Una piccola aggiunta alle Question Words

Chi dovesse produrre per qualche motivo un testo argomentativo e non sentisse tuttavia di avere quella capacità istintiva di svolgerlo senza darsi espressamente delle linee guida da seguire, può trovare forse un qualche giovamento nelle seguenti sintetiche considerazioni.

 

Relativamente alla forma:

Sviluppare periodi semplici per dire ciò che altrimenti si direbbe con un periodo complesso, ovvero costituito da una proposizione principale e da diverse subordinate; cosa che oltre a facilitare la comprensione preserva da frequenti errori di sintassi.

Creare dei capoversi per rendere visivamente lo stacco concettuale di quando il discorso muta significativamente.

Cambiare l’impostazione della frase se essa risulta ambigua nella sintassi e di conseguenza nel messaggio.

Evitare i termini ( in particolare i verbi ) troppo generici. Se esiste un termine apposito, per quale motivo non servirsene con un lessico appropriato? E allora non “fare” ma “stilare” un verbale; non “dare” ma “esprimere” un giudizio; non “mettere” ma “indossare” la camicia… Senza, s’intende, giungere ai livelli pedanti di un catalogo di botanica.

Rileggere l’elaborato alla fine a voce bassa, affinché l’intonazione e le pause della voce che accompagnano la lettura suggeriscano se al tipo e alla frequenza della punteggiatura inserita si debbano apportare modifiche e affinché mettano concretamente in mostra eventuali espressioni contorte o francamente scorrette.

Relativamente al contenuto, un qualsiasi testo orale o scritto, per essere esauriente, e magari esaustivo, dovrebbe

 – Tenere sempre ben presente qual è la richiesta della traccia, senza finire a parlare d’altro o dilungandosi in questioni del tutto secondarie.
L’esito sarebbe un “fuori-tema”, cioè l’errore più grave che si possa commettere. Quando si scrive ( o si parla ) non bisogna scantonare o svisare: ciò oltre a una difficoltà dialettica, è spesso spia di mancanza di onestà intellettuale.
La prima cosa da fare, dunque, è non perdere mai di vista la traccia che viene assegnata in ambito scolastico o che ci assegnamo idealmente da soli nelle varie situazioni che ci si presentano nella vita.

–  Recepire o quantomeno non sottovalutare l’insegnamento di Catone il Censore:Rem tene, verba sequerentur”. Ovvero padroneggia l’argomento, le parole seguiranno in maniera automatica, fluida e corretta. La premessa è che si deve parlare solo di quello su cui si ha una solida informazione.

– Rispondere adeguatamente alle  seguenti domande: Chi? Cosa? Come? Quando? Dove? Perché? Sono tutte importanti, e ciascuna richiede in generale maggior spazio e approfondimento a seconda del contesto coinvolto, per cui vi sarà una cura maggiore a rispondere al “quando” trattando di Storia, al “come” trattando di Scienza, al “dove” trattando di Geografia etc… 
Ma la più importante di esse per valutare la maturità di una persona e la sua capacità critica è il “perché”.
Alle altre domande in uno scritto si può eventualmente solo accennare, ma il “perché” è fondamentale: una affermazione va sempre giustificata. Si tratta di un testo argomentativo, non di una poesia.
Se non si chiarisce il perché di un fatto, di una scelta, di un fenomeno, di un progetto, di un’ipotesi, allora tutto si appiattisce in un opinionismo soggettivistico, e le altre informazioni relative alle altre domande restano a mezz’aria, e assumono un sapore estrinseco e nozionistico.
Il “perché” è quel motivo che induce a dare spiegazioni, e in ordine logico esso anticipa tutto il resto.
Se si parla del modo ( come ) in cui in un certo tempo ( quando ) e in un certo luogo ( dove ) un individuo ( chi ) ha avuto un ruolo in un fatto ( cosa ), ebbene, evidentemente la scelta di affrontare o anche solo raccontare quella vicenda e non un’altra, dipende da un “perché” che ha il compito di legare il tutto e di direzionarlo.Si potrebbe concludere che rispondere alle domande degli avverbi interrogativi, conosciuti meglio anche in italiano sotto il nome inglese di “Question Words”, permette il procedere dell’elaborato e ne giustifica i vari passaggi.
Ma non lo si può fare se prima non si aggiunge che esiste un ambito specifico in cui al “perché” è imprescindibile affiancare altre due domande.
L’ambito è la Politica. E le due domande-corollario sono:

1) Perché proprio adesso?   2) Cui prodest ( A chi giova? )

Fulvio Baldoino

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