Urbanistica carcarese

Urbanistica carcarese
Doverosa premessa: non sono architetto, non sono geometra e non sono neanche un muratore. Non sono un artista, un esperto di paesaggio, di natura, soprattutto non sono esperto di urbanistica. Però sono carcarese…

Urbanistica carcarese

Doverosa premessa: non sono architetto, non sono geometra e non sono neanche un muratore. Non sono un artista, un esperto di paesaggio, di natura, soprattutto non sono esperto di urbanistica.

Però sono carcarese, e questo mi dà un piccolissimo diritto di segnalare un desiderio tutto personale. La questione riguarda una porzione di terra di circa 400 metri quadrati, dove si trovava un tempo il frantoio della ditta Viglizzo.


 

Questo triangolo è ora abbandonato a sé stesso. Io non so, ora come ora, in quali condizioni di diritto e di proprietà si trovi questo immobile. Non so se è vincolato, privato, pubblico, edificabile, agricolo o cos’altro possa essere. Non conosco il Piano Regolatore e quel che è già previsto si faccia su quest’area. So che si trova proprio di fronte ai neonati capannoni della Noberasco, so che ora come ora questa è una sorta di “periferia” di Carcare, so che c’è sempre gente che passeggia, col cane, a piedi e in bici, compiendo il classico “giro del mulino”, modo di dire che è entrato nel comune parlare carcarese, come dire: far quattro passi (volendo essere spregiudicati i carcaresi comprendono nella passeggiata anche l’ascensione a San Giovanni).

Queste usanze sono quelle che fanno parte delle consuetudini di un paese, e sono di fatto quel che lo caratterizzano (insieme a chissà quali altre abitudini).

Sarebbe insomma cosa buona e giusta recuperare quell’area evitando severamente sversamenti di cemento, eccesso di parcheggi, edificazioni pesanti.

Si potrebbe pensare ad un area verde, fatta di panchine e sentieri acciottolati, lasciando le piante d’alto fusto là dove sono ora, ripulendo dalle ramaglie, dalle tante cianfrusaglie, magari mettendo a dimora qualche alberello. Forse addirittura si potrebbe pensare di illuminare decentemente l’area, giusto per avere un punto, un luogo di riferimento. Si potrebbe lasciare sul posto anche la struttura in cemento superstite del vecchio frantoio.


 

Sarebbe importante, perché presto intorno sorgeranno altre strutture, forse il paese si sposterà in quella direzione, magari accogliendo sulla collina della Sapetina altre costruzioni. Se dipendesse da me non lo vorrei. Mi piacerebbe si sospendesse l’edificazione di nuove strutture, e contemporaneamente si promuovesse il rinnovamento delle strutture già esistenti conservando magari la vecchia forma, la vecchia identità.

Un giardino insomma, un parco pubblico, nel quale trovare uno spazio per passeggiare senza timore di essere arrotati, un luogo ben arredato, con panchine, aiuole fiorite, forse giochi per i bimbi, magari fornito di un accessorio ormai (duole ammetterlo) desueto, come la fontanella dell’acqua, o addirittura una “casa dell’acqua” come va di moda oggi… O magari, chissà, un luogo per sostare e mangiare una merenda, con una tettoia, un barbecue.

Ecco, ci ho pensato: si potrebbe lanciare una sorta di concorso tra i cittadini carcaresi, per chiedere loro cosa vorrebbero in quell’area, come l’arrederebbero. Sarebbe poi utile considerare anche le strutture che già ci sono, senza dover demolire nulla.

So già il ritornello, che viene suonato da qualsiasi amministratore non appena si paventa una spesa: non ci sono fondi.

Ma si, certo, sto parlando così, per gioco… Però è pur vero che sarebbe un’ottima occasione per le ditte impegnate nella riqualificazione dell’area (Noberasco e Bagnasco) per procedere a una ripulitura e organizzazione di quel posto.


 

Occorrerebbe porre qualche condizione però:

·      Che si usi meno cemento e meno asfalto possibile.

·      Che si sfrutti l’esistente al meglio possibile, senza demolizioni.

·      Che si realizzino pochi parcheggi, per non sottrarre spazio alle persone.

·      Che la costruzione di un parco qui, non sia premessa per spostare o sopprimere un parco o una zona giochi per bambini in qualsiasi altra zona.

·      Che si lavori per la bellezza, per il piacere, per la salute, per il futuro.

·      Che anche l’illuminazione notturna non sia solamente l’abbagliante consueta luce stradale, ma sia opportuna e non invadente

·      Che contenga uno spazio adatto per fare teatro all’aperto, piccoli concerti, feste.

Lo so, forse è tutto un piccolo sogno. Ma merita sognare, stimolare alla proposta anche irrealizzabile, porre questioni che vadano un poco più in là che il pur utilissimo tombino… E merita che un cittadino, i cittadini sentano il bisogno di proporre, di chiedere, di desiderare un certo tipo di città, se non per sé, forse per coloro che verranno dopo di noi.

ALESSANDRO MARENCO

 

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