Un articolo intelligente
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Ho pensato a lungo a cosa scrivere per Trucioli
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Ho pensato a lungo a cosa scrivere per Trucioli. La prima tentazione è stata quella di commentare le proteste per l’autovelox di Cosseria, quello sospeso nella sua funzione, dal prefetto. Quel che c’era di sbagliato, in questo sistema di rilevamento delle effrazioni, è che la contestazione viene (veniva, spero) notificata molto tempo dopo. Questo invalida il sistema, per cui chi compie un’infrazione, anche minima, non se ne rende conto, non può ravvedersi, e prosegue nel suo errore. Allora vien da sé che l’utilità è solo quella di far soldi. C’è anche da dire che non valgono le proteste: la legge non ammette ignoranza. Se c’è scritto 50, si deve andare a meno di 50. Io sono stato abbastanza fortunato, fino ad ora. Potrebbe capitarmi anche domani. Pagherei, perché è giusto. Anche se mi girerebbero, come a tutti. Ho però letto un commento a riguardo piuttosto sensato, lo riassumo, forse distorcendone un poco il senso: qui in Valle soprattutto, ci possono chiudere fabbriche, non investire, abbandonare il territorio, la campagna, versare cemento dappertutto (con la scusa dell’eolico, delle piste o degli svincoli) ma l’unica cosa che ci tocca è quello che accade per strada. Se ci arriva una multa allora sì che sappiamo coalizzarci e agire in qualche modo. Per il resto, nulla ormai ci smuove. Poi ho pensato che questo sarebbe stato un modo troppo rapido e inesaustivo di trattare della mia Valle. Mi son detto che sarebbe stato opportuno trovare un altro argomento. I vaccini, che non sono prettamente liguri o savonesi. Ma ci riguardano tutti. I vaccini non fanno male e servono a evitare malattie. Siamo scesi sotto una certa soglia di copertura (95%) e sta tornando in auge il rischio di diffondere malattie quasi dimenticate (difterite, tra l’altro). Si sente dire a riguardo ogni sorta di baggianata, in genere cominciano così: “Secondo me…”. No, per piacere, secondo te, secondo nessuno… La scienza, nel suo faticoso e complesso cammino di prove e riprove, non è mai opinabile. Non sopporta soggettività. Le opinioni tenetevele per i divi politici televisivi. Non vaccinatevi, ma almeno non diffondete falsità come se fossero postulati. Riguardo a questo tema ho pensato che sono troppo saccente, pedante. Che tutto sommato sono solo un garzone di panetteria: cosa ne voglio sapere di vaccini e di medicine e di epistemologia? Allora ho pensato di parlare del referendum prossimo. Visto che ne parlano tutti chi sono io per non scrivere un pensierino su questo? Ecco, si, anche se non è savonese, non solo almeno. Dunque si vuol fare un referendum per far approvare agli elettori alcune modifiche alla principale fonte del diritto italiano. Bene, si può fare, tutto legittimo. Ho un po’ paura circa la conoscenza diffusa della Costituzione e del suo contenuto. Ma non ci si può far nulla, su questo. Una domanda mi vien da fare: la Carta in questione, attualmente, è disattesa o quotidianamente consultata e messa in atto da legislatori, giudici, forze dell’ordine, poteri di tutti i livelli? No, non mi pare proprio. Sia la sanità che la scuola non mi sembrano essere quelle immaginate nella Costituzione, soprattutto mi pare che lo stato non rimuova tutti quegli ostacoli che rendono la scuola un diritto uguale per tutti. Così come per la sanità, ampiamente differenziata su base regionale. Evito di toccare il tasto sull’uso delle armi e del ripudio della guerra. E allora, un referendum per decidere se approvare un “regolamento” che poi nessuno segue, a che serve? Da profano, mi pare che le leggi promulgate più recentemente, siano progettate più per attribuire responsabilità (o sollevare altri soggetti dalla responsabilità stessa) più che per costruire, ridistribuire, rendere equa e solidale una società. L’esasperazione dell’individualità ha portato a una esasperazione pure delle leggi, a una produzione abnorme di regolamenti e disposizioni applicative e norme aggiuntive e codicilli e rimandi, creando una legislazione-giungla cordialmente nemica del cittadino. Nell’astrusità dei concetti sovrapposti, viene alla luce, evidente, la nevrosi del legislatore, che, proprio come uno scacchista, deve pensare alla mossa dell’avversario, e alla mossa a seguire, e a cento altre mosse dopo, anche se non ha ancora deciso quale pezzo muovere. Vedasi l’articolo 70. Ma anche qui mi son detto: sarai mica un giurista, un avvocato, un presidente emerito di corte costituzionale. E in effetti è vero, e non ne parlerò. Un tizio, un maestro elementare che ha fatto anche il giardiniere ha scritto tempo fa: “Su ciò di cui non si può parlare si deve tacere”. E dunque mi taccio. E allora cosa mi resta? Mi restano le mie mele. Si, le mie vecchie piante di mele, che quest’anno si sono sbizzarrite con una produzione cospicua: dolcissime, sane, senza che io le abbia potate, concimate, recintate, e soprattutto trattate con qualsivoglia prodotto chimico. Alcune le ha innestate mio nonno, altre mio padre. Stasera ho pensato, dopo cena, mentre me ne mangiavo un paio, che questo è un bel modo per restare in contatto con i propri avi. La terra ereditata, con le sue piante, i suoi frutti, le sue consuetudini, è il solo vero patrimonio che ci portiamo appresso, che non ha valore, ma che ci mette in comunicazione, in comunione con chi è venuto prima e chi verrà dopo di noi. Cambia così la percezione del mondo, la sua dimensione. E così delle auto sulla statale ai cento all’ora, delle bufale degli anti-vaccinisti, degli esperti del referendum, possiamo farcene una ragione, e far rientrare tutto nella giusta dimensione. E il naufragar m’è dolce in questo mare… Cioè, in questa mela…
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