Vittorino Mangili

I RICORDI/
Vittorino Mangili, nel suo bar volavano uccellini
Varna Elice si è unita al ‘sindaco di Loano’ nella tomba di famiglia 

 

I RICORDI/
Vittorino Mangili, nel suo bar volavano uccellini
Varna Elice si è unita al ‘sindaco di Loano’ nella tomba di famiglia 
 
Eccentrica immagine di Vittorino,
 l’esercente di Loano che ha fatto storia 

 

Loano –  Hanno staccato la spina e sono rimasti in pochi a ricordarsi di loro. Ricordi lontani nel tempo. Ormai è sempre più difficile trovare le memorie storiche in città trasformate piccole metropoli.

Non ha fatto notizia, ad esempio, la morte di Vittorino Mangili, origini in provincia di Bergamo dove era nato il 31 gennaio 1917. All’età di 94 anni si è spento nella sua stanza che occupava all’ospizio comunale “Ramella”.

 

Vittorino aveva dato il suo nome, la sua originalissima impronta, ad uno dei bar storici di Loano, sul lungomare, in corso Roma. Non è stato un esercente qualunque. Il locale era motivo di richiamo, di ritrovo. Per  loanesi, habitué e turisti. Per giocatori di biliardo (sala riservata) e quelli del gioco delle carte.

 

Molte le “specialità della casa”: dai toast, agli aperitivi.

 

  Con una particolarità ornitologica: forse l’unico locale della Liguria dove il cinguettio degli uccellini non proveniva dalle gabbie. I piccoli volatili, di varie specie, erano liberi di volare. La loro dimora-rifugio creata in alcuni angolo del soffitto e peccato, se ogni tanto, qualcuno si allontanava. C’erano anche le condizioni perché nidificassero. Evento che Vittorino annunciava con orgoglio ai clienti. 

Il bar Vittorino aveva aperto i battenti nei primi anni ’50, ricavato nel salone dell’albergo Perelli, trasferito quasi di fronte in un immobile che negli anni sarà ricostruito e ora destinato a residence, dopo la rinuncia della famiglia Perelli all’attività alberghiera classica. Un duro colpo al turismo della cittadina. Uno dei tanti, ma l’hotel Perelli era qualcosa di prezioso per la sua posizione impagabile.

Due figure di successo. Erano gli anni che segnavano l’ascesa in Riviera del rinomato (fama di gelataio) bar Gelmo;  Guglielmo Beretta , origini bergamasche, cugino di Mangili.

Il bar Vittorino, gestito dai coniugi Mangili e da collaboratori, ha resistito fino agli anni ’90. Poi è stato un susseguirsi di nuovi gestori, di evoluzioni commerciali, al passo e alla ricerca delle nuove mode. Tra alti e bassi.

C’è ancora chi ricorda  Vittorino Mangili in simpatica competizione (sventolar di fazzoletti) con i fratelli Cantarella che gestivano il quasi confinante bar Milano, a sua volta punto di ritrovo e lavoro serale. Quando chiudevano le sale da ballo della Riviera e si facevano le ore piccole, nei dehors del bar Milano e Vittorino c’era ressa.

Il bar Milano ha cessato, lasciato il posto ad altre attività commerciali. Il bar Vittorino è rimasto, perdendo l’estro del fondatore. L’ultimo epilogo. Anche lui, come la moglie, ha chiesto di essere cremato.

Restano i ricordi, gli anni trascorsi insieme, da chi l’ha apprezzato, ammirato, invidiato. Vittorino ha concluso la sua esistenza con una serena vecchia, zeppa di nostalgie, di aneddoti per gli amici. Le sue ultime foto risalgono al 2008. Due momenti di vita e di gioia. In città e non solo, ci sono ancora parenti.

Vittorino, addio all’ultimo testimone vivente di gestore dei primi bar della Loano turistica, quasi agli albori; l’inizio dei cosiddetti ‘anni d’oro’, caratterizzati da una lunga stagione di lavoro (da Pasqua a ottobre), da una massiccia presenza di clientela straniera: tedeschi, francesi, belgi, olandesi, svizzeri, ma anche scandinavi. Tanti giovani. E ancora, Loano la prima “capitale” in Riviera del turismo di anziani. Cosa è rimasto di quel patrimonio?

Nel 1965 questi i “bar” presenti nella guida turistica della città: Al Frantoio (via Monte Carmelo), Casa del Caffè (via Stella), Cervino (via Aurelia), Commercio (corso Roma),  Como (via Mazza), Florida, Sirena (lungomare corso Roma), Franca (via Aurelia), Gelmo (corso Roma), Haiti (via Aurelia), Pineta (corso Roma), Rino (corso Roma), Saitta (piazzale Mazzini), Giulia Scrivano (via Pavia, poi Gazzi),  Sport (via Aurelia),  Stazione (piazzale Marconi).

Vittorino Mangili, storico titolare dell’omonimo
 bar di Loano, ha trascorso gli ultimi anni di vita
  al Ramella (ripreso in una serata di allegria)

 

LA VEDOVA DEL SINDACO RIPOSA NELLA “TOMBA ELICE”

 

E’ stata, dal 1962 al 1968, la moglie del sindaco di Loano, commendator Felice Elice. Lui aveva chiuso gli occhi e la sua dignitosa vita terrena il 27 marzo 2000. Dopo 11 anni l’ha raggiunto nella tomba di famiglia, nel vecchio camposanto.

Varna Monaco era nata a Napoli l’11 ottobre 1922. Con il marito aveva vissuto gran parte della sua esistenza a Genova dove il loanese – ragazzo di bordo – aveva fatto fortuna, costruito un piccolo impero economico.

 

 La sua azienda era tra le maggiori, in Italia, nelle provviste soprattutto a navi mercantili, ma anche passeggeri-crociera, in particolare della Flotta Lauro.

E’ stata tra le first lady di Loano; in realtà non amava mettersi in mostra; non era appassionata all’impegno di sindaco del marito.  Quasi contrariata. Ha sempre evitato di comparire, anche nelle due competizioni elettorali che avevano segnato la vittoria, il trionfo (vedi ….copia de La Settima Ligure del 4 dicembre 1966).  

Varna Monaco che ha vissuto, nei primi anni ’80, una serie di traversie giudiziarie di cui rimase vittima e coinvolto il marito. Nulla a che vedere con il ruolo nella pubblica amministrazione. Semmai, nel Comune di Loano, si era distinto per il rigore, la pulizia  e l’etica come metodo di fare politica, di amministrare il denaro dei cittadini, la cosa pubblica. L’urbanistica ed i Lavori pubblici, in modo particolare. Sospendendo o allontanando, tra l’altro, un paio di geometri dell’ufficio tecnico. Facendo dimettere un assessore-ingegnere molto interessato ai progetti edilizi.

 Un sindaco, presente in Comune, solo nei fine settimana. Con un’abitudine poco seguita dai successori. Al mattino presto faceva il giro a piedi, spesso solo, di una zona della città. Dal centro alla periferia. E annotava sul taccuino. Ovvero amministrare, partendo dalla piccole cose. Dai problemi dei cittadini, senza privilegiare la propaganda, bensì la concretezza. Alla stregua di un’azienda privata efficiente.

Felice Elice alla fine fu assolto (luglio 1981) dall’accusa di aver esportato miliardi di lire all’estero e di aver acquistato illegalmente piantagioni di caffè in Brasile.  Insieme al socio in affari Ettore Milanese che poi si scoprirà iscritto ad una loggia massonica, informatore dei “servizi segreti”.

Una vicenda complessa e misteriosa che costò a Felice Elice – dopo l’esperienza di Loano, tradito da un gruppo di amici eletti nella sua lista civica, abbandonò la vita pubblica – un ordine di cattura, la fuga all’estero per tre anni e la richiesta di sequestro delle sue proprietà in Italia. Facile immaginare le conseguenze sul piano economico, morale, umano. La batosta. Ma il galantuomo Elice pagò fino all’ultimo centesimo le pendenze con il fisco e gli enti previdenziali. Fino al punto di vendere i quadri e la lussuosa casa dove abitava, a Genova; andare in affitto, prima a Varazze, poi a Loano.

Felice Elice, diventato cittadino brasiliano, ritornato nel suo paese natale dove ha trascorso gli ultimi anni di una vecchia difficile, in dignitosa povertà. Tra un ricovero e l’altro. Fino al decesso e alla sepoltura della tomba di famiglia.

La sua Varna ha voluto restargli vicino, abitando in un alloggio di Loano, in affitto, assistita da nipoti, con un’anziana sorella che vive a Napoli.

L’ultimo atto, uniti nella vita e nell’al di là, che Felice Elice desiderava. A Loano, dopo la morte del fratello Renzo, un mandato da consigliere comunale, a lungo presidente del Circolo Nautico,  vive  Italo Elice, comandante di yacht in pensione, il fratello minore. Una persona ammirevole, schiva, riservata, ben voluta. D’altri tempi.

R.T.   

 

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