Una dittatura di cartapesta ottusa e violenta

Una dittatura di cartapesta ottusa e violenta Quando l’inefficienza si sposa con l’arroganza e il potere rimane senza controllo

Una dittatura di cartapesta ottusa e violenta
Quando l’inefficienza si sposa con l’arroganza e il potere rimane senza controllo

 Da settimane i telegiornali non danno più notizie. C’è voluto che un ragazzo decapitasse la madre o che crollasse un ponte per interrompere per un istante il flusso monotematico di una comunicazione ridondante, dal valore informativo prossimo allo zero, tesa a ottundere le coscienze e a imporre le facce e le voci dei mandarini del regime. Altro che persuasori occulti: questa è un’applicazione massiccia dei metodi di lavaggio di massa del cervello quale nessun paese occidentale ha mai sperimentato, e nel mai includo scientemente il ventennio mussoliniano e i regimi totalitari russo e tedesco, che, quanto meno, si avvalevano del peso reale delle personalità del Duce e dei due dittatori.


Col pretesto dell’epidemia siamo precipitati al livello della Corea del nord con un re travicello costruito a tavolino che si fa trascinare dalla corrente e i compagni che dopo essersi fatti un boccone dei grillini si sono impadroniti del palazzo d’inverno senza sparare un colpo. Il parlamento non esiste più, il governo è un ectoplasma che si manifesta nelle immagini di Conte ripreso in tutte le prospettive, intento a sfogliare carte, affaticato, compunto, sempre al lavoro, insonne, convinto di essere investito di una missione storica e attento a entrare nelle case degli italiani nelle ore in cui più probabilmente sono davanti al televisore. 

In questa oscena caricatura di una tragedia greca non poteva mancare il coro, le voci degli esperti, degli scienziati, dei suggeritori del “decisore politico” – ci hanno gratificato di questa sciocca espressione tanto per aggiungere un tocco in più alla loro magniloquente vanità – quelli che sono diventati tutti virologi, epidemiologi, statistici, dal sussiegoso pediatra al grigio capo di una protezione civile che si è rivelata niente altro che carta intestata e stipendificio. Inutile e inconsistente, flatus vocis, eterea, priva di mente – tant’è che deve ricorrere al “comitato tecnico scientifico” reclutato chissà come -, priva di braccia come un esercito senza soldati, senza un proprio strumento operativo, assolutamente priva di capacità organizzativa, solo chiacchiere e distintivo e autocelebrazione.


Sono venute alla luce tutte le magagne di un Paese che ha dissipato la sua eredità, ha distrutto la sanità, ha distrutto la scuola, ha distrutto l’impianto della pubblica amministrazione, ha compromesso in modo irrimediabile il rapporto dei cittadini con le istituzioni, ha fatto dell’esattore delle tasse un nemico, del vigile urbano un nemico, del poliziotto un nemico, dell’impiegato dietro lo sportello un nemico, del militare una minaccia e per unire al danno la beffa ci ha sommerso nella melma della retorica. Gli ospedali della sanità migliore del mondo sono focolai di infezione, le case di riposo stabulari dove si va a morire come cani e la scuola dal canto suo ha sfornato incompetenti incapaci di leggere correttamente un numero di quattro cifre, giornalisti arroccati su un ossessivo “mettere in campo”, prigionieri della “possibilità di poter” fino alla sublime “impossibilità di poter” coniata dall’ illustre commentatore del giornalone della capitale.


E dopo gli estenuanti tentennamenti sulla chiusura degli stadi, dopo l’inqualificabile ritardo nella chiusura delle discoteche, dopo aver fallito completamente nell’opera di sanificazione di strade e locali aperti al pubblico, ora, mentre si distribuiscono tablet per assicurare il prosieguo dell’attività didattica, che non c’è, arriva un provvedimento secco, perentorio e passato inosservato: niente elezioni, se ne parla, forse, in autunno. Che fosse il momento buono per il voto elettronico non ha neppure sfiorato la mente dei politici né, purtroppo, quella di cittadini sempre più adattati alla condizione di sudditi. Sudditi che non rifiatano di fronte alla scoperta, impudente, sfrontata rimozione del leader della Lega, che compare solo come un truffaldino bacchettone che biascica invocazioni a Maria immacolata nel tentativo disperato di frenare l’emorragia di consensi, attestata da improbabili sondaggi e reale solo nei sogni e nelle preghiere rossogialli. Il disegno è chiaro: puntare su Tajani e sulla Meloni, che sono per il regime delle tigri di carta e che zitti zitti approvano. 


Tajani e Meloni

È evidente che tutti i provvedimenti, si fa per dire, adottati dalla combriccola che ha in mano le redini del Paese sono stati fallimentari. L’epidemia, dopo aver compiuto una strage e svuotato le case di riposo, raggiunto il picco finirà per attenuarsi, si arenerà sulle difese immunitarie, mostrerà un andamento stagionale come l’influenza, rimarrà endemica finché un vaccino non garantirà l’immunità di massa.  Ma come si risolleveranno il barbiere, il barista, il negoziante, l’artigiano? Molti di loro andranno ad ingrossare le fila degli assistiti di Stato, insieme ai tecnici, agli impiegati, agli operai delle tante aziende che chiuderanno definitivamente o ne usciranno ridimensionate. Qualche grillino si fregherà le mani: ecco la decrescita felice; gli uomini non sono stati capaci di realizzarla, ci ha pensato il buon dio! E meno macchine in giro, così si respira meglio (non è vero, ma fa lo stesso).

È stata un gestione dissennata, ci sono pochi dubbi. E nessun dubbio che nessuno pagherà perché il regime, che in questo si differenzia dalle dittature più serie, non conosce autocritica né responsabilità e soffre della sindrome di Korsakof: dimentica tutto. Ma quando verrà il giorno, e verrà, che Conte e i suoi sponsor toglieranno il disturbo, e buono o cattivo ci sarà un governo legittimato dal voto degli italiani, fra le tante cose alle quali bisognerà provvedere c’è proprio uno strumento autentico di protezione civile in grado di fronteggiare le emergenze, che poi sono eventi da mettere in conto non capricci di Zeus incollerito per un amore non corrisposto. Un corpo efficiente e ben addestrato, una sorta di guardia nazionale con una struttura paramilitare permanente che sostituisca il volontariato disorganico ed estemporaneo sul quale oggi si fa assegnamento.  


E ci sarà da ripensare seriamente, senza pregiudizi e retro pensieri, alla solidità delle strutture statuali del Paese. Conte che ora minaccia l’Ue non fa altro che confermare il personaggio; non vale la pena di spenderci una parola. Ma un governo appena credibile dovrà confrontarsi per davvero con la questione cruciale della sovranità monetaria, imboccando magari la strada di una moneta virtuale per gli scambi commerciali reintroducendo la lira ad uso interno; un ritorno indietro fino al punto in cui si prese la strada che ci ha condotto a questa condizione di impotenza e di sudditanza. E si dovrà pur mettere mano allo smantellamento delle Asl, che hanno reso un pessimo servizio alla organizzazione del nostro sistema sanitario, primo passo per vedere di impedire che alle posizioni apicali in tutta la pubblica amministrazione accedano solo i peggiori. E, infine, dovrà essere smantellato tutto il sistema di assistenza agli anziani, pubblico e privato.

p.s

Ieri mattina il padre di una collega di mia moglie, un anziano cardiopatico che tira l’anima coi denti, è stato pizzicato a passeggiare sul lungomare davanti alla sua abitazione da due vigili in borghese che lo hanno rispedito in casa dopo una brusca e umiliante reprimenda, dileggiandolo perché privo di contapassi. Agenti in borghese: prove generali di controllo del territorio tipo  Gestapo, Stasi, GPU o, per restare fra noi, Ovra. E in questo momento alla televisione mi fanno vedere in un parco milanese deserto un povero vecchio seduto da solo su una panchina imbavagliato nella mascherina che viene intercettato trionfalmente da due solerti tutori dell’ordine dai quali cerca di difendersi  balbettando qualche giustificazione. Non si chiedono i due energumeni in divisa chi possa contagiare, se viene mantenuta la distanza sociale, se c’e rischio di assembramento: ci sono gli ordini, basta. Allora non ci stupiamo se per rispettare le regole, per obbedire agli ordini, i soldati tedeschi davano fuoco alle chiese dopo averle riempite di contadini collusi con i partigiani. Questa è l’ora degli scherani, delle nullità ubriacate dal potere, come il sindaco di Fucecchio che aspetta al varco i clienti del supermercato per controllare lo scontrino e multarli se hanno speso meno di venti euro.

  Pier Franco Lisorini  docente di filosofia in pensione   

 

 

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