Una mancata rivoluzione liberale. Non è più quel tempo e quell’età

Giuliano Urbani

Fra le mie tante letture, incontro  un ricordo, una  esposizione aneddotica   su  Giuliano Urbani, ormai un signore di età, che  è stato una delle menti più brillanti di un partito nato per avere un’anima liberale, in previsione, almeno in ipotesi,  di  una autentica rivoluzione liberale e che purtroppo in breve tempo è diventato altro. Spiace che l’ultimo tempo della storia della sua vita sia fatto di giorni amari, di depressione e di resa alla fine. Ospite di una RSA.
Con  Antonio Martino e Marcello Pera era uno dei Professori,  uno dei  cervelli politici,  uno dei  mentori  di Forza Italia. Troppo intelligenti,  oscuravano gli apprendisti stregoni che accorrevano  ad   Arcore  alla ricerca spasmodica di visibilità con scarse motivazioni progettuali e  senza salde fondamenta. . Berlusconi non li difese  abbastanza e si lasciò conquistare da altri. Senza rendersi conto, o, forse, sapendo ma non potendo fare altre scelte, pur essendo un grande visionario,   ma pragmatico e concreto e realista. Un grande errore che, alla fine, ha pagato caro, come sappiamo,  essendo sotto gli occhi di tutti.  I grandi di cui sopra erano la testa, la guida  di quel partito liberale che  Silvio  aveva in mente.
Ma  purtroppo,  si trasformò in un palcoscenico, una ribalta,  per chi, comunque non ha fatto una bella fine. Un gruppo di esaltati o, in alternativa,  frustrati.

Pera e Martino

Tornando a Urbani.
Giuliano Urbani, 87 anni, ministro del primo governo Berlusconi si racconta. Ora vive in una RSA  della capitale, a Priamavalle: «In questi posti ci si arriva alla fine, si viene a morire». «Io sono di Perugia, allevato fin dal liceo da Capitini, il Gandhi italiano. Venivo dalla non violenza, dalla sinistra che detestava le guerre. Poi l’Ugi, l’Unione goliardica italiana. Votavo Pli. Berlusconi sapeva benissimo che simpatizzavo per la sinistra. Un liberale di sinistra», spiega in un’intervista a La Stampa.

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All’epoca il Cavaliere  «era ossessionato dai comunisti, temeva che gli avrebbero fatto fuori tutte le aziende». Lo ricordo bene, dato che ero scesa in campo con lui, senza avere mai fatto politica ma appassionandomi all’istante.  Mi dava quasi fastidio questo suo ripetitivismo anticomunista, monotono e tedioso,  pur essendo  liberale pura da sempre,  e dunque  condividendolo.
Quando nel 1993 lo conosce,  Urbani da tempo vive a Torino. «Spesso facevo colazione con l’avvocato Agnelli, da soli. Era una persona curiosissima, sapeva che avevo scritto molto sul comunismo. Lui era molto combattuto sui comunisti, ufficialmente doveva considerarli nemici ma gli erano simpatici, anche perché nelle vicende della Fiat il Pci è stato importante, molto spesso in positivo».
Da Ministro per la Funzione pubblica nel primo governo Berlusconi, ricorda. «Il giorno della fiducia in Senato mi ritrovo tra Spadolini e Agnelli che malignamente mi domandavano: “Tu che c’entri con Berlusconi? Sei un liberale, non hai niente in comune con lui, te ne accorgerai tra un po’ e te ne pentirai”. Agnelli lo giudicava, a torto, un superficiale. Poi c’era Confalonieri che mi diceva “Vedrai che Silvio è migliore di come appare a molta gente”. Io gli raccontai del fuoco di fila di Spadolini e Agnelli. Anni dopo Confalonieri mi disse: “Ora che lo conosci bene dimmi se mi sbagliavo”. Non sbagliava».
Di Berlusconi ricorda le passioni private. «Era un presuntuoso in materia di pallone, pensava di essere un mago, è stato soprattutto fortunato». “Per lui le femmine erano l’elisir di gioventù. In maniera molto borghese ha cercato di nascondere questa debolezza per non urtare sua mamma e sua sorella; le idolatrava entrambe. Quando sono morte è venuto meno il freno inibitorio e si è scatenato. Lo faceva con un infantilismo strepitoso”.
Sul governo ha delle idee molto chiare. Il Presidente del Consiglio lo ha sorpreso positivamente, dato  che  si è dimostrata più intelligente, scaltra e pragmatica di quanto  si aspettava. “La destra italiana, però, ha un problema di classe dirigente. La tristissima vicenda di Sangiuliano dimostra che farlo ministro è stata una scelta demenziale”. Negativo invece il parere su  Salvini: «Di una ingenuità, mediocrità e provvisorietà strepitose».

Tajani

E su La Russa sostiene:  «Quello sciocco del presidente del Senato dice che ha il busto di Mussolini in casa. L’unica spiegazione è che non vuole perdere il contatto con il suo zoccolo duro…» «Sono talmente mediocri gli altri che Forza Italia si è salvata. Tajani è il meglio del moderatismo, a volte si presenta troppo umile e gli altri lo sottovalutano».
Purtroppo  Urbani soffre di idrocefalo normoteso, una patologia neurologica con tratti simili all’Alzheimer: «Le possibilità di guarire sono zero – racconta – l’intervento mi ha permesso di mantenere la lucidità mentale». Maglione bianco, pantaloni blu, uno scaldacollo rosso. Cammina con l’ausilio  un deambulatore, «il mio miglior amico». «Ho male alle gambe e soffro di depressione. È micidiale, vedo tutto nero».
Non è più quel tempo e quell’età.  E invecchiare così è davvero deprimente. La vecchiaia è fisiologica e si può accettare. Anzi, si deve farlo al meglio, continuando ad essere attivi e apprezzare  quel che la vita  riserva di positivo, giorno per giorno. Senza fare grandi progetti ma anche senza vivere solo di ricordi e di rimpianti. Ma la patologia grave toglie ogni possibilità di recupero.

Carla Ceretelli

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