FOGLI MOBILI La rubrica di Gloria Bardi
LA MEDIAZIONE,
I TARALLUCCI E I NI
Vorrei chiarire un punto che mi
sembra ricorrente nel ping pong politico di casa nostra: la politica
è mediazione. E per interpretarlo non evocherò
nessun filosofo e politologo ma solo un po’ di buon senso. Ma si può mediare sui contenuti
ma non sulle premesse della mediazione. Sui suoi “sine qua non”. Che la politica sia mediazione,
con i distinguo che andrò a fare, è sacrosanto e per questo sono
paladina della laicità. Mi spiego meglio e lo faccio con
una domanda: Qualcuno ritiene che la
mediazione debba tener conto di chi recisamente la nega? Qualcuno
ritiene che si debba mediare anche sulla mediazione? Che cioè, per mediare, si debba
accogliere anche il punto di vista di chi invece ritiene che debba
essere al contrario la sopraffazione a conferire legittimità al
potere? Ma voglio estremizzare per fare la massima pulizia a livello
mentale: qualcuno pensa che si debba mediare con Hitler (storiacamente
lo si è fatto) o con i neonazi? Con chi cioè nega le premesse della
mediazione stessa? Per me, rispondo: no, perché la libertà
democratica è una premessa della mediazione e non ne è un oggetto. La laicità è l’essenza della
mediazione, ovvero della possibilità di scelte differenziate in una
società pluriideologica e pluriculturale. Si può mediare sulla
laicità? No, perché la laicità è condizione della mediazione e non
ne è oggetto. Ma la stessa “mediazione” non è
poi un assoluto quanto un relativo, non un fine quanto uno strumento
di civile convivenza. Come pure la politica in una società liberale. Essa è una condizione perché vi
sia convivenza, perché si costituisca società di liberi e di uguali:
è mediabile solo ciò che è compatibile con tale dimensione, non lo è
ciò che è socialmente incompatibile. Estremizzo: in nome della
pluralità culturale non potremmo ammettere l’antropofagia perché
socialmente incompatibile, in quanto lede il diritto altrui
all’esistenza. Non tutto quindi è mediabile e
chi lo sostiene non per questo è uno che non ha mai sentito dire o
che proprio non vuol mettersi in mente che “la politica è
mediazione”. Lo è, fatte salve le premesse e
fatti salvi i diritti. Quando si media tra interessi la
cosa va abbastanza liscia e spesso trova soluzione attraverso
calibri quantitativi, “do ut des”, tipici dei contratti. Quando si media tra diritti la cosa è molto più
spinosa ed eticamente pregnante: ma accade che lo si debba fare e si
è obbligati a istituire una gerarchia di diritti di cui ci si assume
la responsabilità etica, oltre che politica, stabilito il dovere di
esibire le ragioni delle proprie scelte. Ragionamento pubblico e
pubblico discorso: questa è mediazione, come ben sapevano gli
antichi greci. Per fare un esempio, il diritto della donna
alla salute è stato stabilito debba prevalere su quello del
concepito a nascere. In questi casi un largo margine riveste il
principio della riduzione del danno. Così spesso si stabilisce che in nome del
diritto alla sicurezza si debba sospendere il diritto alla privacy.
Le carceri nascono dalla violazione di un diritto in nome della
convivenza sociale. Poi c’è un terzo caso, ovvero quando ci si
trova a mediare tra interessi e diritti. Quando ciò non accade siamo
tutti soddisfatti ma quando si dà conflitto, chi governa a nome
della società ha il dovere di far prevalere le ragioni dei diritti
su quelle degli interessi, perché è coi diritti che si dà la
possibilità di una società di liberi e uguali. Il liberalismo deve condizionare il
liberismo. Quando l’ interesse di pochi prevale sui
diritti di tutti, allora è avvenuta una lacerazione della
democrazia, il trionfo del più forte: i “mediatori”, ovvero i
politici hanno mancato al loro compito e tradito il concetto stesso
di mediazione. Quindi, per cortesia, smettiamola col
ritornello deresponsabilizzante che bisogna sempre mediare, nel
senso banale che non può esistere, se non nell’estremismo, la
politica del NO ma sempre e solo quella del NI. Così nelle speculazioni edilizie di cui si è
parlato sono in gioco INTERESSI contro DIRITTI, salvo nel caso
Piaggio, dove abbiamo DIRITTI (al territorio) contro DIRITTI (al
lavoro) e le cose vanno rese chiare e soppesate, senza impennate
irrazionali, che non giovano a nessuno. Qualcuno può dire che le cose non stanno così,
che si tratta di interessi contro altri interessi o di diritti
contro altri diritti: lo si dimostri, siamo pronti al ragionamento,
ma che sia tale e non FATTI COMPIUTI, NEGAZIONI DI REFERENDUM,
RICATTI o simili. Del resto, AltraFinale aveva sostenuto un
referendum (NEGATO) su Ghigliazza che prevedeva un margine di
trattabilità: edificazioni per PRIME CASE e strutture alberghiere.
Un diritto, quello a trovare casa e lavoro da parte dei giovani, a
poter vivere sul territorio anziché emigrare, con lacerazione del
tessuto sociale (!!!!!!!) veniva così messo sull’altro piatto della
bilancia. Una parte di sviluppo (alberghiero) veniva ritenuta
compatibile. Non si tratta né di MURO contro MURO né di
ESTREMISMO ma piuttosto del contrario, del senso della complessità e
della necessità di chiamare in causa una mole di distinguo. La
responsabilità non si accontenta di sparpagliare tarallucci e vino
quando la posta in gioco sono le chances di vita delle generazioni
future. La politica è mediazione ma di alto profilo e
non di bassa bottega degli allegri compari. GLORIA BARDI E' USCITO IL MIO NUOVO LIBRO : ...L' ESORDIENTE IL PROF E L' EDITORE MANNARO
Il concetto di “mediazione” fa
riferimento al fatto che le decisioni prese a nome di una comunità
devono tener conto di ragioni, diritti, interessi, aspirazioni
differenziate e per ciò stesso elaborare procedimenti di comune
soddisfazione, trovare le soluzioni che possano accontentare se non
tutti, almeno il maggior numero.