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Da “Il partito
del cemento” agli onori del “gran gourmet”
Chi si rivede?
bertonato! Sentivamo la mancanza di ghiottonerie
Sulle pagine de Il Secolo XIX a lezione di qualità
con “Enzo” Ricotta
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Savona – In cinque,
sei anni il Decimonono gli aveva
già riservato 23 pezzi, oltre alle tante citazioni in articoli vari.
Era, insomma, uno dei tanti savonesi che faceva notizia, positiva
soprattutto. Da Savona a
Castelbianco, passando per
Borghetto S. Spirito e Bergeggi.
Quasi un simbolo nelle sue frenetiche attività. Inarrestabile.
Poi
è arrivato quel “libraccio” dal titolo (poco poetico e ancora meno
cristiano) “Il partito del cemento”,
scritto da due giornalisti rompiscatole e scomodi che potevano farsi
gli affari loro (Marco Preve e Ferruccio Sansa)
anziché degli altri.
Cosi, dal
giugno scorso, il “beniamino” Vincenzo Ricotta era scomparso
dalle cronache. C’è chi ha telefonato alle redazioni temendo che
fosse accaduto qualcosa di grave. Chi lo incontrava, per Savona e
provincia, lo vedeva abbattuto. E alla fin fine?
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No, il
nostro “chef”, l’amico mai ignorato dalla buona stampa,
non meritava quell’affronto. Lui,
geometra, già “apprezzatissimo” amministratore di condomini, in
società d’affari e di imprese artigianali e non, non
meritava un pubblico “ludibrio”.
Tantomeno l’oblio. L’abbandono silente degli amici e dei tanti
estimatori.
Il 25 settembre ha provveduto Il Secolo
XIX a “risuscitarlo”, fare “finalmente” giustizia tra i mass
media. Nessun cenno ai quei cattivoni, al contenuto del libro (Ricotta
pare non abbia risposto ai “denigratori”), ma un meritato “osanna”
al suo piatto forte: la qualità del cibo nei ristoranti, il rapporto
qualità-prezzo.
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Loro
signori, si che se ne intendono! Enzino Ricotta ammonisce:
non si tirino in ballo solo i ristoranti cinesi, facciamoci tutti un
bell’esame di coscienza. Come non dargli ragione? Forza Ricotta,
fondiamo il “Partito del cibo ghiotto”, “mangia, mangia”
rigorosamente esclusi, iniziando
da Savona, e poi via via lungo la Riviera e l’entroterra.
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Intanto
accontentiamoci dell’antipasto, leggendo Il Secolo XIX (vedi….)
del 25 settembre, appunto.
Ma perché
il “nostro” Ricotta ha meritato, attirato l’attenzione e i
fulmini dei ficcanaso Preve e Sansa?
Per
comodità e completezza di informazione ecco la pagina, 137, dedicata
a Ricotta: <…il rampollo della dinastia dello spumante,
Ottavio Riccadonna, ha capito che la Liguria è una terra
feconda. Cosi è sbarcato anche a Savona. Azzeccando ogni
mossa. Intanto i soci, ben introdotti. Come l’ingegner Francesco
Bartoli, ex presidente del Savona Calcio, e poi
Vincenzo Ricotta.
Quest’ultimo è un geometra cinquantenne di origine pugliese che alla
passione per il mattone unisce quella per la buona cucina. Al punto
da essere il rappresentante savonese di Slow Food. Non
sappiamo quanto Carlo Petrini – da sempre dichiarato nemico
di ogni sfruttamento intensivo del territorio -
possa apprezzare questo binomio, ma a quanto pare per
Ricotta non esiste conflitto.
Tanto che
nella sua mezza dozzina di partecipazioni societarie ce n’è anche
una, l’agenzia Immobiliare Rari di Savona, che Ricotta
condivide assieme alla titolare di un ristorante, il Suavis,
locale spesso sedi di eventi Slow Food. Insomma affari edili
e culinari che si incrociano.
Comunque
sia, Riccadonna, Ricotta e compagnia, a Savona entrano
nel ramo acquistando un
palazzo nella zona a ridosso del porto turistico dalla società di
Patrizia Giallombardo, moglie del deputato Ds Massimo Zunino.
E in questi mesi sono alle prese con un altro
ambizioso progetto: sulla collina di Bergeggi stanno
trasformando le ex colonie in esclusivo complesso per pochi eletti
(mezzo milione di euro per cinquanta metri quadrati più il
giardino), il Dominio San Sebastiano. Anche qui nonostante ci
si trovi in una delle aree di maggior pregio della Liguria
con una vista mozzafiato sulla scogliera di Torre del Mare,
nessun dubbio ha sfiorato gli amministratori quando hanno concesso
le licenze edilizie>.
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