SPIGOLATURE: TRUMP E IL FASTIDIO REP. SOTTOTRACCIA
CIRCO. Che succede con Trump, scaltro alchimista delle provocazioni istituzionali. Dopo l’udienza sull’incriminazione, si capiva che era deluso: niente show, niente manette, fans a ranghi ridotti. Sulla sua consueta tracotanza sembra avere pesato una giornata senza precedenti nella storia americana. Era prevedibile. Se il tycoon immaginava di replicare l’indecente assalto al Campidoglio di due anni fa, New York, che non ama le pagliacciate, glielo ha negato.
La città, ha detto il sindaco Adams, non è luogo per rabbia mal riposta. E a vuoto sono andati pure i tentativi delle gazzette nostrane, che tifano per lui, di farlo passare per un martire della sinistra bieca e ostile. In questo momento, d’altronde, con la guerra alle porte, gli striscianti ricatti nucleari di Putin che minacciano tutti noi, e la crisi finanziaria che fa piangere milioni di piccoli azionisti, l’America ha ben altro di cui preoccuparsi. Le squallide vicende di alcova e delle “olgettine” Made in USA, non valgono un uragano insurrezionale. Certo, a dispetto del mancato circo mediatico, Trump, tenterà di trasformare tutta la storia in un’arma elettorale. Ne ha la facoltà. Tuttavia coi sondaggi in larga misura favorevoli all’incriminazione, e oltretutto col fastidio che sottotraccia serpeggia nei ranghi repubblicani, dove cominciano a ritenerlo una figura ingombrante, gli risulterà molto più arduo piegare gli eventi al suo volere.
SIGILLO. Che cosa avrà mai preso alle finlandesi e ai finlandesi di dare il benservito a Sanna Marin, la vivace premier socialista molto popolare all’estero, forse un po’ meno in patria? Tra Covid, frontiere a ridosso della Russia aggressiva e spinte al cambiamento, il suo tempo al potere è stato tutto fuorché semplice sebbene gestito abilmente. Il sigillo che corona la carriera della più giovane premier giunta ai vertici del Paese, è la storica svolta per l’ingresso della Finlandia nella NATO che porta la sua firma. Un exploit che rassicura la popolazione nei confronti del bellicoso vicino di casa, ma che però, ironia della sorte, non le è valsa la rielezione. Ora la Marin cede lo scettro alla destra che si autodefinisce “moderata”, ma non solo. La sconfitta della leader di sinistra soprattutto spalanca le porte all’ultra destra di Riikka Purra, a sua volta giovane, vistosamente euroscettica e gelida sui migranti. In quest’ottica l’esito delle elezioni parlamentari a Helsinki cambia non solo l’assetto del Paese scandinavo, ma rappresenta un salto al buio della politica europea. Il verdetto delle urne finniche è un segnale che pone pesanti ipoteche per capire chi sono e quanto pesano le nuove destre in Europa. Un segnale da prendere molto sul serio. Siano esse sovraniste, nostalgiche, conservatrici o estremiste, queste formazioni compongono uno scenario che punta a ribaltare gli equilibri nella Ue. E non certo nel solco degli ideali promossi dai padri fondatori.
INTEGRITÀ. Dopo le sconcertanti dichiarazioni su Via Rasella e le Fosse Ardeatine, sono in molti a chiedersi quale sia il senso di Ignazio La Russa per la Storia. Piuttosto misero, vien da credere. Ma non basta. Difatti se tali giudizi denigratori sulla Resistenza e i partigiani arrivano da un rappresentante delle Istituzioni che dal suo Ufficio è chiamato a tutelare nella loro integrità morale e culturale, ciò ne rende il significato ancora più grave. Per inquadrare l’accaduto meglio delle parole in questo caso servirebbero gli esempi. Diciamo così: il busto di Mussolini esibito in bella mostra non ha il medesimo significato di una pia immagine votiva portata in ricordo da un pellegrinaggio nei luoghi santi. A questo punto sarebbe interessante, oltre che necessario, sapere come intende muoversi la maggioranza, finora silente, nei confronti della seconda carica dello Stato resasi protagonista di un avvilente falso storico. Con colpi di questo tipo si cambia il passato, si stravolge il presente e si ipoteca il futuro.
EQUIVOCI. Voltarsi all’indietro e riscrivere la storia – è un bel po’ che i nostalgici ci provano. È un esercizio pericoloso, molto pericoloso. Finora i tentativi di imporre insensate chiavi di lettura del tragico ventennio sono sempre andati a vuoto. Ma per quanto ancora? Negli ultimi tempi stiamo assistendo alla forte rinascita di forme sempre più marcate di devianze di stampo revisionista che suscitano parecchie inquietudini. Ora la grande prova per la coalizione di casa a Palazzo Chigi e per Giorgia Meloni sarà il prossimo 25 aprile, Festa della Liberazione. Quel giorno sarà fondamentale per indicare la retta via e prendere le distanze in modo deciso da chi si diletta a seminare zizzania con mire inconfessabili. Un’occasione di fugare gli equivoci. Mancarla sarebbe un errore capitale. Il revisionismo finirebbe fatalmente per alterare il senso della Storia su una delle pagine più sanguinose del passato. Se non si fermassero, qualsiasi attenuante, qualsiasi scusa, qualsiasi giustificazione sarebbe solamente sterile propaganda.
Renzo Balmelli da L’avvenire dei lavoratori
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Parole chiare, giuste e soprattutto vere. Non aggiungo altro se non. “Chi ha orecchi per intendere intenda”. Il problema è che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Ad ogni modo , un altro grazie a Renzo Balmelli. Un saluto da Fulvio Sguerso