Un mandillo pieno di semi

Un mandillo pieno di semi
Domenica scorsa a Ronco Scrivia, nel genovesato, si è tenuta l’ennesima edizione del “Mandillo dei semi”, organizzato dall’associazione “Parole di terra” e dal “Consorzio della Quarantina”.

 Un mandrillo pieni di semi

 Domenica scorsa a Ronco Scrivia, nel genovesato, si è tenuta l’ennesima edizione del “Mandillo dei semi”, organizzato dall’associazione “Parole di terra” e dal “Consorzio della Quarantina”.

 In pratica si tratta di un ritrovo, un appuntamento fisso ormai da anni, dove piccoli coltivatori e contadini rispettosi dell’ambiente e del lavoro dell’uomo, si ritrovano, per scambiare i semi con altri semi, di qualità diversa. O anche le stesse piante, ma semi germinati altrove. Si scambiano pure le marze, i lieviti madre, le madri dell’aceto. Nessuno vieta di scambiare anche solo una buona parola, o dei piccoli lavoretti, o delle preparazioni casalinghe. Non c’è vendita, non c’è denaro, non ci sono formalità, se non quelle dettate dai buoni costumi che le persone hanno da sempre avuto, anche prima che arrivassero le norme europee.

È una manifestazione nata da molti anni, cresciuta in punta di piedi, senza forzare, senza gridare, senza voler per forza apparire. Non ha casse di risonanza, non viene compresa negli appuntamenti da non perdere nel week-end, non ha sponsor famosi o testimonial di grido. Non si fa d’estate, non ci sono DJ set, non ci sono neppure le braciole o le patatine fritte.

 C’è però un sacco di gente, gente normale ben intabarrata per il freddo, che viene per curiosità e poi torna ogni anno. Perché oltre ai semi, ci si scambiano amicizie e consigli. E scoprire che quella tale persona parla con te o ti sta ad ascoltare è sempre un’esperienza estraniante, a cui non siamo più abituati.

Sulle fiere, nelle manifestazioni pubbliche, ogni volta che veniamo avvicinati da qualcuno dotato di sorriso cordiale, ci chiediamo: “E questo cosa vorrà da me? Cosa vuole vendermi?”. Invece al “Mandillo” c’è tempo da perdere per parlare dei propri gerani, delle proprie patate, della propria lattuga.

Già solo pensare di partire da casa con le bustine di semi, salvate apposta dalla stagione precedente, è inconsueto. Sapere che incontrerai qualcuno che tiene a quei semi, che ti proporrà di scambiarli con alcuni dei suoi, e che tu sarai interessato a questi, a metterli, ad attendere il risultato, a poterne poi parlare con chi te li ha dati, ritrovandolo un anno dopo, nella stessa occasione.

Ci sono facce buone, a questa festa. Ed è un’occasione imperdibile per salvare non tanto i semi, ma le relazioni e le buone pratiche tra le persone. Pratiche quotidiane, di vita ordinaria, niente di inatteso.

Ed è inoltre la prima volta che gli ideatori di questa manifestazione (il “Consorzio della Quarantina” con uno dei suoi attivissimi fondatori, Massimo Angelini) sono contenti di farsi soffiare l’idea. Non c’è possesso, non c’è gelosia: si organizzano ormai scambi dei semi dappertutto, anche se non si chiamano “Mandillo”. Ma è bello che sia così, e tutti sperano che ogni comune agricolo o ancor di più cittadino, decida di dedicare uno spazio e un tempo ad un luogo adatto per scambiare perlomeno semi e conoscenza gratuitamente, tra persone e non tra gruppi di potere. Di faccia, e non attraverso uno schermo. Per tornare un pochino più vicini alla terra, per poter guardare di nuovo il cielo.

  ALESSANDRO MARENCO

  

 Un video da guardare e ascoltare 

FERRANIA A MEMORIA – ALESSANDRO MARENCO

 

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