VERSO LE ELEZIONI
L’eutanasia delle Circoscrizioni spina nel fianco per Palazzo Sisto IV
COME RECUPERARE IL DECENTRAMENTO
La crisi della partecipazione e la trasformazione in parlamentini con posti (pagati) di sottogoverno hanno spento il ruolo e l’impegno dei cittadini nell’elaborare proposte e confronti. Ripartire dalle Società di mutuo soccorso
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VERSO LE ELEZIONI/L’eutanasia delle Circoscrizioni spina nel fianco per Palazzo Sisto IV
COME RECUPERARE IL DECENTRAMENTO
La crisi della partecipazione e la trasformazione in parlamentini con posti (pagati) di sottogoverno hanno spento il ruolo e l’impegno dei cittadini nell’elaborare proposte e confronti . Ripartire dalle Società di mutuo soccorso
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Gli elettori savonesi non troveranno più la scheda per le Circoscrizioni quando si recheranno alle urne in queste elezioni di maggio.
E’ un fatto rilevante; si chiude così una storia iniziata negli anni settanta sullo slancio delle esperienze dei Consigli di Quartiere, a loro volta cresciuti su quello straordinario momento di partecipazione che era stata la mobilitazione popolare durante gli attentati terroristici.
Ha già ben scritto in un precedente articolo di queste vicende Claudio Tagliavini. E’ vero che una legge nazionale ha posto fine, per le città delle dimensioni di Savona, all’esistenza delle Circoscrizioni, come articolazioni istituzionali del Comune, ma è innegabile che da alcuni anni si discuteva su come rilanciare il ruolo del decentramento.
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Insomma, già a finire dagli anni ’90, dopo un ventennio di lavoro positivo e utile si era innestata una crisi di funzionalità: si era così proposto di modificare i confini delle cinque Circoscrizioni (riducendone il numero), si era tentato di ridefinirne le competenze: tutto senza esito. Il taglio brusco imposto dall’alto ha risolto la questione in modo brutale, ma non inatteso. All’incertezza della cura è subentrata l’eutanasia. Non mi pare si sia però ancora svolta una riflessione su cosa ciò significherà in concreto, da ora in avanti. L’esperienza del decentramento è archiviata in fretta e, direi, in modo superficiale. Da qualche tempo, a destra come a sinistra, l’idea della partecipazione popolare, del tentativo di coinvolgere seriamente nelle scelte e negli orientamenti i cittadini, è diventata un’idea antiquata, archeologica o, al più, un fumoso esercizio di retorica elettorale; viviamo in un’era di apparenze e di decisionismo elitario; di restrizione degli spazi reali di confronto. Essendo la discussione difficile e la sintesi complessa si preferisce abolire l’una e l’altra. Al cittadino si chiede perciò il consenso, ma non l’opinione. Questi problemi sono prevalentemente considerati reliquie nostalgiche di altri tempi, ma così facendo, semplificando brutalmente, si scava la fossa alla partecipazione e alla democrazia. In sostanza, la distanza tra il singolo cittadino e l’istituzione Comune si allargherà in modo vistoso: cinque Consigli, settantacinque consiglieri, un’intera struttura amministrativa cancellata. |
Perché le Circoscrizioni sono entrate in crisi? Ci sono almeno due ordini di ragioni. Primo: la crisi della partecipazione, della voglia del singolo di uscire di casa per parlare con altri di questioni di interesse pubblico, di sacrificare un po’ di tempo per pensare a qualcosa che non sia soltanto il marciapiede sotto casa o un senso unico sgradito. I Quartieri e le Circoscrizioni erano ben altro infatti che dei comitati monotematici; erano, nella fase migliore, sedi di elaborazione di proposte e di confronti. |
Oggi questo ruolo del cittadino è evaporato nel nulla anche perché il cittadino stesso vi ha rinunciato per la scarsa produttività di molti incontri.
Secondo: aver progressivamente burocratizzato la vita delle Circoscrizioni; era giusto andare oltre la dimensione spontanea e naif dei primi Consigli, ma la creazione di una attività troppo in fotocopia di quella del Comune (copiandone Commissioni, riunioni di capigruppo e tutti i meccanismi di funzionamento) ha finito per bloccare la freschezza del lavoro e trasformato un gruppo operoso in un Parlamentino inefficace. Infine, tra i primi e gli ultimi c’è una ulteriore, fondamentale differenza: all’inizio la presenza era volontaria, gratuita, disinteressata, poi, progressivamente, è diventata quasi un “lavoro”, un trampolino di lancio per fare politica o un mezzo per guadagnare qualcosa. Questi elementi hanno progressivamente deteriorato il lavoro svolto, rendendolo spesso un inutile orpello dell’attività del Comune, un insieme di ritualità senza rilievo politico. Certamente non si può pensare di recuperare facendo leva su forme di partecipazione intensa e diffusa come quella di venti o trenta anni fa; ormai questi sono soltanto ricordi. Senza una spinta dal basso (oggi inesistente) non vi sono forme di ingegneria istituzionale che tengano; si costruiscono solo vasi vuoti. Oggi prevale una dimensione individuale privata; non si ragiona con altri; non si guarda al di là del proprio “particolare”. Poiché manca il senso culturale della politica, il decentramento è la dimensione prima a soffrirne ed oggi appare come una offerta senza domanda. Non ci sono scorciatoie; ancora una volta ci si imbatte nel gravissimo problema culturale che ci sta affliggendo in questi anni. L’offerta politica con la quale ci misuriamo ci viene proposta, a tutti i livelli, soltanto sotto le forme e con le regole della pubblicità; il cittadino che aveva ed ha diritto di parola, di partecipazione, di critica, di suggerimento se li è lasciati sottrarre e non sembra nemmeno essersene accorto. La crisi del decentramento, quindi, è un’altra spina nel fianco: come recuperare, su cosa fare leva? A tutt’oggi, pensando ovviamente alla sola realtà savonese, le uniche sedi che potrebbero riprendere questo filo spezzato sono le Società di mutuo soccorso che, pur in mezzo a mille difficoltà, hanno ancora presenza e radicamento sul territorio. Si tratta di vedere se possono cogliere questa opportunità e, nel caso, se il Comune è pronto al confronto senza incertezze. E’ una piccola speranza, ma in questo momento di crisi e intravvedendo, purtroppo, ulteriori momenti di crisi futuri, mi pare l’unica fondata e plausibile. Sergio Tortarolo *Già sindaco di Savona (Da AuserSavonaNotizie) |