Vivo in un paese di quella Liguria ..


VIVO IN UN LUOGO…….
Vivo in un luogo incantevole, vicino al mare

VIVO IN UN LUOGO…….
Vivo in un luogo incantevole, vicino al mare

Vivo in un paese di quella Liguria che è ai primi posti in fatti di metri quadri costruiti in residenze, centri commerciali, alberghi e autorimesse; in quella Liguria che è ai primi posti per il numero di posti barca e porticcioli turistici.

 Uscendo da casa percorro alcuni passi, attraverso la strada e la domenica mi trovo in un’affollata passeggiata sul mare dove sperduti, rumorosi, seminudi e spesso goffi turisti ostentando la loro pelle ustionata dal primo sole, si accalcano nell’unica spiaggia libera che trovano e sui giardini prospicienti la stessa, tra un’aiuola e un’istallazione artistica, consumano il loro pasto frugale.

Nel tardo pomeriggio, quando più intontiti che festosi vagano per il paese alla ricerca della loro auto, chissà dove parcheggiata, i cestini dei rifiuti non si scorgono più, nascosti da montagne traboccanti di spazzatura rigorosamente non differenziata.

Tutto somiglia più a un campo di battaglia che a un luogo di vacanza.

 Vivo in un luogo, dove in nome di questo turismo si è consumato inesorabilmente un territorio, cementificandolo grazie al miracolo degli indici di fabbricazione, alla ricerca dell’ennesima lottizzazione che facesse profitto, che offrisse l’ennesimo investimento al vicino piemontese, desideroso di spendere il frutto della tanto agognata pensione.

In nome di quel cemento, per decenni, si sono fatti patti e accordi trasversali, senza colori politici, senza il rispetto di valori e di tutele territoriali, ma che in nome dell’edilizia a tutti i costi, hanno ignorato regole, moltiplicato interessi condivisi da più poteri: imprenditori, politici, sindacati, banche e chi più ne ha più ne metta e sono stati spesso oggetto di inchieste giudiziarie.

Vivo in luogo incantevole dove il verde rimasto in sparuti alberi dai tronchi contorti e nodosi, a causa dei loro numerosissimi anni e dalle errate potature, è visto più come fastidio che come risorsa e nella “riqualificazione” della viabilità è spesso abbattuto come cosa inutile e fastidiosa.

Vivo in un luogo dove non si contano le Agenzie Immobiliari, ma dove si abbattono biblioteche per costruire appartamenti, dove si chiudono Musei e si attendono nuovi cantieri speculativi nelle aree di ex fabbriche, ex terreni franosi, ex scuole, ex aree archeologiche, ex stazioni.

 Vivo in luogo dove i cittadini sembrano spesso assopiti, inconsapevoli, inermi davanti a ciò che accade come l’ineluttabile.

Non solo il cittadino comune sembra perso dietro ad uno schermo televisivo perenne che soggioga anche il cervello più fervido, ma  gruppi di artisti, d’intellettuali, di studiosi, di persone che vivevano un tempo in modo più partecipe e critico, oggi sembrano scomparsi nel nulla.

Eppure il mio incantevole paese ospitò un tempo uomini come: Fontana, Lam, Jorn, Manzoni, Ungaretti, Quasimodo, Soldati, Marinetti e Montale.

 Oggi, invece, vivo in luogo, dove alcune notti della settimana non posso dormire con le finestre aperte, ma mi devo attrezzare per dormire al chiuso della mia stanza, perché bande di giovinastri scorazzano urlanti all’uscita delle numerose discoteche, ebbri di alcool e dell’assordante rumore accumulato nei loro storditi padiglioni auricolari.

Oggi nel mio paese cambiato, non sono più quei giovani inquieti che frequentavano i movimenti artistici dei circoli e dei Bar divenuti centri culturali, oggi, anche qui, la società si è evoluta( o meglio involuta) in un modello che si può definire tutto meno che di sviluppo.

Vivo in uno splendido paese ligure, sul mare, vicino a un altro paese che, a due passi da me, ha una delle centrali a carbone più grandi d’Italia.

Non conosco di preciso cosa respiro, perché chi governa il territorio ci tiene a farmi vivere tranquilla, ma so che io e i miei figli possiamo disporre di polveri più o meno sottili, di metalli e altre sostanze fortemente tossiche, che so di potere ritenere almeno responsabili dell’allergia respiratoria delle mia figlia più piccola.

Ma i medici rassicurano, molta gente ne è affetta qui da noi. Ho schiere di studenti che tra un’asma e l’altra frequentano felicemente la scuola e nessuno si sogna di addebitarne la causa all’inquinamento atmosferico.

 Infine vivo in uno splendido paese dove, ogni tanto di mattina presto soprattutto quando tira la tramontana, devo ricordarmi di chiudere in fretta le finestre per non far addensare, nelle mie stanze da letto, un odore acre di bitume che arriva dal bitumificio situato più a monte.

Ho segnalato il fatto che si ripete da numerosi anni e che ritengo sia urgente e doveroso controllare sotto il profilo delle emissioni per la salute pubblica, ma i  Sindaci interpellati, l’Arpal e la Stampa locale non hanno risposto e non l’hanno neanche fatto quando, nel mio ultimo articolo sul blog, affrontavo la vicenda in modo più circostanziato.

Il bitumificio sorge, vicino a due cave a cielo aperto, poco più a monte  di un’altra splendido luogo dove la gente, ignara, ha comprato casette, orti e giardini e si affaccia su assolate e verdi colline occupate in parte da campi da golf, cercando uno spicchio di natura e di pace.

Lì i malati di cancro stanno aumentando in modo inesorabile, anche tra la popolazione più giovane, ma questa è un’altra storia, la solita storia tutta italiana che un giorno si conoscerà quando, però, per tante persone sarà ormai troppo tardi.

                ANTONIA BRIUGLIA

 

   

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