Stare sul pezzo

Stare sul pezzo
 Lo si dice, e forse non è un caso la coincidenza,
degli artiglieri e dei giornalisti

Stare sul pezzo 
 
Lo si dice, e forse non è un caso la coincidenza, degli artiglieri e dei giornalisti.
 
Nel secondo caso si intende che bisogna essere sempre pronti a cogliere la notizia del giorno, a documentare, sviscerare e commentare.
 
Be’, io non sono senz’altro una giornalista. A volte non riesco proprio a stare sul pezzo. Un po’ perché di questi tempi il pezzo sono tanti, uno più drammatico dell’altro. Mi viene il magone e non riesco a scrivere.
Siamo passati nel giro di pochi giorni, in contemporanea, da un terremoto con tsunami a una crisi nucleare tutt’altro che risolta,all’altro capo del mondo (ma potremmo scoprire a nostre spese in futuro quanto è piccolo, ahimè, questo mondo), a una guerra devastante alle porte del nostro Paese, con un classico voltafaccia all’italiana.
 
Nel mezzo, per non farci mancare niente, un altro bel voltafaccia del PD ligure, (per non parlare dell’ineffabile Fusco, che più che dell’IDV pare del partito di Forza Attila), che, in barba all’opinione dei Sindaci coinvolti, in barba ai manifesti elettorali sbandierati alle elezioni, con tanto di raccolta firme, che strillavano “NO all’ampliamento”, in barba a pressioni, lacrime, suppliche della popolazione, in barba a dati tecnici, medici e scientifici inoppugnabili, concede appunto questo ampliamento a Tirreno Power. Aggrappandosi a una serie di sofismi con l’Azienda che ostenta quasi dispetto. Ma chi ci crede?
 
Dovevano ottenere l’autorizzazione AIA per gruppi obsoleti che non avrebbero potuto mai ottenerla. Gli concedono di tenerli in funzione per altri quattro cinque anni.
 
Dovevano avere il sacrosanto dovere di coprire i carbonili e attuare o sottoporsi, a prescindere, a tutte le misurazioni, rilevazioni, miglioramenti dovuti alla popolazione tutta per operare nel massimo possibile di tutela e riduzione inquinamento.
 
Insomma, usando il pericoloso carbone, su cui ormai una marea sterminata di studi internazionali lancia l’allarme, avevano perlomeno il dovere di attuare tutte le precauzioni dovute per ridurne l’impatto.
 
Le autorità regionali, rappresentanti di tutti noi, avevano il dovere e l’incarico preciso di pretendere tutto questo A PRESCINDERE, e di attuare da parte loro quelle misure di controllo dovute, come l’istituzione di un registro tumori.
 
No. Nessuno viene richiamato alle sue responsabilità, come si dovrebbe fare in un Paese civile. Tutto diventa apparente condizione per una concessione insostenibile.

Non basta stabilire che ci inquineranno ancora chissà per quanto con il carbone. Viene anche deciso, dulcis in fundo, che una volta abbattuti i vecchi gruppi li potranno sostituire con uno nuovo, sempre a carbone. Non è ancora chiara la potenza, ma è chiaro il risultato: una spaventevole predominanza del carbone ribadita e decretata ancora, contro ogni logica, ogni esigenza, ogni speranza di sviluppo più moderno.

La regione ha sentenziato per noi, i periferici savonesi, e per la riviera tutta. Ed è una sentenza di condanna.

La sancisce quella nuvola in cielo, diventata in queste sere sempre più grande e minacciosa. C’è chi dice che si tratti di condensa, favorita da particolari condizioni di temperatura e umidità.
 
Ebbene, non è certo condensa quella striscia giallo-brunastra che si identifica a volte nelle giornate limpide. E non ci si può neppure raccontare che sia dovuta al traffico e al riscaldamento: non è uno strato più o meno omogeneo all’orizzonte, come se ne vedono a volte sulle città, specie dall’alta montagna.
No: è una nuvola irregolare, si vede benissimo da dove parte, e dove incombe: sulla costa savonese.
 
Dall’alto del colle del Cadibona è perfettamente visibile. Purtroppo è troppo trasparente per essere ben documentata da una foto, ma gli occhi non mentono.
 
Ecco la nostra condanna e il nostro futuro, quello che si vede, e quello che non si vede, ma respiriamo.
 
E nessuno osi, in questa crisi internazionale, invocare il carbone come alternativa al nucleare: sarebbe come sostituire Jack lo squartatore con Lucrezia Borgia, un’esplosione con un lento stillicidio. E’ un killer meno spettacolare, certo, il carbone, ma insidioso e implacabile e diffuso.
 
Radioattività compresa. Certo non tale da contaminare vaste zone e renderle indisponibili, ma tale da insinuarsi piano piano e produrre effetti a lungo termine.
 
Se non è questa l’ora di fermarsi, ripensare al nostro futuro e a un modello completamente nuovo di vita, di sviluppo, di produzione e distribuzione dell’energia, non so quale possa esserlo. Mi pare che ci vengano lanciati avvertimenti, prima che sia tardi.
 
In tutto questo, l’arroganza sconfinata del PD savonese nel proclamarsi, sui manifesti, “indispensabile”.
 
Così sicuro di sé, della vittoria, della mancanza di rivali, da sfidare gli elettori, quasi, anziché blandirli.
Il solito vecchio discorso: non ci sono alternative, se non volete le destre dovete votare noi. Poi, che noi siamo d’accordo con queste destre su ogni speculazione cementifera e portuale, su progetti devastanti, sul trionfo del carbone, è un dettaglio del tutto irrilevante nel quadro generale.
 
Mi auguro che il fermento savonese, percepibile, che scorre sotterraneo, sappia produrre qualcosa di più e di meglio del perpetuarsi di questo insostenibile tran tran.
E non lo dico solo a nome del MoVimento 5 Stelle, ma di tutti i benintenzionati di questa città, che spero si ribellino a questa gestione, ai guasti che ha già prodotto e che produrrà ancora.
 
 
Milena Debenedetti  candidata a Sindaco di Savona per il… movimento 5 stelle 
 
La Stampa censura l’Unione Cittadini e Comitati di Savona!
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