![]() versione stampabile IL BELLO DELLA DEMOCRAZIA
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Su Trucioli di due domeniche fa indicavo
pubblicamente a Confesercenti e Confcommercio la causa prima dei guai nei
quali si dibattono i loro iscritti, esortandole ad organizzare un pubblico
dibattito per approfondire il tema, chiamando in causa, se mai ne avessero
la tempra, anche dirigenti bancari della nostra provincia. |
Gli organi di stampa, e così tutte le associazioni di
categoria, siano esse di commercianti, artigiani, industriali etc.,
danno immediato riscontro a qualsiasi idea, magari strampalata, che
improvvisi un parlamentare mentre sta per salire in auto davanti a torme
di cronisti; registrano qualsiasi minchiata, purché provenga dai
vertici, disdegnando critiche e/o proposte provenienti da piccoli
gruppi, a prescindere dalla loro sensatezza. Non si abbassano a tanto.
La qualità di un’idea è apprezzata quante più bocche la espongono. Peccato che decisioni
fondamentali per la vita dell’intera nazione siano state prese senza
nessuna consultazione quando i numeri facevano paura. Meglio scansarli.
Dove Ha detto bene Bossi che la gente di economia capisce
poco o nulla. Anche perché così si preferisce che sia, onde evitare che
scopra a quale truffa siamo soggetti da secoli. Dunque, se la massa è
“allergica” ad un’economia resa astratta per evitarne la comprensione,
perché dovrebbe richiedersene il consenso? Ci si sforza già dalla
scuola, dall’Università, di proiettare dell’economia una visione che non
arrechi disturbo al manovratore, ossia al sistema bancario. E a
complicarla affinché rimanga una dotta materia, come il latino di don
Abbondio, riservata a pochi chierici; quando invece i suoi fondamenti
sarebbero accessibili ai più, come constato quando ne parlo in pubblici
incontri, l’ultimo (“Come creare denaro dal nulla”) tenuto nel Comune di
Loano giovedì 12 u. s. davanti ad un attento uditorio. Del resto, avevo già avuto modo di vedere come
l’argomento banche terrorizzi chiunque sia di contorno al Palazzo, con
ciò dimostrando una piaggeria senza limiti. Vista l’estrema gravità
dell’attuale crisi, tuttavia, pensavo che, se qualcuno ne avesse
additato le principali cause, sarebbe stato degnato di un minimo di
attenzione. Mi sbagliavo. Evidentemente, sono tutti legati alla consegna
del silenzio, ben aggettivato da Di Pietro in un controverso e recente
discorso a difesa delle vittime di mafia. E allora non posso far altro che ripetere che, se non
si arriva alla radice del male, e cioè al meccanismo di generazione di
denaro privato a debito e ad interesse, non si uscirà mai dal giogo che
i banchieri hanno messo sul collo di tutti, con velocità accelerata dal
1992, anno del summenzionato Trattato di Maastricht. Certo, questa è una
piccola tribuna. Ma il messaggio che da qui si invia alle suddette
confederazioni, al CNA, ai vari sindacati, alla Confindustria e a tutti
quanti pretendono di difendere i propri paganti associati (incluse le
associazioni dei consumatori), è che, se non si metterà mano ad una
riforma che strappi di forza la sovranità monetaria alle banche private
e la consegni allo Stato, come del resto prevede |
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Il nostro discorso non è così lontano da quello del Ministro dell’Economia.* Perché non lo si vuole affrontare? Perché si è più realisti del re? Ritenete che la diagnosi sia errata? Allora perché
non accettate un pubblico confronto? Solo perché parte da un piccolo
sito Internet e non volete dargli importanza; o perché temete di passare
da grazia a disgrazia presso i potenti? Continuate pure a non rispondere, a tacere, come si fa con chi si commisera. Forse siete in buona fede e ritenete che queste siano le parole di un singolo pervaso da sindrome bancaria. Ma forse verranno riesumate quando ciò che denunciano si sarà fatta strada, non grazie ai media taciturni, ma a causa dei progressivi dissesti che la creazione fasulla ed esentasse di moneta a interesse composto provocherà nella società, ben più di quanto avvenuto sinora. Se non voi, sarà l’inesorabile forza delle cose a parlare, ma fuori tempo massimo, in vostra vece. |
Succede sempre
così, quando lo stress di un sistema ne determina il repentino
passaggio a un regime di caos, secondo leggi vigenti non solo in
economia, ma anche in fisica. I crolli economico-finanziari, così
come quelli ambientali, si sono succeduti nei secoli, proprio per
l’accumulo di stress generato nell’umano inseguimento di quella fata
morgana che è la “stabilità”, ossia la lotta per il mantenimento di
ciò che si è conseguito: un impero, un trono, una posizione di
monopolio. La storia insegna che non c’è espediente cui chi ha
raggiunto il potere non ricorra pur di conservarlo, con la
connivenza di coloro che ne condividono le briciole. * Apprendo oggi delle invettive del PD, per bocca
di Franceschini, contro Tremonti, che, visti i precedenti, non si
fida di Draghi e Bankitalia, e vuole affidare ai prefetti il
controllo sull’uso dei Tremonti-bonds. Franceschini, spalleggiato da
Dalema, invoca addirittura il ripristino delle limitazioni ai
pagamenti in contanti; nonché l’intensificazione della lotta
all’evasione, dimenticando quanto evadano “legalmente” le banche,
apponendo a passivo i mutui erogati, proprio per non pagarci le
tasse. Con ciò, il PD conferma di esser rimasto quello che era il
governo Prodi: più che un partito, una giunta bancaria. E
Franceschini continua sulla stessa linea suicida, intimando di
“lasciar stare Bankitalia”! Berlusconi non poteva immaginare alleati
migliori per restare al timone altri 10 anni. Marco Giacinto Pellifroni
14 marzo 2009
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