Un martedì filosofico alla Feltrinelli

UN MARTEDI’ FILOSOFICO
ALLA FELTRINELLI

UN MARTEDI’ FILOSOFICO ALLA FELTRINELLI

  Nel tardo pomeriggio di martedì 12 febbraio, presso la libreria Feltrinelli point di Savona, è avvenuta la presentazione degli ultimi due libri del filosofo Giorgio Girard: Letteralismo religioso delle masse, terrorismo e migrazioni Nichilismo bifronte. Elzeviri sullo spirito del tempo, entrambi editi da Mimesis.


 La presentazione si è svolta in forma di dialogo tra l’autore e il sottoscritto, davanti a un pubblico non numeroso ma attento e interessato  al discorso proposto da un  discepolo di Plotino e di Heidegger , intervistato da un tardo allievo di  Socrate e di Pareyson, su temi quali la “psicologia debole”, “monoteismo e guerra”, “perché non bisogna temere la morte”, “qual è la differenza tra l’uomo e gli altri animali? ”… . Girard ha subito dichiarato che i suoi libri non sono di facile lettura, ma in compenso  premiano il lettore attento aprendogli nuove prospettive sul mondo in cui viviamo e sul nostro proprio mondo interiore oltre che  sul modo con cui ci poniamo in relazione con gli altri viventi, con noi stessi, con le cose inanimate e, per i credenti, con Dio.  


Girard ci ha fatto riflettere sui nostri inconsapevoli condizionamenti linguistici e culturali, schematismi concettuali o “paradigmi” che, di solito, nessuno si sogna di mettere in discussione, per esempio lo schema duale con cui interpretiamo praticamente il mondo dividendolo in spirito – materia, soggetto – oggetto, io – l’altro, identico – diverso, amico – nemico, noi – loro, al di qua – al di là, passato – futuro, vita terrena – vita eterna, salvezza – dannazione…Questo modo di pensare ha la sua origine antica nella logica aristotelica basata sul principio di non contraddizione: io non posso nello stesso tempo essere vivo ed essere morto, così come un triangolo non può essere anche un quadrato o una linea retta  curva, per la contradizion che nol consente: aut-aut , o questo o quello, tertium non datur . E invece, ci ha spiegato Girard, tertium datur: è il paradigma concettuale dell’ et-et, ossia dell’unire invece del dividere, dell’includere invece dell’escludere, della teologia negativa invece di quella affermativa, dell’eterno presente invece della vita eterna…I dialoganti si sono soffermati a lungo sul concetto di “puro presente” e dei suoi benefici. 


  Che cosa intende dire Girard esattamente con l’espressione “puro presente”? E quali sono i suoi benefici? Il primo è quello di vincere la paura della morte, considerando la medesima come evento che annulla ogni affanno, facendoci uscire dalla prigione del tempo duale che ci condanna a vivere tra passato e futuro attraverso un inafferrabile presente. Ma per godere del puro presente non è necessario morire; Girard ha raccontato come, al tempo in cui scriveva romanzi e giocava a tennis, ha vissuto momenti di beatitudine perché si sentiva “fuori dalla vita corrente affaccendata tra un  prima e un dopo.


La beatitudine sembrava consistere in un vivere nel puro presente, il quale era ‘un puro presente di qualità’ -o ‘simil-morte’, rispetto al saperne trarre risorse spirituali per proseguire nel percorso accidentato della vita. D’altra parte il tennis, la cui parola chiave è concentrazione, esprime appunto un sottrarsi alla routine consueta del vivere che è però di una qualità diversa rispetto nel porsi a scrivere un romanzo. E’ di qualità molto diversa, anche se appartiene tuttavia allo stesso paradigma dl puro presente in vita: li accomuna – romanzo e tennis – il fatto di poter esprimersi fisicamente al meglio solo sottraedosi il più possibile alle preoccupazioni del quotidiano, e quello di chiudersi momentaneamente nell’incantesimo che immette in un ‘altro mondo’, come quello di scrivere un romanzo.


Li accomuna il ‘paradigma monistico’ del far vigere il puro presente e sottrarsi al dualismo del prima e del dopo che domina la scena del vivere consueto, carico di ‘pre-occupazioni’ “. Altri esempi  di puro presente e di morte in vita sono le estasi mistiche dei santi e, chi l’avrebbe mai sospettato?, gli infanti non ancora in grado di staccarsi dal seno materno e gli animali che vivono e muoiono senza porsi troppe domande.  

Così come vivevano beati Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre prima della Caduta nel tempo della storia e della lotta quotidiana per la sopravvivenza in un mondo divenuto ostile a causa dell’infrazione del divieto di mangiare il frutto dell’albero della conoscenza: per aver voluto essere come Dio l’uomo ha perduto il suo stato di innocenza e non può rimanere nel parco riservato agli animali che non pretendono di essere più di quello che sono. Per questo gli animali, riguardo alla conoscenza,   sono inferiori all’uomo, ma, riguardo al puro presente e alla morte nella vita gli sono superiori. E su questa nota di umiltà si è concluso il dialogo sul Nichilismo bifronte di Giorgio Girard.


 
FULVIO SGUERSO

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