo punto siete stati contaminati dall’eresia
della Lega e del
berlusconismo? Perché non dite che i
cattolici che lo sostengono in qualsiasi modo,
sono corresponsabili e complici dei suoi delitti
che anche l’etica naturale condanna? Come sono
lontani i tempi di
Sant’Ambrogio
che nel 390 impedì a
Teodosio di entrare nel duomo di
Milano perché «anche l’imperatore é
nella Chiesa, non al disopra della Chiesa». Voi
onorate un vitello d’oro.
Io e, mi creda, molti altri credenti pensiamo
che lei e i vescovi avete perduto la vostra
autorità e avete rinnegato il vostro magistero
perché agite per interesse e non per verità. Per
opportunismo, non per vangelo. Un governo
dissipatore e una maggioranza, schiavi di un
padrone che dispone di ingenti capitali
provenienti da «mammona iniquitatis», si è reso
disposto a saldarvi qualsiasi richiesta
economica in base al principio che ogni uomo e
istituzione hanno il loro prezzo. La promessa
prevede il vostro silenzio che - è il caso di
dirlo - è un silenzio d’oro? Quando il vostro
silenzio non regge l’evidenza dell’ignominia dei
fatti, voi, da esperti, pesate le parole e
parlate a suocera perché nuora intenda, ma senza
disturbarla troppo: «troncare, sopire ...
sopire, troncare».
Sig. Cardinale, ricorda il conte zio dei
Promessi Sposi?
«Veda vostra paternità; son cose, come io le
dicevo, da finirsi tra di noi, da seppellirsi
qui, cose che a rimestarle troppo ... si fa
peggio. Lei sa cosa segue: quest’urti, queste
picche, principiano talvolta da una bagattella,
e vanno avanti, vanno avanti... A voler trovarne
il fondo, o non se ne viene a capo, o vengon
fuori cent’altri imbrogli. Sopire, troncare,
padre molto reverendo: troncare, sopire» (A.
Manzoni, Promessi Sposi, cap. IX). Dobbiamo
pensare che le accuse di pedofilia al presidente
del consiglio e le bugie provate al Paese siano
una «bagatella» per il cui perdono bastano
«cinque Pater, Ave e Gloria»? La situazione è
stata descritta in modo feroce e offensivo per
voi dall’ex presidente della Repubblica,
Francesco
Cossiga, che voi non avete smentito:
«Alla Chiesa molto importa dei comportamenti
privati. Ma tra un devoto monogamo [leggi:
Prodi] che contesta certe sue direttive e uno
sciupa femmine che invece dà una mano concreta,
la Chiesa dice bravo allo sciupa femmine.
Ecclesia casta et meretrix» (La
Stampa, 8-5-2009).
Mi permetta di richiamare alla sua memoria,
un passo di un Padre della Chiesa, l’integerrimo
sant’Ilario
di Poitier, che già nel sec. IV
metteva in guardia dalle lusinghe e dai regali
dell’imperatore
Costanzo, il
Berlusconi
cesarista di turno: «Noi non abbiamo più un
imperatore anticristiano che ci perseguita, ma
dobbiamo lottare contro un persecutore ancora
più insidioso, un nemico che lusinga; non ci
flagella la schiena ma ci accarezza il ventre;
non ci confisca i beni (dandoci così la vita),
ma ci arricchisce per darci la morte; non ci
spinge verso la libertà mettendoci in carcere,
ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci
nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende
possesso del cuore; non ci taglia la testa con
la spada, ma ci uccide l’anima con il denaro»
(Ilario di Poitiers, Contro l’imperatore
Costanzo 5).
Egregio sig. Cardinale, in nome di quel Dio
che lei dice di rappresentare, ci dia un saggio
di profezia, un sussurro di vangelo, un lampo
estivo di coerenza di fede e di credibilità. Se
non può farlo il 50% di pertinenza del
presidente della
Cei «per interessi superiori», lo faccia almeno il 50% di
competenza del vescovo di una città dove tanta,
tantissima gente si sta allontanando dalla vita
della Chiesa a motivo della morale elastica dei
vescovi italiani, basata sul principio di
opportunismo che è la negazione della verità e
del tessuto connettivo della convivenza civile.
Lei ha parlato di «emergenza educativa»
che è anche il tema proposto per il prossimo
decennio e si è lamentato dei «modelli negativi
della tv». Suppongo che lei sappia che le tv non
nascono sotto l’arco di Tito, ma hanno un
proprietario che è capo del governo e nella
duplice veste condiziona programmi, pubblicità,
economia, modelli e stili di vita, etica e
comportamenti dei giovani ai quali non sa
offrire altro che la prospettiva del «velinismo»
o in subordine di parlamentare alle dirette
dipendenze del capo che elargisce posti al
parlamento come premi di fedeltà a chi si
dimostra più servizievole, specialmente se
donne. Dicono le cronache che il sultano abbia
gongolato di fronte alla sua reazione perché
temeva peggio e, se lo dice lui che è un
esperto, possiamo credergli. Ora con la
benedizione del vostro solletico, può continuare
nella sua lasciva intraprendenza e nella tratta
delle minorenni da immolare sull’altare del
tempio del suo narcisismo paranoico, a beneficio
del paese di
Berlusconistan, come la stampa inglese
ha definito l’Italia.
Egregio sig. Cardinale,
possiamo sperare ancora che i vescovi esercitino
il servizio della loro autorità con
autorevolezza, senza alchimie a copertura dei
ricchi potenti e a danno della limpidezza delle
verità come insegna
Giovanni Battista che all’Erode di turno grida senza paura per la sua stessa vita: «Non
licet»? Al Precursore la sua parola di condanna
costò la vita, mentre a voi il vostro «tacere»
porta fortuna.
In attesa di un suo
riscontro porgo distinti saluti.
Genova 31 maggio 2009
Paolo Farinella, prete
* Don Paolo Farinella lauree in Teologia Biblica
e Scienze Bibliche e Archeologiche. Ha studiato
lingue orientali all’Università di Gerusalemme:
ebraico, aramaico, greco. I suoi ultimi libri: ”
Bibbia, parole, segreti, misteri ” e ” Ritorno
all’antica Messa “, sempre editore Gabrielli -
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