Troppo bello e troppo forte nel politicamente corretto.
Cioè? La vita da Carlo.
Deluso, Carlo Verdone, dal politically correct che ormai impedisce e censura anche l’ironia.
Per un comico di tale fatta non è cosa da nulla.
Sostiene che dal suo primo film, Un sacco bello, del 1980, è cambiato il modo di fare la commedia e di far ridere.All’epoca la società permetteva di individuare dei personaggi che poi si potevano prendere in giro grazie alla loro mitomania, ai tic, alla sbruffonaggine, alla megalomania, spesso alla paranoia. Come dimenticare il marito di Magda di Bianco rosso e verdone? (Non ce la faccio piùùù ndr).
Con il suo lavoro non ha fatto altro che interpretare se stesso e una parte sostanziosa degli italiani , costruendo personaggi caratteristici, vicini all’atteggiamento italico.
Oggi, purtroppo, c’è un notevole problema , una totale omologazione. Basata sul “Il politicamente corretto”. Tanto che è diventato difficile anche accettare l’autoironia. Così come la pseudo gogliardia.
È giusto rispettare le donne e non offendere le altre culture e minoranze , sostiene il Carlo nazionale , ma stiamo andando troppo oltre. Mentre giravano la “quarta stagione di Vita da Carlo”, quotidianamente c’era una sosta di una ventina di minuti, in cui lo script supervisor , che controlla la continuity di un film, decideva e comunicava cosa non si poteva dire e cosa si poteva fare o mostrare. Sembrava tutto sottoposto a un tribunale dell’inquisizione che tagli l’autore. Ma, sostiene Verdone, non si può dimenticare che il film faceva satira di costume. Con il senso della misura, certamente, ma con la giusta e inevitabile ironia. Oggi, continua l’attore, alcune scene dei suoi film sarebbero impensabili, addirittura censurate.
Ad esempio quella di Gallo Cedrone, che zompa addosso alla donna del condominio, o quella di Compagni di scuola con il ragazzo sulla sedia a rotelle e tante altre che hanno caratterizzato il suo modo di fare cinema.
Ha saputo che cercavano per un film una Cleopatra di colore. Ma perché di colore? Chi l’ha detto che era egiziana? Molti non sanno che Cleopatra era la figlia di un generale di Alessandro Magno. Spesso si fanno degli errori storici spaventosi. Accetta,almeno in parte, il politicamente corretto ma solo se equilibrato e di buon senso.
Il prossimo 16 novembre, il giorno prima del suo compleanno, su Paramount+ andrà in onda la terza stagione di Vita da Carlo. Racconta di avere scoperto il linguaggio della serialità durante la pandemia quando il mondo si è fermato. Infatti fu stoppato mentre stava per iniziare il suo ultimo film. “Si vive una volta sola” . Si è sentito perso, e, insieme ai suoi produttori (Luigi e Aurelio De Laurentiis, ndr), ha pensato che l’unico modo per andare avanti fosse quello di fare una serie su se stesso.
Gli è piaciuto mettersi a nudo in quel modo. Confessa di non avere recitato ma di aver cercato solo di essere se stesso, muovendosi in maniera scoordinata come è solito fare, parlando con la sua governante come accade con quella vera nella vera casa. Si augura che si sia appalesato un Carlo Verdone sincero, il più possibile. Poi racconta aneddoti accaduti con i grandi che ha conosciuto e con i quali ha lavorato.
Incontri indimenticabili come quello con Sergio Leone che è stato il primo che lo ha fatto debuttare al cinema, avendo creduto in lui. Ha raccontato diverse volte dello schiaffo ricevuto, , perché non faceva la scena della telefonata con l’affanno giusto. Se la prese parecchio, ma alla fine , ricorderà sempre la famosa frase che lo fece riflettere e divenne un grande monito e una grande lezione di vita. ” Se uno non impara a ubbidire, non saprà mai comandare”
Poi Enzo Trapani, Ennio Morricone che prima conosceva solo per la sua musica, un mito. Gli fece leggere il copione che all’inizio non capì . Ma poi, a mano a mano cambiò idea e si convinse che c’era della poesia, soprattutto in alcune scene e personaggi. Fu così che decise di comporre le musiche per quel film. Così come in Bianco Rosso e Verdone. Dice di ricordarlo con un affetto enorme”.
E poi l’immenso Gigi Proietti, che per Sordi era il più grande di tutti perché sapeva fare tutto, e aveva ragione. È stato il vero One Man Show, una maschera romana definita. Ha seguito le orme di Petrolini, ma l’ha superato.
A chi gli dice che sia il suo erede. risponde:
“Ma che scherziamo! Di lui ce n’è uno solo. Sono sempre stato uno spettatore incantato dalla sua bravura, ma non ho mai cercato di imitarlo. Per me resta unico, non può avere eredi”.
E Abertone dove lo mettiamo? Con Sordi rimase amico fino alla fine e lo descrive nel privato.
“Tanto era il suo sorriso davanti al pubblico, tanta era l’oscurità che aveva in casa. Viveva in un ordine maniacale e quella casa era quasi un monastero tra specchi, statue, oggetti, luci soffuse. I comici sono così: danno tanto al pubblico, ma nel privato sono molto diversi”. A chi gli chiede se anche lui è così risponde di no, ma che anche lui ha la la sua malinconia, e mica è na’ cosa da poco!”.
Raccontando gli aneddoti il discorso si è spinto sull’attualità, sull’intelligenza artificiale che, teme, ” sarà la morte del cinema d’autore”. Infatti si è detto “d’accordo con lo sciopero degli attori e degli autori in America”.
Eccoci infine e di nuovo sul suo atteggiamento verso il fenomeno del politicamente corretto. Ovviamente sul razzismo è assolutamente d’accordo, ma su tutto il resto il politicamente corretto al cinema è letale, insopportabile. E non solo al cinema. Ritiene che tutti, (o con poche eccezioni ndr) siano d’accordo su alcuni concetti e sentimenti, come lo spazio alle minoranze, (senza venirne comunque oppressi e schiacciati ma pretendendo il rispetto reciproco ndr). Ma altri, sostiene, altri sono francamente ridicoli e finiranno per rendere il lavoro di commedianti impossibile. Ha detto alla masterclass. “Gallo Cedrone, un film del ’98, oggi si potrebbe rifare? Mai. Compagni di scuola? Mai, c’è pure la presa in giro di uno sulla sedia a rotelle e tante battute scorrette. Della commedia degli anni ’60 non si potrebbe rifare quasi niente.
“Alberto Sordi andrebbe preso e buttato dentro ad un cestino, ma dai, siamo veramente al ridicolo. Basta, non li posso più sentire, fermo restando che su razzismo e altre culture minori che devono avere lo stesso peso degli altri sono perfettamente d’accordo”.