Un libro da ragazzi

Un libro da ragazzi
La scuola può essere ovunque. Si può insegnare in una stalla, in una trincea, in un campo di concentramento. Meglio, evidentemente, che la scuola sia in un posto tranquillo, bello, protetto, comodo e pulito. 

Un libro da ragazzi

La scuola può essere ovunque. Si può insegnare in una stalla, in una trincea, in un campo di concentramento. Meglio, evidentemente, che la scuola sia in un posto tranquillo, bello, protetto, comodo e pulito. Adatto a ospitare dei ragazzi (o meglio, degli studenti tout-court) e gli insegnanti.

Questo concetto mi serve per chiarire che la scuola non può essere lasciata completamente all’iniziativa didattica ed economica al governo centrale. Anzi: farebbe parte proprio delle cose da dimostrare ai ragazzi il fatto che si possa fare scuola indipendentemente dalle strutture e dai fondi a disposizione.

Certo, ci vogliono degli insegnanti motivati, appassionati, non delusi e non umiliati da un precariato pluriennale e selvaggio, da strutture comunque obsolete (per non dire, in alcuni rari casi, fatiscenti) o da programmi didattici che prevedono astruse complicazioni o meccanismi di livellamento nella produzione di cittadini uniformata da test.

Certo, ci vogliono anche degli alunni sereni, felici di vivere dove vivono, stimolati da genitori presenti, da un paesaggio extrascolastico piacevole, bello, stimolante. Ci vuole tempo, per questi ragazzi, anche per annoiarsi.

Queste precondizioni mi pare si siano tutte condensate in un posto in particolare. Tra l’ultimo anno di elementari e il primo delle medie (si, lo so, ora si chiamano primarie e secondarie) a Saliceto, primo paese della Val Bormida piemontese, hanno fatto un libro.

Un libro vero! L’hanno scritto, illustrato e pubblicato. Ed è ben fatto e completo. Ma del libro parlerò dopo.

Le insegnanti hanno deciso di soddisfare i ragazzi nelle loro curiosità. Questi erano rimasti colpiti dalle api e dal miele. Bene, allora, che si facesse una bella “ricerca” (ai miei tempi si chiamavano così), ma non un semplice protocollo con due foto ritagliate. Un libro, stampato e rilegato per bene.

Eh già, ma i fondi, i bandi, i finanziamenti… Meglio lasciar perdere. E poi, se qualche ragazzo si facesse pungere da un ape? E i genitori ritenessero responsabili gli insegnanti? No, no, meglio lasciar perdere.


E invece no. Tutti insieme, docenti e discenti, a studiare un modo per realizzare il progetto. E dunque far girare la notizia e trovare nelle associazioni locali (in paese) qualche piccolo sostegno. Poi viene fuori l’idea di sfruttare l’orto scolastico, dove seminare (tra l’altro) la saggina con la consulenza dei nonni e realizzare scope e ramazze d’ogni forma e dimensione, e dunque venderle sul mercato. Alla fine, con qualche sacrificio, si raggiunge anche la cifra necessaria.

Nel frattempo è già cominciato il lavoro. E vi assicuro che sfogliare questo libro mette di buon umore, perché sapere che c’è una scuola, delle insegnanti e degli allievi così, non può che far ben sperare nel futuro.

Il libro è suddiviso in capitoli, in modo da osservare il mondo delle api da ogni punto di vista, interessando non solo l’entomologia e la biologia, ma la storia, l’arte, la filatelia, la geometria, l’inglese… E insieme a quello che si trova sui libri e quello che si trova in internet (fonte quanto mai delicata da gestire) gli autori trovano alcuni apicoltori locali che hanno costruito una sorta di gabbia per mostrare dal vivo, da vicino e in sicurezza, le api al lavoro. Se poi un ape punge qualcuno, questa diventa subito un’occasione per imparare cosa fare se si viene pizzicati, senza drammi.

Trovare un apicoltore disposto non solo a illustrare il suo lavoro, ma ad ospitare anche in una gabbia di sicurezza (costruita apposta) i ragazzi, è un altro segno di un luogo che sente il piacere, il peso e la responsabilità di sostenere gli studenti, con l’esempio, con la disponibilità, con la condivisione.

Insomma, questo è un bel libro, al di là dell’intento didattico, che andrebbe comunque letto da chiunque coltivi la passione per il mondo che lo circonda. Comprarlo significa anche sostenere e incoraggiare questo tipo di scuola, compenetrata con il territorio sulla quale insiste, corale e appassionata, utile a formare nuovi e liberi cittadini, ancor più che riempire la testa di nozioni.

 
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