STIAMO LAVORANDO PER VOI

Prima dell’articolo, ma sempre in tema di libertà, segnalo per prima cosa che il mio ultimo articolo [VEDI] è stato bannato su Facebook, suppongo in quanto della guerra in Ucraina ed altri temi scottanti si deve parlare solo secondo il pensiero dominante. Ormai FB, Google et sim sono filtri più rigidi delle stesse Polizie. [VEDI] [VEDI ] Se è odioso lo Stato etico, ancor di più lo sono i censori privati, privi di ogni legittimazione a controllare, giudicare e sanzionare la gente

Una delle premesse fondanti del capitalismo è la libera concorrenza. Anzi, è l’unica forma di libertà riconosciuta, reprimendola su altri fronti con ogni mezzo disponibile, concorrendo alla formazione dello Stato etico, in sostituzione dello Stato sociale, fatto a pezzi dalle ossessive e capillari privatizzazioni, in un’unica eco con l’altro termine programmatico: finanziarizzazione. Ma entriamo nei dettagli.
Continuereste ad attribuire il titolo di concorrenti a tre società A, B e C, di cui A è proprietaria del 13,5% di B e dell’8,1% di C; B possiede il 12,6% di C e il 6,7% di A; mentre C possiede il 4,5% di azioni di A e il 3% di azioni di B?

Ebbene, A è il più grande fondo di investimenti del mondo: Black Rock.
B corrisponde a Vanguard, in seconda posizione.
C è il terzo fondo mondiale, per dimensioni: State Street. Insomma, 3 concorrenti alleati.
Il sistema non è poi così originale, se non fosse per le dimensioni, che fa di questo conglomerato tricefalo (ma se ne accodano tanti altri, di dimensioni minori) un’entità di peso superiore a quello di Stati di pur rispettabili dimensioni, ad es. Francia e Italia.

Non c’è modo più convincente per cooptare un indeciso che fargli balenare il fatto che, in realtà, tu stai lavorando per lui, ed ogni tuo vantaggio è innanzi tutto suo. Con questa formula i 3 più grandi fondi d’investimento occidentali hanno attratto capitali immensi (v. tabelle oltre), che impiegano in ogni genere di attività, produttiva o finanziaria, determinandone le politiche

In un paziente ed abile lavoro, iniziato ai primi del secolo, i CEO di questi fondi sono riusciti ad attrarre crescenti adesioni da miriadi di piccoli risparmiatori con il luccichio di rimunerazioni migliori di altre forme di investimento, accrescendo in parallelo la loro capacità di influire sulle scelte di aziende e Stati attraverso forme di pressione che crescevano in parallelo alle loro acquisizioni di azioni societarie e all’influenza sui rating delle varie agenzie, sempre meno indipendenti nei loro giudizi, volti ad assecondare le politiche dei suddetti fondi, in quanto loro comproprietari di non scarso rilievo.

PUBBLICITA’

L’inarrestabile conquista di posizioni dominanti in colossi industriali, e in seguito digitali, ha permesso a uomini di loro fiducia, piazzati nei rispettivi Consigli di Amministrazione, di dettare le politiche societarie, volte ad accrescere i profitti a breve termine (le “trimestrali”) e faraonici compensi ai loro dirigenti, con spregiudicate iniziative, indifferenti alle tragedie sociali dagli stessi provocate; in particolare licenziamenti di massa.
Sei società hanno licenziato 160mila lavoratori nel 2022 e 250mila nel 2023: Amazon, Alphabet, Apple, Microsoft, Meta e Netflix. Tutte aziende con i tre fondi in questione come azionisti determinanti. [VEDI] Tutto ciò mentre i profitti schizzavano alle stelle, non solo sulla pelle dei dipendenti espulsi dal circuito lavorativo, ma anche grazie alle tasse irrisorie che questi mastodonti riescono a pagare in Stati compiacenti, non solo in località esotiche, trasformate in paradisi fiscali (Cayman, Bermude, ecc.), ma persino all’interno dell’UE (ad es. Irlanda, Lussemburgo, Olanda) e degli stessi USA (Delaware), a detrimento delle nazioni, Italia inclusa, dalle quali traggono i profitti delle loro spregiudicate operazioni.

Un impietoso rendiconto di chi governa davvero il mondo, sotto un unico vessillo: il denaro

All’avanzata mano in mano di privatizzazioni, intese come obbligatorio ricorso ad es. a forme di assistenza privata, previdenziale e sanitaria, e finanziarizzazione, spingendo alla scelta di investire in questi fondi, in quanto più rimunerativi, in alternativa ai titoli di Stato, alla progressiva evaporazione delle entrate fiscali che consegue alle loro sedi legali extra confini, lo Stato entra sempre più in una zona d’ombra, succube dei ricatti di ogni genere che i fondi riescono a mettere in atto se disattende ai loro dettami.
Il risultato di tutto questo è la crescente forbice tra le entrate tributarie, con le previsioni per il 2024 sui 700 miliardi annui, contro i 900 miliardi di spesa pubblica. Una forbice perversa, che costringe lo Stato ad emettere obbligazioni per circa 200 miliardi a tassi appetibili, in concorrenza con quelli offerti dai fondi. Tassi “appetibili” significano in sostanza aggravare il debito di anno in anno; e siamo infatti ormai prossimi ai 2000 miliardi. In una situazione così drammatica, suona beffardo ricevere dalle massime autorità europee il perentorio invito ad abbassare il debito, mentre la loro indulgenza -o impotenza- nei confronti dei massimi responsabili del nostro disastro rema in senso contrario.

La smisurata liquidità di cui dispongono i maggiori fondi mondiali li mette nelle condizioni di dettare legge in qualsiasi ambito, finanziario, economico, politico, sociale, fiscale [da “I padroni del mondo”]

Limitandomi all’Italia, la massiccia presenza dei fondi nelle aziende che maggiormente incidono sulla vita dei cittadini, come le multi-utilities, fa sì che esse possano determinare a loro discrezione le relative tariffe, certe dell’inconsistenza delle misure che i governi daranno mostra di varare, seguite da regolari flop. L’esempio più lampante si è avuto nel 2022, con la guerra in Ucraina e l’inflazione che, a seguito delle sciagurate scelte europee, decisamente fatte proprie anche dal governo Meloni, arrivò a duplicare da una bolletta all’altra il costo dell’energia. Il governo non riuscì a fare di più, visti i fondi risicati, se non qualche azzeramento in bolletta dei redditi più poveri; ma a nulla valsero i suoi arditi propositi di ridimensionare gli enormi e sfacciati utili (extra profitti), delle compagnie gas-petrolifere, condizionate dai soliti fondi, che ormai spadroneggiano, senza che il pubblico ne abbia il minimo sentore, nei CdA di ogni azienda di un certo valore nel nostro panorama borsistico. Di certo non sarà sfuggito come questa tendenza finanziario-privatistica, che ormai la fa da padrona in ogni settore di attività, abbia portato i maggiori indici di Borsa ai massimi storici, in netto divario con un Pil risicato e un potere d’acquisto in costante ritirata.
Dunque, uno Stato messo in un angolo come un ferro vecchio, incapace di svolgere la sua funzione economica e sociale per mancanza cronica di fondi, mentre i fondi speculativi scoppiano di salute, spingendo le masse a ricorrere a quei servizi che lo Stato non può oggettivamente più fornire. Siamo al totale ribaltamento della formula post-sessantottina

+ STATO – MERCATO

liquidata come rimasuglio di vetero-comunismo. Stiamo oggi sperimentando sulla nostra pelle come questa inversione di tendenza abbia generato un’ignobile corsa alla spoliazione dei poveri per dare ai ricchi.

Cosa resta delle agitazioni degli anni ’70? L’assorbimento della sinistra massimalista da parte della realpolitik della sinistra di governo, promotrice e garante di finanza e privato

Anche le banche, naturalmente, figurano tra i profittatori di uno Stato sempre più incapace di schierarsi dalla parte dei loro clienti, mentre l’aumento vertiginoso dei tassi, da una parte rende mutui e finanziamenti la principale causa di insolvenze e pignoramenti, e dall’altra gonfia i bilanci delle banche stesse. “Le principali banche italiane nel 2023 hanno registrato + 70% di utili, ossia € 43 miliardi, rispetto al 2022, che già aveva toccato € 25,4 miliardi”. [VEDI] E Black Rock figura tra i principali beneficiari.
E il governo, come finge di difenderci da questa aggressione? Parlando di fisco “amico”. Ma amico di chi? Dei detentori dei redditi più alti, ai quali non riesce a far scucire neppure una irrisoria quota, temendo si inneschi una fuga verso i paradisi fiscali. Ma come mai quei paradisi resistono a tutte le dichiarazioni dei politici di volerli abolire? Perché servono ai “padroni del mondo”, per farci transitare tutte le loro evasioni, più o meno legali: sarebbe legale fare profitti licenziando senza pietà e trasferendo le sedi legali in nazioni che prosperano su tassazioni simboliche proprio per attrarre società renitenti a pagare le tasse laddove traggono i loro utili?

Panorama delle quote delle maggiori società mondiali detenute dai tre maggiori fondi [da “I padroni del mondo”]

Tralascio in questa sede di occuparmi dei Paesi “dei BRICS”, che stanno percorrendo una propria strada, lontana da quella qui sopra descritta. Vorrei qui solo avanzare una domanda su quale sarà il percorso che il duo Trump-Vance si prefiggerà di seguire a difesa del popolo “dimenticato”, come ormai si definisce quello della Rusty Belt, la cintura del centro USA (Mid West) sacrificato sull’altare della deindustrializzazione e delocalizzazione inaugurate dal nuovo millennio. È immaginabile che i suoi abitanti non abbiano sofferto l’assillo di dove piazzare i propri risparmi, a differenza dei progressisti delle coste, sedi delle uniche attività trattenute in patria: New York (finanza), Silicon Valley (digitale), Hollywood (propaganda filmica).
Trump non ha scelto a caso Vance come suo vice, e futuro delfino, in quanto rappresentante proprio del Mid West, posposto alle attenzioni per i migranti e privato del lavoro. Non ricorda un po’ la situazione in UE a rinnovata guida von der Leyen? Con l’Italia di fronte ad altri 5 anni di passione, con spinte e controspinte a fare ciò che non è in grado di fare.

Marco Giacinto Pellifroni     21 luglio2024

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