una delle “101 storie Zen

Quando il senso religioso non è cultura di potere
  ma solo morale (il cinese felice)

Quando il senso religioso non è cultura di potere  ma solo morale (il cinese felice) 

Chi percorre in America le varie Chinatowns, non mancherà di notare la statua di un uomo vigoroso che porta in spalla un sacco di tela. I mercanti cinesi lo chiamano il Cinese Felice o il Buddha che ride.

Questo Hotei visse al tempo della dinastia T’ang. Non aveva alcun desiderio di definirsi maestro di Zen né di radunare molti discepoli intorno a sé. Invece girava per le strade con un grosso sacco di tela pieno di canditi, frutta e frittelle dolci da dare in regalo. E li distribuiva ai bambini che si raccoglievano intorno a lui per giocare. Aveva istituito un giardino d’infanzia della strada. Ogni volta che incontrava un devoto di Zen gli tendeva la mano dicendo: «Dammi un centesimo, uno solo». E se qualcuno lo pregava di tornare in un tempio e di insegnare, lui ripeteva: «Dammi un centesimo». Una volta, mentre era intento al suo lavoro-gioco, passò un altro maestro di Zen e gli domandò: «Qual’è il significato dello Zen?». Per tutta risposta , Hotei posò immediatamente il sacco a terra. «Allora,» domandò l’altro «qual è  l’attuazione dello Zen?». Subito il Cinese Felice si rimise il sacco in spalla e continuò per la sua strada.

(Tratto da: “101 Storie Zen” a cura di Nyogen Senzaki e Paul Reps, Adelphi  Edizioni, Milano, 1973).

La finezza di questa storia è auto esplicativa: quando chi possiede un senso religioso chiosa sui significati, il sacco contenente l’amore per il prossimo è posato per terra.  Quando si prende sulle spalle il proprio sacco e si prende atto della sola realtà, si ha un senso religioso sen’altro di livello terreno e incurante dei “dogmi” ma,  senz’altro concreto.

Con questa storia il mio augurio di Buon Natale a tutti i lettori di Truciolisavonesi e alla Redazione.

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