Un futuro per Savona: il principio di precauzione

UN FUTURO PER SAVONA:
IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE.
Il PD savonese e la circonvenzione d’incapaci.

UN FUTURO PER SAVONA: IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE.
Il PD savonese e la circonvenzione d’incapaci.

Il PD savonese sembra essere in stato di agitazione: chi twitta, chi racconta di mangiate di zuppe su FB, chi parla di “sfornate nuove” di candidati per le prossime elezioni, chi fa giardinaggio, chi si ricicla, chi assiste imperterrito allo sfascio della città promuovendo l’ulteriore scellerata cementificazione del fronte mare e operazioni di grande sconsideratezza, ultima in ordine di tempo il mega deposito di bitume. C’è poi chi fa grandi manovre per la strenua difesa di “poltrone e poltroncine” che in una città definita da più parti ”irrimediabilmente chiusa in se stessa”, suona ormai alquanto stravagante.


Sembra un paradosso ma, in questo panorama, c’è chi pensa ancora che si possa formare una nuova classe dirigente del partito, magari attingendo, con malcelata nostalgia, ai punti fondamentali del partito gramsciano.

La buona fede di chi si cimenta in queste spericolate evoluzioni politiche farebbe intenerire se non si rivelasse, a Savona, un mero esercizio d’intellettualismo narcisistico.

Il PD a Savona è arrivato al capolinea, è fuor di dubbio. Non può offrire più nulla e chi lo rappresenta ben lo sa, anche se permane la convinta speranza che, alla fine, i cittadini voteranno comunque turandosi il naso, come da sempre accade.

Si potrebbe sempre fare leva sui fascismi e la resistenza savonese, sul potere persuasivo del sindacato, sulla classe operaia rappresentabile, solo così magari rispolverando, con scarsa consapevolezza, i valori di una svanita sinistra che solo il PD sarebbe candidato a rappresentare.

Questa mancanza di consapevolezza, a Savona, equivale ad attuare nei confronti dei cittadini una circonvenzione d’incapaci, mentre sarebbe auspicabile e necessario fermarsi, riflettere e fare autocritica.

Se la formazione politica e sindacale di partito di un tempo ci ha fornito ciò che abbiamo potuto sperimentare in questi anni: non formate più nessuno!

Forse più che formazione oggi è necessaria informazione.

Il cittadino savonese e il suo principio di precauzione.

Il cittadino savonese, invece, avrebbe il diritto di attuare il suo principio di precauzione.

Quello disatteso dalle istituzioni quando dovevano tutelare la sua salute, quello che spinge a cautelarsi quando le decisioni politiche ed economiche sulla gestione della cosa pubblica non rispondono alle vere esigenze della città.

La precauzione si deve applicare nei confronti di tutti quei pericoli che si correrebbero riconsiderando le candidature di certi uomini al comando non solo del PD, ma anche di quella destra che tanti aspetti col primo ha sommessamente condiviso.

Il principio di precauzione dei cittadini, supportato da maggiore informazione, dovrebbe cambiare finalmente le condizioni politiche che portano nuove relazioni di cause – effetto, ridimensionare i rischi e cancellare l’irreversibilità delle decisioni che vanno a compromettere il territorio e la salute dei cittadini.

Quale cosa può essere più pubblica della salute?

   

Che sia messa a repentaglio da emissioni provenienti da un deposito di bitume, dalle ciminiere di mega navi da crociera collocate vicino all’abitato o peggio da una centrale a carbone che tanti morti ha prodotto nel territorio e, non a caso, è oggetto d’inchieste giudiziarie con numerosi amministratori e politici indagati.

 Non è solo una questione etica che deve sicuramente superare la frammentazione degli approcci ma anche di progettualità politica, entrambi fondamentali per la stesura di programmi  amministrativi credibili.

Si tratta anche di una moralizzazione politica che parta dalla presa di coscienza che un comportamento economico mosso solo dall’interesse personale di pochi ostacola le sane relazioni tra economia, ambiente e morale.

Savonesi e francesi mobilitati contro multinazionali, carbone e connivenze politiche.

 

E’ stata Malika Peyraut di Les amis de la terre che sabato mattina, alla sala del Consiglio del Comune di Savona, ha puntato il dito contro le connivenze tra multinazionali come la ENGIE (società che controlla Tirreno Power per la centrale di Vado Ligure) e lo stato francese che detiene il 33% della società e cinque membri nel suo Consiglio di Amministrazione.

Engie che investe a livello mondiale sulla combustione del carbone con impianti che emettono anidride carbonica pari a 1/4 di tutte le emissioni mondiali, contribuendo in modo sostanziale ai cambiamenti climatici in atto e danneggiando la salute delle persone e che, ipocritamente, insieme allo stato francese promuove  per dicembre una conferenza mondiale sui cambiamenti climatici a Parigi,  di cui sarà lo sponsor per un futuro de-carbonizzato.

Nuovi colossi mondiali, con pochi scrupoli, che sottomettono Stati ipocriti, che comprano il diritto alla salute dei cittadini e si affacciano sullo scenario savonese. Come ci si potrà opporre questa volta?

Come si potrà pensare a politici e amministratori fermi nella tutela dell’ambiente, del territorio e della salute davanti a questa nuova sfida se quelli passati ( 86 indagati e molti altri convinti sostenitori della combustione del carbone a tutti i costi) non hanno avuto né la forza , né la competenza e la preparazione per opporsi alle pressioni della Tirreno Power?

Come si potrà pensare di rispondere aderendo con decisione all’invito, che Malika oggi faceva dalla sala del Comune di Savona, sulla costituzione di un movimento globale, internazionale, efficace a ostacolare quella che definiva “una sporca storia”, se anche i savonesi non riusciranno ad annullare quella percettibile quanto inefficace parcellizzazione degli Ego e insieme dare finalmente una risposta al Futuro della città?

   ANTONIA BRIUGLIA

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