Un paragone spudorato
La notte tra il 7 e l’ 8 novembre, si è disputata la partita di Europa League tra gli Olandesi dell’ Ajax e gli Israeliani del Maccabi Tel Aviv.
La partita in sé non ha qui alcun rilievo sostanziale. E’ solo un trigger per gli eventi che ne sono seguiti.
Infatti prima si sono verificati disordini ( ai quali la curva del Maccabi non è nuova, come si può vedere da ciò che è accaduto ad Atene il marzo scorso per l’incontro con l’Olympiacos ) in piazza Dam, e poi, durante e dopo la gara, alcuni episodi che in seguito e per alcuni giorni sono stati notizia da prima pagina e hanno scatenato una ridda di discussioni, considerazioni, interventi di politici, opinionisti, sportivi, intellettuali…
Ma esattamente di che episodi si tratta?
Chiarito che a differenza della notizia subito messa in circolo e poi rivelatasi falsa secondo cui una persona sarebbe stata presa in ostaggio, quello che di verificato sappiamo essere accaduto dopo il match è che i tifosi olandesi si sono lanciati, forse in modo organizzato, in una caccia all’uomo a danno dei tifosi israeliani.
Non si è a conoscenza in realtà se gli uni e gli altri si siano recati allo stadio più per tifare o più per alimentare una situazione violenta.
Ciò che si sa è che la violenza c’è stata: 5 supporter del Maccabi sono finiti all’ospedale, da cui sono stati dimessi a fine mattinata, e uno ha dovuto fuggire gettandosi in uno dei tanti canali che solcano il centro della città.
Violenza motivata da che?
Non certo da quanto era appena accaduto in campo, perché se una squadra vince 5 a 0 non ha nessun motivo, nella persona dei propri supporter, per sfogare la rabbia sui supporter avversari.
Il motivo potrebbe allora essere individuato in un altro tipo di rabbia, legato all’operato di Israele in Palestina, visto che la frangia ultras Maccabi Fanatics approva le scelte belliche del suo governo.
Si tratta dunque di cercare fatti più contingenti e più concreti.
Come gli slogan antiarabi urlati già dal giorno prima fuori dello stadio, e gli slogan antipalestinesi il giorno stesso dentro lo stadio, tra cui quello scandito in coro: “Non ci sono più scuole a Gaza perché non ci sono più bambini!”; come i fischi di spregio nel minuto di silenzio per le vittime dell’alluvione nella regione di Valencia di una settimana prima, da intendersi alla stregua di rivalsa sul governo spagnolo, reo il 28 maggio 2024 di aver riconosciuto lo Stato di Palestina; come l’aver strappato arrampiccandosi sulla facciata dei palazzi la bandiera palestinese esposta da privati cittadini sui loro davanzali; come l’aver assalito e picchiato un taxista marocchino.
Ora, che dell’episodio di Amsterdam se ne dovesse parlare, non c’è dubbio. Ma che lo si sia, come hanno variamente fatto il governo Netanyahu, molti giornali e molte televisioni, paragonato a un pogrom, alla Notte dei Cristalli o ( è successo anche questo! ) all’Olocausto, se in generale è grottesco, in particolare è spudorato ( nella sua originaria accezione di “privo di pudore” ) verso chi direttamente o indirettamente ha conosciuto davvero cosa siano stati i pogrom, la Notte dei Cristalli e l’Olocausto.
E il paradosso è che a usare questi argomenti sono coloro, governo Netanyahu in testa, che dovrebbero assolutamente aborrirli.
E a proposito di paragoni, il 10 novembre il secondo canale RAI nel telegiornale delle 20,30 dedicava ai fatti legati alla partita Ajax-Maccabi un intero servizio, mentre riferiva per il solo tempo necessario a pronunciarli i numeri dei morti sotto i bombardamenti di quel giorno: 33 in Libano e 30 in Palestina.