Ma non tutto il programma è stato attuato.
Estremamente positiva la modernizzazione e la riorganizzazione del
ciclo integrato dei rifiuti, così come la realizzazione del Polo
scolastico di Albenga nel sito della ex caserma Turinetto. Polo
scolastico da lungo tempo atteso dalla comunità ingauna. O ancora
l'assunzione di larga parte dei precari dell'Ente.
Disattesi completamente, invece, i punti
programmatici riguardanti il rilancio industriale fondato
sull'innovazione, capace di rispettare l'ambiente; diversi
interventi sulla centrale di Vado Ligure; il potenziamento dei
collegamenti ferroviari, finalizzato ad assorbire quote
significative di traffico merci e il collegamento con il basso
Piemonte per non parlare della tutela e valorizzazione delle risorse
idriche, con il riconoscimento dell'acqua quale bene comune e
patrimonio dell'umanità. Solo per citarne alcuni che ritengo
particolarmente significativi.
A questo vanno aggiunte le costanti e inopportune
dichiarazioni del Presidente della Provincia di Savona Marco
Bertolotto che in questi quattro anni è passato dall'aumento della
propria indennità alle continue aperture alla destra e gli attestati
di stima nei confronti di Scajola. Dai continui attacchi al nostro
partito indicato come il partito del no, il partito degli "approcci
ideologici" alla pesante critica all'Università. Dall'attacco
frontale alla Valbormida all'elogio alle Ronde Padane. Per non
parlare del capitolo autocandidature da quella per il Parlamento
all'ultimatum per la Provincia, azioni che hanno destabilizzato e
indebolito la coalizione. Fino alle recenti dichiarazioni già
affrontati nell'ultimo CPF. Mi riferisco all'ufficializzazione della
sua corsa solitaria alle prossime elezioni e all'adesione alla lista
“Altra Savona”, che hanno sancito lo strappo definitivo con l'intera
coalizione.
Consci che arrivare a fine mandato sarebbe stato
impossibile, un mese fa, abbiamo tracciato un percorso indicando
alcune priorità tra queste la variante al Piano provinciale dei
rifiuti e il trasporto pubblico locale. Il Presidente ha risposto
negativamente e anziché dimettersi come avrebbe dovuto, visto che
nel 2004 venne eletto in una coalizione di centrosinistra quindi ne
apartitica, ne trasversale come si dichiara egli oggi, ha rilanciato
con altre priorità programmatiche, del tutto legittime, ma
incompatibili con le nostre posizioni, penso ad esempio all’Albenga-Predosa
un’opera che avrebbe forti ripercussioni ambientali soprattutto
nella tratta Albenga, Garessio, Ceva; alla piattaforma Maersk che ad
oggi non fornisce sufficienti garanzie sotto il profilo
occupazionale a fronte di sicure ripercussioni ambientali e sulla
qualità della vita dei vadesi o infine alla privatizzazione
dell’aeroporto di Villanova d’Albenga, fermo restando la tutela dei
lavoratori, quello scalo è oggettivamente inutile. Inutile per il
turismo, inutile per lo sviluppo, inutile per la Provincia stessa
come ha ben testimoniato il servizio di Anno Zero.
La coalizione avanza delle priorità, il
Presidente, il cui voto è indispensabile in Consiglio per avere la
maggioranza, ne rilancia altre.
Sul tavolo ne è rimasta solo una quella dei
rifiuti osteggiata da un lato dal Presidente, dall’altro dal PD che
non ha mai nascosto le sue simpatie per l’inceneritore. Due sono i
nodi da sciogliere.
Il primo riguarda le discariche che nella
filosofia del piano avranno un ruolo sempre più marginale, ma che
oggi sono ancora indispensabili. In provincia di Savona ci sono tre
discariche ancora operative: la Ramognina di Varazze, quella di
Magliolo e il Boscaccio di Vado Ligure.
La Ramognina ha ancora 130-140 metri cubi
disponibili e svolge un ruolo solo nell'estremo levante della
provincia (Celle Ligure e Varazze) non è quindi strategica. La
discarica di Magliolo, che oggi raccoglie i rifiuti del ponente e di
parte della Val Bormida, chiuderà dopo l’ultimo ampliamento lo
scorso anno, il prossimo dicembre. Il Boscaccio di Vado, su cui
gravitano una ventina di comuni più Savona, è una discarica gestita
dai privati (70% privata Geotea Spa, 25% Comune Vado Ligure, 5%
Comune di Savona) e ad oggi è un po' la "discarica perno" del
meccanismo e rischia di diventarlo ancora di più se la Provincia non
autorizzasse la realizzazione di un’altra.
Da qui, vista l’imminente chiusura di Magliolo,
la logica necessità di avere una discarica a ponente. Dopo diversi
dinieghi da parte dei comuni, la Provincia individuò un sito in
Valle Magna località Cianciarin che, a contrario di quanto è stato
detto e scritto, ottenne il parere positivo della Regione che
prescrisse però uno studio di fattibilità approfondito. Uno studio
iniziato dalla Provincia e poi abbandonato su pressione del
Presidente Bertolotto.
In questa fase il Comune di Savona manifestò
l’intenzione di aprire una discarica, una discarica seria non come
quella di Cima Montà, sia con l’intento di calmierare il prezzo del
conferimento in discarica, sia per potenziare l’ATA, principale
azienda pubblica nel settore dei rifiuti nella provincia,
potenziamento necessario anche per avviare la raccolta differenziata
“porta a porta”; non a caso per perseguire questi obiettivi il
Comune di Savona aveva ottenuto per ATA anche un ruolo
nell’eventuale discarica a Cianciarin.
Quindi
serve una nuovo sito perché era previsto dal Piano, possibilmente a
ponente perché più logico anche geograficamente, per togliere il
monopolio dei rifiuti, passatemi la semplificazione, ai privati del
Boscaccio e per impedire l’ampliamento della discarica vadese. Se a
questo, slegato dal Piano, aggiungiamo il fatto che si andrebbe a
salvare e rafforzare un’azienda pubblica come ATA con conseguente
mantenimento dei livelli occupazionali e attuazione del Piano, direi
che una nuova discarica più che una variabile è una necessità.
Il secondo punto riguarda, invece, la chiusura
del ciclo dei rifiuti. Il lavoro fatto in questi anni è stato
teso a riscrivere il tema legato al problema rifiuti nella nostra
provincia dimostrando che un inceneritore non solo non è necessario,
ma anzi è dannoso e antieconomico. Tra le soluzioni alternative oggi
è in campo quella della cosiddetta “gassificazione” elaborata da
un’apposita commissione della Provincia cui ha fatto parte anche un
docente del Politecnico di Torino.
Un processo assai meno impattante
dell’incenerimento, adottabile per quantità di materiali congruenti
con quelle della Provincia di Savona, con costi di costruzione e di
gestione notevolmente inferiori a quelli di un inceneritore.
Un processo che chiuderebbe quindi il ciclo,
rispondendo alle osservazioni della Regione, ma che oggi è
osteggiato da una parte del PD nonostante l’accordo sottoscritto lo
scorso 11 settembre dalle forze della coalizione.
Una provincia, quindi, che tra veti incrociati e
posizioni ondivaghe rischia la paralisi oltre a allontanare sempre
più il nostro partito dalla sua base di riferimento.
Il prossimo consiglio vedrà la presentazione di
una mozione di indirizzo programmatico relativa al Piano dei rifiuti
fortemente voluta dal PD, mozione che non firmeremo, ma che
valuteremo se votare o meno in base ai contenuti. Dalla bozza che ho
visto dovrebbe contenere alcuni punti importanti: l’inserimento
della discarica di Savona tra i siti idonei, l’agevolazione del
trasporto rifiuti dal ponente a Vado Ligure, la ripresa dello studio
di fattibilità su Cianciarin. Elementi, se confermati, positivi, ma
non sufficienti per rimanere in una coalizione sempre più in crisi,
ancora una volta colpita dalla sua ala moderata e non da quella
sinistra.
Rischiamo di avere un Presidente senza
maggioranza o una maggioranza senza Presidente. Con il voto del
prossimo Consiglio, infatti, potrebbero verificarsi i seguenti
scenari:
- La mozione
passa con il voto di Bertolotto. La più improbabile. Si realizza
quanto richiesto con forza anche dal nostro partito, ma la
convivenza sarebbe comunque improbabile;
- La mozione
passa senza il voto di Bertolotto. Come può esistere una
maggioranza senza il voto del suo Presidente?
- La mozione
non passa. L’attuale maggioranza non esiste più, ma il
Presidente potrebbe trovarne una diversa in Consiglio.
In ogni caso soluzioni “pasticciate” e a queste
io preferisco avere soluzioni chiare e trasparenti. Per questo
propongo l’uscita del Partito della Rifondazione Comunista dalla
maggioranza in Provincia da concretizzarsi durante il prossimo
Consiglio provinciale, questo sia per provare a raggiungere l’ultimo
obiettivo, sia per non far gravare la scelta solo sulle spalle del
Gruppo consiliare e nel tentativo, spero non vano, di coinvolgere
anche gli altri gruppi di maggioranza (PD e PdCI).
Una sconfitta per tutti. Per il Presidente che ha
posto fine alla coalizione che lo aveva eletto inseguendo il mito
della trasversalità e dell’antipolitica, per la coalizione che,
minata dalla sua parte moderata, non riuscirà a termine il programma
e per noi che avevamo investito giustamente in un progetto che
voleva e doveva essere davvero alternativo alla destra.
Dal 30 ottobre, in ogni caso, dovremo impegnare
tutte le nostre forze, tutte le nostre energie per rilanciare la
nostra prospettiva alternativa coinvolgendo in questo percorso
quanti vorranno partecipare siano essi partiti, movimenti o
associazioni. Dal basso a sinistra.
Come sinistra, anche a livello locale, stiamo
invece passando troppo tempo a pensare a come ci presenteremo alle
elezioni. Questo è il tempo di ricostruire l'opposizione per
ricostruire il rapporto con la nostra gente.
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