Tempi complicati

Amiche e amici, il tempo che stiamo vivendo è estremamente complicato il mondo sta scoppiando sotto il peso di contraddizioni e cattiveria gratuita.
Lo dico con chiarezza l’azione di mercoledì sera contro la flottiglia è stato un atto di pirateria, perciò illegittimo sotto ogni punto di vista.
La marina militare israeliana ha intercettato in acque internazionali la Global sumud flotilla. L’abbordaggio è avvenuto il 1 ottobre intorno alle 19 in acque internazionali a circa 70 miglia nautiche (130 chilometri) da Gaza, con sedici navi israeliane che hanno circondato le imbarcazioni degli attivisti interrompendo le comunicazioni.

Gli attivisti hanno raccontato che prima di essere abbordati hanno ricevuto un’allerta dalla marina israeliana che gli intimava di fermarsi perché si stavano avvicinando a un’area sottoposta al blocco navale.
Secondo il ministro degli esteri italiano Antonio Tajani, i cittadini italiani fermati nella notte tra il 1 e il 2 ottobre saranno trasferiti al porto israeliano di Ashdod e trattenuti in dei centri di detenzione. Potranno scegliere tra espulsione volontaria immediata o detenzione fino al rimpatrio forzato, processo che richiede una decisione giudiziaria entro qualche ora.

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Illegale attaccare o sequestrare imbarcazioni che trasportano materiale umanitario in acque internazionali in base alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos)”, spiega Francesca De Vittor, ricercatrice in diritto internazionale ed esperta di diritto del mare alla facoltà di giurisprudenza dell’università cattolica di Milano.
Le norme internazionali non escludono la possibilità di “blocchi navali” in una situazione di guerra, ma specificano che fermare chi supera il blocco (cosa che le barche intercettate non hanno fatto) è in ogni caso contrario alle leggi internazionali e in particolare al Manuale di Sanremo, che regola i conflitti armati in mare, perché queste imbarcazioni trasportavano materiale umanitario. Le norme infatti vietano un blocco navale che causi fame e sofferenze alla popolazione civile e proibiscono di prendere di mira missioni umanitarie neutrali.
La parte di mare entro le dodici miglia dalla costa di Gaza è considerata parte delle “acque territoriali palestinesi”, fino alle 24 miglia si tratta di “acque contigue alle acque territoriali palestinesi”, dopo le 24 miglia dalla costa cominciano le “acque internazionali”. Dal 2009 Israele ha dichiarato il blocco navale nelle acque territoriali al largo di Gaza e ne ha comunicato le coordinate all’Imo, l’organizzazione marittima internazionale delle Nazioni Unite.
In acque internazionali (alto mare)le navi che battono bandiera italiana sono sottoposte esclusivamente alla giurisdizione italiana, il che significa che la nave e il suo equipaggio sono sotto la sovranità dello Stato italiano. Questo principio, noto come principio della bandiera, garantisce la libertà di navigazione e vieta a qualsiasi Stato di pretendere di esercitare la propria sovranità su una porzione dell’alto mare.
Gli Israeliani hanno speronato bloccato le imbarcazioni Italiane hanno violato la territorialità italiana, risulta assordante il silenzio del governo, che ad ogni piè sospinto parla di Patria, di sovranità.

Ogni bambino nel mondo ha lo stesso diritto a crescere in pace, libero dalla paura e dall’oppressione.
Definisci bambino. Alla fine della proiezione del film La voce di Hind Rajab, che ricostruisce con crudo realismo le ultime ore di vita di una bimba palestinese di sei anni vittima dei soldati israeliani a Gaza, è questa sciagurata frase a tornare prepotentemente alla mente. A pronunciarla qualche giorno fa, rivolta all’allibito interlocutore per giustificare l’uccisione di minori nella Striscia, il rappresentante di un’associazione di amici di Israele durante un dibattito televisivo; e lo sdegno provato allora si trasforma in disgusto. È vero, tutto è iniziato con l’abominevole attacco dei terroristi di Hamas del 7 ottobre 2023. Un attacco disumano, di una barbarie raccapricciante, a cui però è seguita una reazione la cui sproporzione ormai è sotto gli occhi di tutti; una furia che non distingue più i terroristi dai civili e che ha già fatto decine di migliaia di vittime, anche bambini. Hind Rajab era una di loro.
Diritto internazionale, rispetto delle regole, rispetto della dignità umana, ormai sono parole vuote, che per il capo del Governo Israeliano sono inutili e proprio chi dovrebbe avere massimo rispetto della vita per ciò che ha subìto si dimostra in invece carnefice uguale uguale ai mostri nazisti.
L’olocausto è una pagina della storia dell’umanità da cui non si dovrebbe mai togliere il segnalibro della memoria.
Questo diceva Primo Levi.
Purtroppo questo segnalibro è stato tolto riproponendo da capo l’orrore di sempre.

Roberto Paolino

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