Viviamo in un modello di civiltà che non è più a misura d’uomo.

È come se l’intera comunità mondiale abitasse in un unico albergo senza “porte tagliafuoco”. Alla prima scintilla, fosse pure nello sgabuzzino delle scope, si incendia anche l’angolo più sperduto del pianeta.

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In Ucraina si spara, ma il rinculo economico-finanziario di quella guerra che sta sterminando un popolo, coinvolge tutti gli otto miliardi di umani, alcuni arricchendoli altri uccidendoli per guerra, terrorismo, colpo di stato, disordini, carestia, epidemia o fame.
Perché la globalizzazione ha reso tragicamente interdipendenti tutti gli stati del mondo. È sufficiente che il danno lo crei uno, e peggio dell’incendio si propaga su tutta la comunità mondiale.
Se un architetto progettasse alberghi senza muri interni e senza porte troverebbe lavoro solo come lavapiatti in qualche osteria malfamata. O in alternativa potrebbe pianificare politicamente il liberismo, dove le porte tagliafuoco (leggi i muri di Berlino) vengono abbattute apposta perché ogni scintilla locale si trasformi in un rogo economico-finanziario mondiale e magari in una guerra atomica.
I russi accendono un fiammifero in Ucraina e molti dei 200 stati del mondo, escalation dopo escalation, devono prepararsi al rogo assassino della economia e della Finanza, al crollo della produzione e del commercio, dell’importazione e dell’esportazione, che mandano in fumo decenni di giustizia sociale, di diritti umani, di benessere e dignità per milioni o miliardi di persone.
Da svariati decenni, a colpi di scambi commerciali incestuosi si è prodotto un intreccio perverso di rapporti politico economici fra tutti i 200 stati del mondo, a prescindere se democratici o totalitari, anche fra popoli che si odiano e si preparano ad atti terroristici se non alla guerra.
Quindi pensare la globalizzazione senza “porte tagliafuoco” per circoscrivere i conflitti e i relativi danni ovunque nascano ed evitare che si propaghino e degenerino in guerra mondiale o collasso economico è una “geniale” bestialità politica a cui si dovrà mettere riparo con molta sollecitudine prima che sia tardi per tutti.

Franco Luceri da il rebus della cultura

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