TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni
IL BELLO DELLA DEMOCRAZIA
Su Trucioli di
due domeniche fa indicavo pubblicamente a Confesercenti e Confcomercio la
causa prima dei guai nei quali si dibattono i loro iscritti, esortandole ad
organizzare un pubblico dibattito per approfondire il tema, chiamando in
causa, se mai ne avessero la tempra, anche dirigenti bancari della nostra
provincia.
Ho peccato di
ingenuità, lo confesso. Non avevo messo in conto che siamo in democrazia; e
che quindi l’importanza che il potere o i gruppi ad esso ancillari danno
alle istanze provenienti dai piani bassi è proporzionale al numero di chi le
propugna, non già alla loro qualità. Per ottenere ascolto bisogna avere la
forza del numero, dei voti. Gli organi di stampa, e così tutte le
associazioni di categoria, siano esse di commercianti, artigiani,
industriali etc., danno immediato riscontro a qualsiasi idea, magari
strampalata, che improvvisi un parlamentare mentre sta per salire in auto
davanti a torme di cronisti; registrano qualsiasi minchiata, purché provenga
dai vertici, disdegnando critiche e/o proposte provenienti da piccoli
gruppi, a prescindere dalla loro sensatezza. Non si abbassano a tanto. La
qualità di un’idea è apprezzata quante più bocche la espongono.
Peccato che
decisioni fondamentali per la vita dell’intera nazione siano state prese
senza nessuna consultazione quando i numeri facevano paura. Meglio
scansarli. Dove
Ha detto bene
Bossi che la gente di economia capisce poco o nulla. Anche perché così si
preferisce che sia, onde evitare che scopra a quale truffa siamo soggetti da
secoli. Dunque, se la massa è “allergica” ad un’economia resa astratta per
evitarne la comprensione, perché dovrebbe richiedersene il consenso? Ci si
sforza già dalla scuola, dall’Università, di proiettare dell’economia una
visione che non arrechi disturbo al manovratore, ossia al sistema bancario.
E a complicarla affinché rimanga una dotta materia, come il latino di don
Abbondio, riservata a pochi chierici; quando invece i suoi fondamenti
sarebbero accessibili ai più, come constato quando ne parlo in pubblici
incontri, l’ultimo (“Come creare denaro dal nulla”) tenuto nel Comune di
Loano giovedì 12 u. s. davanti ad un attento uditorio.
Del resto, avevo
già avuto modo di vedere come l’argomento banche terrorizzi chiunque sia di
contorno al Palazzo, con ciò dimostrando una piaggeria senza limiti. Vista
l’estrema gravità dell’attuale crisi, tuttavia, pensavo che, se qualcuno ne
avesse additato le principali cause, sarebbe stato degnato di un minimo di
attenzione. Mi sbagliavo. Evidentemente, sono tutti legati alla consegna del
silenzio, ben aggettivato da Di Pietro in un controverso e recente discorso
a difesa delle vittime di mafia.
E allora non
posso far altro che ripetere che, se non si arriva alla radice del male, e
cioè al meccanismo di generazione di denaro privato a debito e ad interesse,
non si uscirà mai dal giogo che i banchieri hanno messo sul collo di tutti,
con velocità accelerata dal 1992, anno del summenzionato Trattato di
Maastricht.
Certo, questa è
una piccola tribuna. Ma il messaggio che da qui si invia alle suddette
confederazioni, al CNA, ai vari sindacati, alla Confindustria e a tutti
quanti pretendono di difendere i propri paganti associati (incluse le
associazioni dei consumatori), è che, se non si metterà mano ad una riforma
che strappi di forza la sovranità monetaria alle banche private e la
consegni allo Stato, come del resto prevede
Ritenete che la
diagnosi sia errata? Allora perché non accettate un pubblico confronto? Solo
perché parte da un piccolo sito Internet e non volete dargli importanza; o
perché temete di passare da grazia a disgrazia presso i potenti?
Continuate pure a
non rispondere, a tacere, come si fa con chi si commisera. Forse siete in
buona fede e ritenete che queste siano le parole di un singolo pervaso da
sindrome bancaria. Ma forse verranno
riesumate quando ciò che denunciano si sarà fatta strada, non grazie ai
media taciturni, ma a causa dei progressivi dissesti che la creazione
fasulla ed esentasse di moneta a interesse composto provocherà nella
società, ben più di quanto avvenuto sinora. Se non voi, sarà l’inesorabile
forza delle cose a parlare, ma fuori tempo massimo, in vostra vece.
Succede sempre
così, quando lo stress di un sistema ne determina il repentino passaggio a
un regime di caos, secondo leggi vigenti non solo in economia, ma anche in
fisica. I crolli economico-finanziari, così come quelli ambientali, si sono
succeduti nei secoli, proprio per l’accumulo di stress generato nell’umano
inseguimento di quella fata morgana che è la “stabilità”, ossia la lotta per
il mantenimento di ciò che si è conseguito: un impero, un trono, una
posizione di monopolio. La storia insegna che non c’è espediente cui chi ha
raggiunto il potere non ricorra pur di conservarlo, con la connivenza di
coloro che ne condividono le briciole.
*
Apprendo
oggi delle invettive del PD, per bocca di Franceschini, contro Tremonti,
che, visti i precedenti, non si fida di Draghi e Bankitalia, e vuole
affidare ai prefetti il controllo sull’uso dei Tremonti-bonds. Franceschini,
spalleggiato da Dalema, invoca addirittura il ripristino delle limitazioni
ai pagamenti in contanti; nonché l’intensificazione della lotta
all’evasione, dimenticando quanto evadano “legalmente” le banche, apponendo
a passivo i mutui erogati, proprio per non pagarci le tasse. Con ciò, il PD
conferma di esser rimasto quello che era il governo Prodi: più che un
partito, una giunta bancaria. E Franceschini continua sulla stessa linea
suicida, intimando di “lasciar stare Bankitalia”! Berlusconi non poteva
immaginare alleati migliori per restare al timone altri 10 anni.
Marco
Giacinto Pellifroni
14 marzo 2009
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