SPIGOLATURE: LE FIBRILLAZIONI PER ELLY SCHLEIN

PARAMETRI. Come la premier che ama presentarsi con lo squillante “Io sono Giorgia”, pure Elly Schlein, aspirante alla guida del Pd, saluta con un caloroso “Io sono Elly”. E lo fa rivendicando il suo orgoglio di essere di sinistra-sinistra, senza arretrare di un passo. La qualcosa ha già mandato in fibrillazione la maggioranza che replica con un titolo da guerra fredda: “Altro che dem. tornano i comunisti”. Vabbè, è il solito, logoro ritornello per nascondere le proprie magagne. Il curriculum della candidata Elly Schlein (nata a Lugano, tripla cittadinanza italo-svizzera-americana, giovane ambientalista militante e bisessuale dichiarata) indubbiamente è lontano anni luce dai parametri della destra. E va bene così. Anche in casa tuttavia non avrà vita facile. Nella campagna congressuale già si schierano le cordate e non saranno all’insegna del “vogliamoci bene”. Nella traballante impalcatura della sinistra, la sua candidatura, piaccia o non piaccia segnerà l’inizio di una nuova storia stuzzicante per il futuro del Pd, comunque andrà a finire. Dopo il trauma elettorale, c’è molto da fare per risalire la china e ritrovare il ruolo di primo piano che spetta alla sinistra con tutti i suoi valori.

STRENNA. Con l’approssimarsi del Natale diventiamo tutti un pochino più buoni. Per la verità non proprio tutti. Chi invade un Paese sovrano e bombarda la popolazione civile ucraina con tutto quello che ha, di animo gentile di sicuro non è. Ma questa è un’altra storia, una storia di dolore. Per tornare al tema della bontà succede invece che Natalia Aspesi, nota per il suo stile mordace, faccia trovare a Giorgia Meloni sotto l’albero una strenna che non si aspettava. Nel pacco-regalo c’era un invito, quasi una esortazione, a coccolare e proteggere la premier dagli affanni della politica. Con tono quasi materno la scrittrice è come se le dicesse di stare attenta ai passi sbagliati, di proteggersi da se stessa e soprattutto dai comprimari che si è scelta. Certo, la finanziaria non passerà alla storia come un documento memorabile. La coperta è corta da qualunque parte la si tiri. Tuttavia, insinua la Aspesi, per pagelle non proprio esaltanti ci sono sempre gli esami di riparazione. Tanto più che, oltre alla titolare di Palazzo Chigi, vi è pure un Paese intero da tutelare. E dite se vi par poco. 

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SOTTERFUGIO. Ancora non si è capito se l’abolizione della “polizia morale”, termine che mette i brividi solo a pronunciarlo, sia un sotterfugio messo in atto dalle autorità di Teheran per placare le proteste, oppure il segno di un ravvedimento. Se alle dichiarazioni seguiranno i fatti è una ipotesi che solleva non pochi dubbi. Non hanno invece dubbi le donne iraniane che con la loro coraggiosa mobilitazione hanno avviato un movimento di contestazione che non accenna a scemare. Già accadde quasi mezzo secolo fa, quando le iraniane furono determinanti per porre fine alla dittatura dello Scià. Ora si replica. Adesso le discendenti di quelle impavide lottatrici per il rispetto dei diritti umani intendono continuare a battersi contro le difficili condizioni di vita imposte loro dal potere. La cavillosa questione a sfondo religioso del velo e delle norme relative all’abbigliamento femminile gode di sempre minor credito tra la popolazione. All’opposto cresce il numero dei cittadini che la giudicano non una libera scelta, bensì una misura vessatoria per coprire i veri problemi del Paese.

LESSICO. Sono molti a sostenere che il linguaggio politico è molto cambiato. E non a torto. La qualcosa non significa necessariamente che i concetti esposti nelle vare occasioni siano diventati più accessibili. Per il suo 1984 George Orwell aveva immaginato una cosiddetta “neolingua”. Sappiamo come andò a finire. Rischi di quel genere da noi non se ne corrono più. Nel vocabolario hanno fatto però la loro apparizione verbi e sostantivi inconsueti che vanno da “cubare” al greco “meraki”, entrati nel gergo del nuovo esecutivo. Intendendosi per “cubare” qualcosa che più o meno funziona e per “meerai” un impegno da compiere con tutta la passione e con tutta l’anima. Completa la panoramica l’acronimo “POS” che deriva dall’inglese Point Of Sale e significa letteralmente “punto di vendita”, chiamando in causa i pagamenti con carta di credito, ultimamente al centro di vivaci polemiche. La lingua cambia nel tempo, il lessico si evolve e si adatta all’ambiente. Resta da stabilire come e con quali ricadute sulla società umana.

Renzo Balmelli da L’avvenire dei lavoratori

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