TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni
Lettera aperta al cardinale
Ruini,
presidente della Cei
sulla “questione morale”
<Lei vescovo taciuturno, io prete
tra Romano Prodi e Berlusconi>
<Avevamo un presidente del consiglio
integerrimo, oggi è il trionfo dell’immoralità>
Egregio sig. Cardinale,
viviamo
nella stessa città e apparteniamo alla stessa Chiesa: lei
vescovo, io prete. Lei è anche capo dei vescovi italiani,
dividendosi al 50% tra Genova e Roma. A Genova si dice
che lei è poco presente alla vita della diocesi e probabilmente
a Roma diranno lo stesso in senso inverso. E’ il destino dei
commessi viaggiatori e dei cardinali a percentuale. Con questo
documento pubblico, mi rivolgo al 50% del cardinale che fa il
Presidente della Cei, ma anche al 50% del cardinale che
fa il vescovo di Genova perché le scelte del primo
interessano per caduta diretta il popolo della sua città. Ho letto
la sua prolusione alla 59a assemblea generale della Cei
(24-29 maggio 2009) e anche la sua conferenza stampa del 29
maggio 2009. Mi ha colpito la delicatezza, quasi il fastidio con
cui ha trattato - o meglio non ha trattato - la questione morale
(o immorale?) che investe il nostro Paese a causa dei
comportamenti del presidente del consiglio, ormai dimostrati in
modo inequivocabile: frequentazione abituale di minorenni,
spergiuro sui figli, uso della falsità come strumento di
governo, pianificazione della bugia sui mass media sotto
controllo, calunnia come lotta politica. Lei e il
segretario della Cei
avete stemperato le parole fino a diluirle
in brodino bevibile anche dalle novizie di un convento. Eppure
le accuse sono gravi e le fonti certe: la moglie accusa
pubblicamente il marito presidente del consiglio di «frequentare
minorenni», dichiara che deve essere trattato «come un malato»,
lo descrive come il «drago al quale vanno offerte vergini in
sacrificio». Le interviste pubblicate da un solo (sic!)
quotidiano italiano nel deserto dell’omertà di tutti gli altri e
da quasi tutta la stampa estera, hanno confermato, oltre ogni
dubbio, che il presidente del consiglio ha mentito
spudoratamente alla Nazione e continua a mentire sui suoi
processi giudiziari, sull’inazione del suo governo e sulla sua
pedofilia. Una sentenza di tribunale di 1° grado ha certificato
che egli è corruttore di testimoni chiamati in giudizio e usa la
bugia come strumento ordinario di vita e di governo. Eppure si
fa vanto della morale cattolica: Dio, Patria, Famiglia.
In una tv compiacente ha trasformato in suo privato in un
affaire pubblico per utilizzarlo a scopi elettorali, senza alcun
ritegno etico e istituzionale. Lei,
sig. Cardinale, presenta il
magistero dei vescovi (e del papa) come garante della Morale,
centrata sulla persona e sui valori della famiglia, eppure né
lei né i vescovi avete detto una parola inequivocabile su un
uomo, capo del governo, che ha portato il nostro popolo al
livello più basso del degrado morale, valorizzando gli istinti
di seduzione, di forza/furbizia e di egoismo individuale. I
vescovi assistono allo sfacelo morale del Paese ciechi e muti,
afoni, sepolti in una cortina di incenso che impedisce loro di
vedere la «verità» che è la nuda «realtà». Il vostro
atteggiamento è recidivo perché avete usato lo stesso innocuo
linguaggio con i respingimenti degli immigrati in violazione di
tutti i dettami del diritto e dell’Etica e della Dottrina
sociale della Chiesa cattolica, con cui il governo è solito fare
i gargarismi a vostro compiacimento e per vostra presa in giro.
Avete fatto il diavolo a quattro contro le convivenze (Dico) e
le tutele annesse, avete fatto fallire un referendum in nome dei
supremi «principi non negoziabili» e ora non avete altro da dire
se non che le vostre paroline sono «per tutti», cioè per
nessuno. Il
popolo credente e diversamente
credente si divide in due categorie: i disorientati e i
rassegnati. I primi non capiscono perché non avete lesinato
bacchettate all’integerrimo e cattolico praticante, Prof.
Romano Prodi, mentre assolvete ogni immoralità di
Berlusconi. Non date forse un’assoluzione previa, quando vi
sforzate di precisare che in campo etico voi «parlate per
tutti»? Questa espressione vuota vi permette di non nominare
individualmente alcuno e di salvare la capra della morale
generica (cioè l’immoralità) e i cavoli degli interessi cospicui
in cui siete coinvolti: nella stessa intervista lei ha avanzato
la richiesta di maggiori finanziamenti per le scuole private,
ponendo da sé in relazione i due fatti. E’ forse un avvertimento
che se non arrivano i finanziamenti, voi siete già pronti a
scaricare il governo e l’attuale maggioranza che sta in piedi in
forza del voto dei cattolici atei? Molti cominciano a lasciare
la Chiesa e a devolvere l’8xmille ad altre confessioni
religiose: lei sicuramente sa che le offerte alla Chiesa
cattolica continuano a diminuire; deve, però, sapere che è una
conseguenza diretta dell’inesistente magistero della Cei che ha
mutato la profezia in diplomazia e la verità in servilismo. I
cattolici rassegnati stanno ancora
peggio perché concludono che se i vescovi non condannano
Berlusconi e il berlusconismo, significa che non è grave e
passano sopra all’accusa di pedofilia, stili di vita sessuale
con harem incorporato, metodo di governo fondato sulla falsità,
sulla bugia e sull’odio dell’avversario pur di vincere a tutti i
costi. I cattolici lo votano e le donne cattoliche stravedono
per un modello di corruttela, le cui tv e giornali senza
scrupoli deformano moralmente il nostro popolo con «modelli
televisivi» ignobili, rissosi e immorali. Agli
occhi della nostra gente voi, vescovi taciturni,
siete corresponsabili e complici, sia che tacciate sia che,
ancora più grave, tentiate di sminuire la portata delle
responsabilità personali. Il popolo ha codificato questo reato
con il detto: è tanto ladro chi ruba quanto chi para il sacco.
Perché parate il sacco a Berlusconi e alla sua sconcia
maggioranza? Perché non alzate la voce per dire che il nostro
popolo è un popolo drogato dalla tv, al 50% di proprietà
personale e per l’altro 50% sotto l’influenza diretta del
presidente del consiglio? Perché non dite una parola sul
conflitto d’interessi che sta schiacciando la legalità e i
fondamentali etici del nostro Paese? Perché continuate a
fornicare con un uomo immorale che predica i valori cattolici
della famiglia e poi divorzia, si risposa, divorzia ancora e si
circonda di minorenni per sollazzare la sua senile svirilità?
Perché non dite che con uomini simili non avete nulla da
spartire come credenti, come pastori e come garanti della morale
cattolica? Perché non lo avete sconfessato quando ha respinto
gli immigrati, consegnandoli a morte certa? Non è lo stesso uomo
che ha fatto un decreto per salvare ad ogni costo la vita
vegetale di Eluana Englaro? Non siete voi gli stessi che
difendete la vita «dal suo sorgere fino al suo concludersi
naturale»? La vita dei neri vale meno di quella di una bianca?
Fino a questo punto siete stati contaminati dall’eresia della
Lega e del berlusconismo? Perché non dite che i cattolici
che lo sostengono in qualsiasi modo, sono corresponsabili e
complici dei suoi delitti che anche l’etica naturale condanna?
Come sono lontani i tempi di Sant’Ambrogio che nel 390
impedì a Teodosio di entrare nel duomo di Milano
perché «anche l’imperatore é nella Chiesa, non al disopra della
Chiesa». Voi onorate un vitello d’oro. Io e, mi
creda, molti altri credenti pensiamo
che lei e i vescovi avete perduto la vostra autorità e avete
rinnegato il vostro magistero perché agite per interesse e non
per verità. Per opportunismo, non per vangelo. Un governo
dissipatore e una maggioranza, schiavi di un padrone che dispone
di ingenti capitali provenienti da «mammona iniquitatis», si è
reso disposto a saldarvi qualsiasi richiesta economica in base
al principio che ogni uomo e istituzione hanno il loro prezzo.
La promessa prevede il vostro silenzio che - è il caso di dirlo
- è un silenzio d’oro? Quando il vostro silenzio non regge
l’evidenza dell’ignominia dei fatti, voi, da esperti, pesate le
parole e parlate a suocera perché nuora intenda, ma senza
disturbarla troppo: «troncare, sopire ... sopire, troncare». Sig.
Cardinale, ricorda il conte zio dei
Promessi Sposi?
«Veda vostra paternità; son cose, come io le dicevo, da finirsi
tra di noi, da seppellirsi qui, cose che a rimestarle troppo ...
si fa peggio. Lei sa cosa segue: quest’urti, queste picche,
principiano talvolta da una bagattella, e vanno avanti, vanno
avanti... A voler trovarne il fondo, o non se ne viene a capo, o
vengon fuori cent’altri imbrogli. Sopire, troncare, padre molto
reverendo: troncare, sopire» (A. Manzoni, Promessi Sposi, cap.
IX). Dobbiamo pensare che le accuse di pedofilia al presidente
del consiglio e le bugie provate al Paese siano una «bagatella»
per il cui perdono bastano «cinque Pater, Ave e Gloria»? La
situazione è stata descritta in modo feroce e offensivo per voi
dall’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga,
che voi non avete smentito: «Alla Chiesa molto importa dei
comportamenti privati. Ma tra un devoto monogamo [leggi: Prodi]
che contesta certe sue direttive e uno sciupa femmine che invece
dà una mano concreta, la Chiesa dice bravo allo sciupa femmine.
Ecclesia casta et meretrix» (La Stampa, 8-5-2009). Mi
permetta di richiamare alla sua memoria,
un passo di un Padre della Chiesa, l’integerrimo sant’Ilario
di Poitier, che già nel sec. IV metteva in guardia dalle
lusinghe e dai regali dell’imperatore Costanzo, il
Berlusconi cesarista di turno: «Noi non abbiamo più un
imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare
contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che
lusinga; non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre;
non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce
per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in
carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel
palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore;
non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l’anima con il
denaro» (Ilario di Poitiers, Contro l’imperatore Costanzo 5). Egregio
sig. Cardinale, in nome di quel Dio
che lei dice di rappresentare, ci dia un saggio di profezia, un
sussurro di vangelo, un lampo estivo di coerenza di fede e di
credibilità. Se non può farlo il 50% di pertinenza del
presidente della Cei «per interessi superiori», lo faccia
almeno il 50% di competenza del vescovo di una città dove tanta,
tantissima gente si sta allontanando dalla vita della Chiesa a
motivo della morale elastica dei vescovi italiani, basata sul
principio di opportunismo che è la negazione della verità e del
tessuto connettivo della convivenza civile. Lei ha
parlato di «emergenza educativa»
che è anche il tema proposto per il prossimo decennio e si è
lamentato dei «modelli negativi della tv». Suppongo che lei
sappia che le tv non nascono sotto l’arco di Tito, ma hanno un
proprietario che è capo del governo e nella duplice veste
condiziona programmi, pubblicità, economia, modelli e stili di
vita, etica e comportamenti dei giovani ai quali non sa offrire
altro che la prospettiva del «velinismo» o in subordine di
parlamentare alle dirette dipendenze del capo che elargisce
posti al parlamento come premi di fedeltà a chi si dimostra più
servizievole, specialmente se donne. Dicono le cronache che il
sultano abbia gongolato di fronte alla sua reazione perché
temeva peggio e, se lo dice lui che è un esperto, possiamo
credergli. Ora con la benedizione del vostro solletico, può
continuare nella sua lasciva intraprendenza e nella tratta delle
minorenni da immolare sull’altare del tempio del suo narcisismo
paranoico, a beneficio del paese di Berlusconistan, come
la stampa inglese ha definito l’Italia. Egregio
sig. Cardinale, possiamo sperare
ancora che i vescovi esercitino il servizio della loro autorità
con autorevolezza, senza alchimie a copertura dei ricchi potenti
e a danno della limpidezza delle verità come insegna Giovanni
Battista che all’Erode di turno grida senza paura per
la sua stessa vita: «Non licet»? Al Precursore la sua parola di
condanna costò la vita, mentre a voi il vostro «tacere» porta
fortuna. In attesa di un suo
riscontro porgo distinti saluti. Genova 31 maggio 2009 Paolo
Farinella, prete * Don
Paolo Farinella lauree in Teologia Biblica e Scienze Bibliche e
Archeologiche. Ha studiato lingue orientali all’Università di
Gerusalemme: ebraico, aramaico, greco. I suoi ultimi libri: ”
Bibbia, parole, segreti, misteri ” e ” Ritorno all’antica Messa
“, sempre editore Gabrielli -
|