TORRI ALLA GAVARRY DI ALBISOLA

“BULIMIA”
E TORRI ALLA GAVARRY DI ALBISOLA

“BULIMIA” E TORRI ALLA GAVARRY DI ALBISOLA

La bulimia immobiliare del savonese. 

La crisi economica in atto sta colpendo in modo inesorabile anche il mercato immobiliare. Le case restano invendute e non è più un segreto che recenti interventi di edificazione residenziale, anche nei nostri Comuni, non abbiano avuto il successo e i vantaggi che tanti speravano.

Sulla cosiddetta “Bulimia immobiliare”, termine coniato in questi ultimi anni, si è basata un’analisi attenta che ci sta portando a capire come si stia consumando uno dei peggiori disastri ambientali per lo sfrenato consumo di territorio prodotto proprio dalla  cementificazione edilizia.

 

 “L’edilizia residenziale sta affrontando una fase patologica e degenerativa (si continua a costruire, nonostante il numero di compravendite immobiliari sia caduto del 29% dal 2006 al 2010) e il paziente, che è l’Italia, rischia di non guarire più.” Tratto da Altroconsumo. 

 Gli investimenti in nuove infrastrutture, intanto, languono di fronte all’abnorme debito pubblico, e nel periodo 2008-2011 segnano un meno 35%, diventando un dramma là dove si attendono, da decenni, risposte adeguate a problemi di viabilità urbana e suburbana e veri interventi di riqualificazione di messa in sicurezza.
Qualunque operatore dell’industria delle costruzioni che si rispetti capirebbe ormai che il quadro non è roseo, e non lo sarà almeno fino al 2013 e quanto sia fuori luogo la richiesta di nuova edificazione residenziale.

 Il Cresme (Centro ricerche economiche sociali di mercato per l’edilizia e il territorio), passando in rassegna i problemi fondamentali del settore, nel  rapporto “Il mercato delle costruzioni 2012” indica tra i primi posti proprio : la casa.” Nel 2011 sono state completate 187mila abitazioni.. Nonostante cresca, il patrimonio immobiliare italiano perde valore: secondo le stime Cresme, ciò che nel 2007 valeva 7.029 miliardi di euro oggi ne vale 6.138.”
Indica infine le due possibili strade per uscire da questa situazione: la prima è la “riqualificazione”, puntare cioè sulla ristrutturazione dell’esistente.

 “ Il mercato del rinnovo è l’unico che tiene: +3% nel 2010; +1,5% anche nel 2011.”

La seconda strada, quella talvolta sfruttata pretestualemente per portarci alla migliore digestione di colate di cemento, si chiamerebbe housing sociale:Cioè dare una casa a chi oggi non l’ha, proprio quando i redditi non ce la fanno più. Altrimenti si continuerà a fare prodotti che non trovano collocazione”.

Incuranti di queste analisi e considerazioni, a Savona e non solo, si continua a costruire, nel porto, sulla costa, nel centro cittadino o poco fuori.

Anche nelle Albissole si continua a costruire. Ad Albissola Marina, esaurite zone collinari, sulle quali si sono arrischiati “incauti” progetti edificatori, si continua a costruire a Grana sul greto del torrente, completando quella lottizzazione fortemente intensiva iniziata qualche anno fa dall’imprenditore Pesce. Si costruisce ancora e si rivendica altro cemento da collocare nel tratto di costa ancora libera della Margonara per non perdere l’ennesima occasione di fare cassa.

Le torri alla Gavarry.

Si costruisce nella vicina Albisola Superiore. Lo si è fatto nella zona golf agli Erchi e alla Murta di Carpineto. Lo si sta facendo in Via San Pietro, in pieno centro; lo si farà  davanti Piazza Dante e nei 55.000 metri quadrati di Via Casarino dove l’unico problema sarà mettere d’accordo un centinaio di proprietari che non attendono altro che fare profitti sul loro pezzo di territorio.

Lo si farà  negli 8.500 dell’area ex Gavarry.  

Così Savona, Albissola Marina e Albisola Superiore, al pari di altri Comuni liguri poco lungimiranti dimostreranno ancora una volta e in modo prepotente di essere un passo indietro, proprio quando altrove si è già abbandonata da tempo l’idea dei centri urbani ad alta densità abitativa, con torri e concentrazioni urbane immotivate, a favore di una migliore qualità dell’ambiente urbano.

Quel che è peggio, poi, è capire che bisogno ha il territorio albisolese delle due torri da cinquanta metri di altezza progettate sull’area ex Gavarry?

Nell’area liberata dal manufatto industriale delocalizzato a Valleggia, i progettisti dello studio Ariu –Vallino propone per conto dell’Alfa Costruzioni di Mondovì, un progetto che prevede anche due torri di undici piani, creando un “fuori scala”  non solo incompatibile colla zona d’intervento, ma addirittura ingiustificato, esteticamente e funzionalmente con la stessa.

Le trattative cominciate dalla precedente Giunta Parodi, sono state condotte tra accordi con la proprietà industriale, che ha subito intravisto una soluzione allettante sotto il profilo economico, condotte tra varianti di Piano e fantasiose soluzioni urbanistico- legali che ne dovevano consentire la lottizzazione.

Le prime indicazioni di Piano vedevano la zona d’intervento legata a quella adiacente dei cosiddetti Orti Balbi, destinati a diventare un Parco Urbano. L’edificazione della zona contemplava l’inevitabile cambio di destinazione d’uso, giustificato dalla presenza di una manifattura che diventava provvidenzialmente incompatibile con l’abitato circostante e offriva l’occasione di un’appetibile lottizzazione residenziale, persino più digeribile perché giustificata dall’inserimento del parco e della strada di collegamento che avrebbe dovuto spalmare il traffico dell’Aurelia verso l’interno.

Oggi si profila l’ennesimo scempio con tanto di torri, in un’inesorabile colata di cemento, proprio in un’area straordinaria, dove sarebbe necessaria una coraggiosa e intelligente soluzione di qualità urbana.

Un’area dove come raccomanda anche l’architetto Renzo Piano, bisognerebbe cominciare a frenare la bulimia immobiliare che giustifica” l’espansione cementizia che genera solo esplosioni.”

Spinti dalla consapevolezza dell’inutilità di un nuovo scempio architettonico, proprio nell’area Gavarry, bisognerebbe “costruire sul costruito”, utilizzando i volumi preesistenti, pur riadattandone la planimetria in modo funzionale e approfittare di tale intervento per dare risposte di qualità urbana all’intera città.

Bisogna cominciare a fare propria la convinzione che il territorio non è solo un vuoto da riempire e da consumare per garantire privati profitti camuffati da falso sviluppo, ma è un elemento fondamentale della vita cittadina da maneggiare con cura.

Che, con buona pace dell’Assessore e del Sindaco, nessun rendering grafico potrà mai alleggerire i danni irreversibili che la mancanza di cultura ambientale e urbanistica, ancora una volta, potrebbe causare al paesaggio e al territorio dei cittadini.  

                       ANTONIA BRIUGLIA

Masterplan progetto ex fabbrica Gavary senza grattacieli

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