Spigolature di Renzo Balmelli da ADL
INCIAMPATA SUL PEDALINO di Renzo Balmelli
LAPSUS. Quando le poltrone ballano può succedere tutto e il contrario di tutto. Persino che calzini e pedalini, indumenti simili ma non identici, diventino gli incolpevoli protagonisti di una vexata quaestio abbastanza farsesca. Il fatto si è verificato quando la candidata premier della destra nella foga del comizio disse che intende rivoltare l’Italia “come un pedalino”. Ahi, ahi, mal gliene incolse. La versione corretta è calzino, mentre ridurre qualcuno come un pedalino non significa proprio amarlo con tutte le forze. Non è un lapsus da poco per colei che intende salvare la Patria da tutti i mali della sinistra (ipsa dixit). Ma è risaputo che fretta e imprevidenza non sono le migliori alleate della saggezza.
MENDICANTE. Che cosa non si farebbe per un voto. Nella dotta Firenze un leghista di ferro si è accostato a una donna che chiedeva l’elemosina nel centro storico del capoluogo toscano. Il video che lo inquadra ha fatto il giro dei social accompagnato da un commento che più vergognoso non si può: “Vota Lega per non vederla mai più”. È facile prendersela con una povera mendicante per mendicare consensi a buon mercato. Eppure c’è chi gli ha dato ragione e l’episodio fa capire quale potrebbe essere il destino di tante poverette se le elezioni andassero in un certo modo.
RIMASUGLI. In questi giorni, non esenti da rimasugli nostalgici, sono numerose le nuove pubblicazioni sul fascismo. Proprio in concomitanza col centenario della nefasta Marcia su Roma, l’offerta si è rivelata di grande e utilissima attualità. Sono pagine potenti e spesso inedite che aiutano a capire meglio ciò che è stata veramente quell’epoca al di la di ogni ingannevole retorica revisionista. Nel suo editoriale sul Corriere della Sera Ernesto Galli della Loggia, al quale chiediamo venia per la citazione, giustamente annota “che non si può guidare la Repubblica italiana se non si accetta il fatto che essa ha le sue origini nell’antifascismo.” Come dire che chi ha orecchi per intendere, intenda.
CRISI. Nel Cile che abbiamo ammirato per la sua dolorosa resistenza alla dittatura, in questi giorni si vivono momenti drammatici. Bocciata la nuova costituzione, si cerca di capire perché le sia stata preferita la vecchia edizione il cui zoccolo duro porta l’inquietante impronta di Pinochet. Il testo uscito sconfitto dal referendum prevedeva importanti riforme che avrebbero dato al Paese una delle costituzioni più progressiste del mondo. Per gli osservatori non esiste una ragione unica per questo rifiuto. Una vale l’altra. In cambio sopravvive una Carta che ha sviluppato una società segnata da profonde disuguaglianze. Il passo indietro rischia di provocare una rottura dei già precari equilibri gettando il Paese in una difficile crisi.
SIMILITUDINI. Quando Liz Truss, 47 anni, ha ricevuto dalle mani di Elisabetta II l’incarico di formare il governo, per la Gran Bretagna è calato il sipario sul controverso periodo di Boris Johnson. Il passaggio delle consegne, meno sfarzoso del solito, è avvenuto nella residenza di Balmoral dove la sovrana trascorre le sue giornate limitando al massimo gli impegni. La regina deve evitare ogni sforzo. Sforzi che invece non mancheranno alla nuova titolare del mitico numero 10 di Downing Street. La sua strada si preannuncia infatti in salita e il suo sarà fin dal primo giorno un battesimo di fuoco. Terza donna a occupare l’incarico dopo Margareth Thatcher e Theresa May, la leader conservatrice, proveniente da una famiglia di fede laburista, ha davanti a se una vera e propria montagna di problemi da scalare. Per affrontare l’ardua impresa si è cucita addosso il modello dell’ex Lady di ferro, fin al punto da vestirsi come lei. Come la Tatcher, che Gorbaciov definì un osso duro, è poco incline al dialogo e men che meno al compromesso. Il suo slogan preferito “I get things done”, ossia io ottengo risultati, rende l’idea di una persona ambiziosa nello stile e nelle promesse. Fra poco dovrà dimostrare le sue capacità quando verrà chiamata a frenare il declino economico del Regno, in grande difficoltà, e soprattutto a disincagliare il Paese dalle sabbie mobili della Brexit che prima avversò per poi cambiare radicalmente idea. Intanto, guarda caso, nell’italica destra, viste le similitudini, si sogna la nascita di un canale preferenziale con Londra nel mettere a punto la rete internazionale di colei che già si vede come premier non solo in pectore. Nel quartiere generale di Lady Giorgia hanno pensato a un segno del destino di buon auspicio in vista del 25 settembre. Vabbè, sognare non costa niente.
SPAZIO. Tra la NASA e la mitologia greca non c’è in questo momento un grande feeling. I rapporti sono infatti piuttosto burrascosi viste le disavventure occorse al razzo Artemis I, destinato a grandi imprese nella conquista dello spazio. Il progetto che deve riportare l’uomo sulla luna per poi programmare un viaggio su Marte, prende il nome da Artemide, dea greca associata al nostro satellite, mitica figlia di Leto e sorella gemella di Apollo. La quale, però, non sembra avere un occhio di riguardo per l’astronautica. Anzi, pare disinteressarsene considerati i continui guasti che portano al rinvio del lancio. L’obbiettivo della missione è ambizioso e come nei romanzi di fantascienza prevede l’insediamento di colonie umane sui più lontani pianeti del sistema solare. Ammesso che siano raggiungibili e abitabili. Ma il difficile sarà di ingraziarsi la complicità di Artemide, volubile e capricciosa come tutte le dee.
Renzo Balmelli da L’avvenire dei lavoratori
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