VADO LIGURE – 16 MARZO 2011

VADO LIGURE 
16 MARZO 2011

VADO LIGURE – 16 MARZO 2011

 

La linea regionale sull’ampliamento della centrale carbone di Vado è definita e a dire il vero non si discosta molto da quella che, tempo fa, proponevano degni rappresentanti del PD savonese come Di Tullio e Miceli. Quest’ultimo mentre nel marzo 2009 sottolineava le differenze col Pdl di Scajola e Vaccarezza, apertamente favorevoli al progetto Tirreno Power di ampliamento, nel 2010 cambiava nettamente idea .

Proprio nel 2010, quando un documento del Pd, con firme Lunardon, Russo e Boffa, esprimeva la contrarietà all’ampliamento e per questo chiedeva alla popolazione di aderire ad una raccolta firme contro la stessa.

Oggi la stessa Regione, a guida PD, all’unanimità vota: sì alla costruzione del nuovo gruppo da 460 Megawatt, e quando i due gruppi vecchi da 330 MW ciscuno saranno demoliti , verranno sostituiti da un altro gruppo di potenza complessiva non superiore ai due precedenti.

Insomma il Governatore Burlando non definisce ampliamento un progetto che di fatto è proprio quell’ampliamento che TP chiedeva: la conservazione di 660 Mw ( pur rinnovati) + la costruzione di un nuovo gruppo da 460 Mw per la complessiva cifra di 1220 Mw prodotti dalla combustione di carbone.

Dice Burlando: “L’ampliamento potrà essere realizzato solo a patto che i gruppi vecchi vengano abbattuti, e cioè quando l’impianto nuovo entrerà in funzione. Solo in quel momento daremo la disponibilità ad autorizzare un altro nuovo gruppo. Chiediamo che, se si deve ammettere lì la presenza del carbone, lo si faccia non affiancando un nuovo gruppo a due che risalgono a quarant’anni fa e che dimostrano la loro età, ma con gruppi completamente nuovi e precise condizioni, come la copertura dei parchi carbone”.

Quali siano le ragioni di tutela ambientale cui si riferisce il Governatore Burlando non si capisce o perlomeno si stenta a credere che siano legate all’abbattimento dei gruppi 3 e 4, solo tra qualche anno e quando T.P. avrà costruito il nuovo gruppo, oppure la copertura dei parchi carbone o meglio i controlli sulle emissioni: tutti provvedimenti che si sarebbero già dovuti prendere con tempestività, nel rispetto delle indicazioni legislative. Tutti aspetti in aperto contrasto e causa di mancate autorizzazioni ministeriali. Tutti aspetti scandalosamente sopravvissuti per gli scarsi, o meglio nulli, controlli da parte di chi ha governato per anni il territorio, usando la gestione della centrale come merce di baratto per qualche servizi o qualche infrastruttura sportiva.

Burlando conosce bene la situazione degli attuali controlli, delle autocertificazioni dell’azienda, conosce bene la mancata ottemperanza delle disposizioni emesse dagli enti locali quando l’azienda costruiva il gruppo a metano, tra cui compariva anche la copertura dei parchi carbone, per questo si preoccupa di reintrodurle come prescrizioni, e le usa come fossero indiscutibili aperture ai gruppi ambientalisti e alle istanze del territorio.

Questo però pone un quesito. Se l’azienda decidesse per motivi propri di non accettare la proposta della regione, dobbiamo pensare che le prescrizioni non verranno mai attuate? Che i gruppi obsoleti, che dimostrano tutta la loro età continueranno a funzionare? Che le emissioni potranno ancora, per altre decine d’anni, essere causa della pandemia silenziosa registrata sul territorio?

Che i parchi carboni resteranno là e che i controlli saranno ancora autogestiti?

Quali saranno in quel caso i provvedimenti della regione che ammette ci sia un problema ambientale su Vado e dintorni?

 

Burlando sa che le ricadute occupazionali tanto propagandate dal Sindacato che, in quest’occasione, come in molte altre tristemente note nella nostra Regione, continua a prestare il fianco a un Azienda che usa il ricatto occupazionale, quantificando le potenzialità un giorno in un modo un giorno in un altro, magari coinvolgendo in modo strumentale questa o quell’altra azienda in crisi, e che sembrano al centro di questa decisione, non saranno determinanti per lo sviluppo della nostra Regione, perché oggettivamente quantificabili in qualche decine di unità e di tipo transitorio, poichè legate unicamente alla costruzione dei nuovi gruppi.

A fronte di ciò la Regione non ha ritenuto utile quantificare la potenzialità dei posti di lavoro legati non solo al turismo, ma soprattutto alla metanizzazione dei gruppi o allo sviluppo del fotovoltaico al quale si sarebbe potuto legare anche il futuro di realtà industriali come Ferrania.

Tra le tante ipotesi in campo, abbiamo scelto una posizione che non preclude la possibilità d’investimenti, guardando allo stesso tempo alle motivazione territoriali – commenta Claudio Burlando, che salvaguardia così le istanze di quelle lobby energetiche che investono ancora in carbone e che, dopo aver gestito indisturbati l’azienda inquinando aria e acqua con controlli autogestiti, provocando malattie e morte con costi sanitari mai quantificati, per produrre un surplus energetico e nello stesso tempo un quantitativo di CO2 che supera in modo esorbitante quello permesso dalla Comunità Europea, motivo di multe salate perché fuorilegge.

Come poi il Governatore abbia soddisfatto le istanze territoriali non si capisce. Sarà forse l’abbattimento dei due gruppi prontamente sostituiti da due nuovi a tranquillizzare una popolazione che vedrà il suo territorio occupato, per altri quarant’anni, da una centrale a carbone di gran lunga più grande e più inquinante della esistente, con emissioni che la combustione del carbone garantirà ineluttabilmente ?

E’ più facile credere a Burlando quando dichiara la sua convinzione sulla “sostenibilità economica del progetto che sarà supportato da buoni margini di utile per l’azienda ”.

Farsi carico delle richieste dei comitati ambientalisti cercando di trattare sul ridimensionamento delle emissioni inquinanti sembra un’affermazione ingenua, utile solo alla dialettica interna al Pd che rischia di perdere altri pezzi, in vista della tornata elettorale savonese.

Un dibattito molto sentito nel savonese, dove si sa che la richiesta dell’abbattimento delle emissioni inquinanti non è quella di un isolato gruppo di ambientalisti, ma è quella di moltissimi cittadini e di molti Sindaci di un territorio molto ampio che risente e mal sopporta ancora la presenza della centrale.

Loro hanno subito per decine d’anni le conseguenze della combustione del carbone e le collusioni e le falsità che per anni l’hanno accompagnata. Oggi esigono il rispetto della legge e vogliono essere tutelati, in modo definitivo, sul fronte della difesa della propria salute e non sono più disposti a farsi convincere, come per anni è stato, da ipocrisie elettoralistiche che di fatto fanno solo gli interessi di pochi a dispetto dei molti.

Su quest’argomento la negoziazione non è aperta, perché una Regione avrebbe potuto fare di meglio, di più, se non altro, essere coerente con le decisioni prese già sullo stesso argomento, anni prima.

Una Regione avrebbe potuto fare la differenza e cominciare a guardare avanti nel cambiamento, verso le fonti rinnovabili, verso la metanizzazione dei gruppi esistenti che avrebbero prodotto l’energia necessaria, verso il risparmio energetico di un’edilizia veramente innovativa, verso una difesa ambientale del territorio e di chi lo abita, verso uno sviluppo industriale non necessariamente legato al carbone.

Far credere, infine, che l’ipotesi progettuale della Regione Liguria faccia “storcere il naso alla dirigenza aziendale”, contribuisce solo a confermare come la stessa sia stata abituata a operare sul territorio difendendo solo i propri profitti senza, di fatto, relazionarsi e mediare in nessun modo con il territorio e con chi lo abita e come questa affermazione invece di pesare negativamente su un modo di far politica asservito e miope venga portato, ancora una volta, in prossimità di tornate elettorali, come prova poco credibile di un cambio della stessa.

 ANTONIA BRIUGLIA

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