Va bene la piazza ma che sia contro il riarmo e le minacce di guerra

L’assassinio in America del giovane attivista repubblicano ha dato la stura a uno scomposto e irritante susseguirsi di dichiarazioni demenziali. Si va da chi paventa il ritorno delle br a chi sostiene che se l’è cercata  a chi pensa bene ricordare che l’attentato a Martin Luther King fece molto più male alla democrazia. Impareggiabile però la Meloni, che si è immedesimata nella vittima: “Io non mi lascio intimidire”. Perbacco, che donna!

Charlie Kirk ucciso in un attentato

Ma non sono mancate raffinate analisi sociologiche, profonde riflessioni sul clima d’odio che avvelena la politica nelle due sponde dell’Atlantico.
Nessuno che abbia riconosciuto che l’omicida è semplicemente un ragazzo fuori di testa, come ce ne sono tanti in una società malata e priva di strumenti di controllo interni. Ma tutto fa comodo per distrarre l’attenzione dall’attacco della Nato e dell’Ue alla federazione russa.
A parte il delirio paranoide della Meloni e le uscite di qualche intellettuale come Odifreddi, già tristemente noto per la sua professione di ateismo – come se a qualcuno dovesse interessare – a questo scopo continua sui media la strumentale insistenza sull’eccidio di Gaza, senza però accennare al vero piano di Israele, implicito nel momento stesso della sua creazione. E continua la stanca ipocrita tiritera dei due popoli due Stati (quando fra poco verrà meno per i palestinesi la condizione primaria per la costituzione di uno Stato: il territorio).
Sul tema centrale, preso sottogamba dai media e gestito di soppiatto dai governi a iniziare dal nostro, l’insensata corsa al riarmo dell’Europa, mi preme segnalare le farneticazioni del nostro ministro della difesa e la giuliva incoscienza dell’ex ministra forzista Lorenzin.

Il ministro Crosetto e il Presidente del Consiglio Meloni

Le parole di Crosetto sono talmente gravi da risultare stupide. Le riporto testualmente, così come sono state propagate da tutti i media, urbi et orbi: “Non siamo pronti né un attacco russo né a uno di un’altra nazione (dice proprio nazione, non Stato o governo o magari Paese; Meloni docet). La gente non vuole sentire parlare di necessità di difesa (bene, quindi lo sa) ma io penso che il mio compito sia quello di mettere questo Paese nelle condizioni di difendersi se qualche pazzo decidesse di attaccarci. Non dico Putin (che quindi sarebbe un pazzo), dico chiunque (e così aggiunge scemenza a scemenza)”. Fra parentesi le mie considerazioni.

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Insomma Putin o “qualche altro pazzo” ci potrebbe aggredire e noi dovremmo prepararci a questa evenienza. investendo in armamenti quello che non abbiamo speso negli ultimi venti anni. Ora a dire queste cose non è un avvinazzato in una bettola di paese ma un ministro della repubblica e qualcuno in parlamento o al governo dovrebbe obbligarlo a chiarire meglio il suo pensiero. Intanto chi sarebbe “qualche altro pazzo” intenzionato a muoverci guerra. Che sia il “caro leader coreano” vista la distanza mi pare improbabile, anche perché non ha nulla da spartire con noi. Nostri potenziali rivali sono  i nostri vicini spagnoli e francesi: Crosetto allude forse a Macron o a Sanchez? Se è così lo dica così verrà subito sottoposto a TSO.  Non siamo nel diciottesimo secolo quando i sovrani europei giocavano a farsi guerra fra di loro. Ma Crosetto in realtà si riferiva esclusivamente a Putin e allora riferisca in parlamento e alla Nazione (ora si può dire)  su quali dati, su quali carte, su quali informative dei nostri servizi si fonda il timore di un attacco russo. Ci dica cosa vuole da noi la Russia: le stazioni sciistiche? la costa Smeralda, rimasta nel cuore a Putin?  la spiaggia di Forte dei Marmi cara agli oligarchi?  Ce lo dica. O forse l’Italia, noto produttore di gas e di petrolio, è una minaccia per l’export russo? perché o lui sa qualcosa che noi non sappiamo o diffonde notizie false e allarmismi privi di fondamento. A meno che non accarezzi l’idea di attaccare la federazione russa per compiacere i pazzi, quelli sì, ai vertici della Nato e dell’Ue e metta in conto che difficilmente a Mosca sarebbero disposti a porre evangelicamente l’altra guancia.
Come sia sia ce n’è abbastanza per cacciarlo a calci dal posto che occupa; e se la sua è la posizione del governo e della maggioranza il popolo italiano ne deve essere informato con chiarezza. Salvini non può cavarsela sussurrando che il pericolo per l’Italia non viene da est ma dall’invasione  islamica né può lavarsi la coscienza con l’abbraccio all’ambasciatore russo. Finché rimane al governo le parole della Meloni sono anche le sue e sono anche sue le parole di Tajani e quelle di Crosetto. Prenderne  sul serio le distanze significa una cosa sola: abbandonare al suo destino questa  sciagurata maggioranza. E non si venga a dire che non c’è alternativa: di fronte ad uscite ridicole e insensate  e ad una politica pericolosa l’assenza di un’opposizione parlamentare non può essere un alibi; i partiti non sono il popolo né  lo rappresentano ed è il popolo l’alternativa.
Dovrebbe esser chiaro a tutti che il solo considerare la guerra una possibilità  è una follia. Che poi siano un ministro o il capo del governo o lo stesso capo dello Stato a ventilare questa possibilità rimane comunque una follia.  Siamo al punto che un giornalismo demenziale prende sul serio i rifugi antiatomici o i kit di sopravvivenza e l’ex camaleontica ministra della malasanità ora senatrice della repubblica in quota Pd lamenta, sulla scia di Crosetto, l’impreparazione dell’Italia ad affrontare un attacco batteriologico. (Tagadà,  lunedì 15 settembre).  Un messaggio nemmeno tanto subliminare ai telespettatori: Putin sta preparando la guerra batteriologica contro l’Italia.
Un delirio collettivo. Nessuna reazione al titolo dell’edizione online di un giornalone: “la terza guerra mondiale sempre più vicina”; è una gara a chi si spinge più in là. Senza reazioni anche il coro della grande stampa contro Salvini: “ha stretto la mano al nostro nemico”. Non sapevo che l’Italia avesse un nemico o che fossimo in guerra con qualcuno.

Quello dei giornalisti, degli opinionisti, dei politici di ogni colore sembra un esercito di invasati, di posseduti, di decerebrati. Farebbe venire alla mente i più terrificanti film  horror se non ci fosse un fil rouge che li unisce, anzi li stringe all’interno di un patto indissolubile scritto col  denaro, la carriera, la notorietà, il gratificante senso di appartenenza ad una casta di privilegiati e garantito dalla assoluta mancanza di una benché minima traccia di dignità. Ora tanto per accreditarsi e confondere l’opinione pubblica tutti contro Israele, addirittura contro l’Ue che minaccia sanzioni ridicole e senza un bersaglio preciso; un coro unanime ma stonato, senza un accenno a proposte alternative, col solo scopo di dirottare verso i pro Pal umori che potrebbero indirizzarsi contro la guerra e i suoi fautori. Meglio i violenti con le bandiere della Palestina che piazze pacifiche che chiedono conto del riarmo e della posizione del governo, che dovrebbe rispondere ad una semplice domanda: qual è il motivo dell’ostilità dell’Italia nei confronti della federazione russa e del suo presidente? Sconvolgente il voltafaccia della sinistra: appena ieri picchetti davanti a Camp Darby, marce della pace e “Fuori l’Italia dalla Nato!”: oggi una gara fra Picierno e Urso a chi è più atlantista e tutti dietro alla Metzola, che copre gli scandali che hanno colpito il suo staff con una bellicismo più scoperto di quello di Rutte, di Ursula e della ineffabile Kallas.
L’ultimo sconcio mediatico, il tentativo di legittimare la corsa al riarmo e  l’intervento diretto delle forze Nato in Ucraina con le presunte incursioni russe sui cieli della Polonia e della Romania, è miseramente naufragato: è ormai chiaro che sono notizie inventate di sana pianta. Solo la Verità e il Fatto danno conto che la casa scoperchiata a Lublino era sì stata colpita da un missile, ma da un missile polacco, non russo. Lo riporta anche il Riformista, ma stravolgendo le parole del presidente polacco e facendo proprie quelle del capo del governo Tusk: non importa chi ha spedito il missile o di chi fossero i droni, è comunque colpa di Putin che vuol saggiare le nostre difese. Surreale, ma tant’è. Travaglio dal canto suo dedica il suo editoriale alle fake news dell’Ue e della Nato ma, ahimè, sente il bisogno di pararsi il lato b mettendo bene in chiaro che “l’invasione russa dell’Ucraina è un crimine internazionale ingiustificabile anche se provocato dalla Nato”: un perfetto esempio di ossimoro, aggravato dalla circostanza che lui stesso ha più volte documentato con dovizia di particolari le atrocità  commesse dagli ucraini nel Donbass e che da mesi insiste nel ricordare che la strage perpetrata dai nazisti ucraini dura dal 2014 (dal che si potrebbe concludere che se Putin ha una colpa è quella di avere aspettato troppo a intervenire). Ma anche lui ritiene che sia legittimo prendere in giro i lettori?

La casa scoperchiata a Lublino da un missile polacco

Personalmente non ho niente contro gli eserciti tant’è che sono stato a lungo tentato dalla carriera militare. E che l’Italia sia da decenni nella top ten delle potenze militari – a distanza stellare dalle due super potenze –  mi fa solo piacere. Ma le forze armate vanno considerate un fiore all’occhiello, un biglietto da visita,  uno stimolo per la ricerca o uno strumento per garantire legalmente la pace e la stabilità sul fronte interno. La stessa arma atomica va correttamente intesa come una garanzia: forse non è realistico sperare nello spegnimento di tutti i focolai di guerra accesi nel pianeta ma dopo le terribili e insensate guerre che hanno lacerato il nucleo stesso della civiltà la sola ipotesi di  un conflitto globale è una bestemmia e lo spettro dell’apocalisse nucleare ne segna la definitiva proibizione e il suggello sacrale di un divieto assoluto. Chi sano di mente si allena per incrementare muscolatura e forza fisica non lo fa perché si sente minacciato  o per offendere. Lo fa per vanità, per essere ammirato, per sentirsi a suo agio, per mantenersi in buona salute ed è noto a tutti che di norma chi pratica il pugilato non è una persona aggressiva. Forse in un futuro che mi auguro prossimo non ci sarà più bisogno di eserciti. Al momento le spese militari sono necessarie per la difesa dei confini, per garantire la sicurezza interna e mettere al riparo le istituzioni da tentazioni eversive come quella di aggirare l’articolo 11 della costituzione. Oltre questa funzione, peraltro tradita da alcuni vertici militari in combutta con i politici, sono un  vezzo, un motivo di orgoglio, una dimostrazione di efficienza che non devono compromettere lo stato sociale o i servizi essenziali: si affrontano se ce le possiamo permettere. Ma in ogni caso guai se la forza militare sconfina nel bellicismo o si alimenta di nemici immaginari, come accade quando si mette al servizio di una politica marcia che non rappresenta altro che se stessa e le oligarchie che pretendono di decidere le sorti del mondo.

Noterella finale

Il pacifismo di Conte non fa paura né alla Meloni né alla sua controfigura di sinistra. Fanno paura Vannacci, “orrendo” secondo la Lorenzin, che non ha letto un rigo del Mondo al Contrario, e Salvinovsky – così lo chiama una penna di Repubblica – e questo la dice lunga. Conte è solo un furbacchione disposto a sposare qualsiasi causa ma il Generale e il Capitano, se trovano il coraggio di andare oltre una Lega inaffidabile (penso a Fedriga e a tutti i capibastone leghisti) non sommessamente ma col massimo fragore possibile possono ancora scuotere un popolo rassegnato e chiuso nel privato.

Pierfranco Lisorini

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