Spigolature di Enzo Balmelli da Adl

L’ENDORSEMENT

EQUIVOCI. Promette di riscrivere le sorti del Paese con una sferzata. Ma come? Con la sua apparizione di pochi giorni fa sulla scena europea nella veste di capo in pectore del governo, Giorgia Meloni non ha certo azzeccato la mossa più indicata per rassicurare l’uditorio. Il suo fragoroso, insistito endorsement a favore dei neo franchisti di Vox e di tutta la galassia che le ruota attorno ha lasciato allibiti gli osservatori. Affermare che il suo modo di intendere la politica sarà una cosa diversa, mai vista finora, è un suo diritto. Poi come farà quando verrà messa alla prova, lo vedremo. Ad ogni buon conto, se non altro per fare buona impressione, la solita manfrina sull’ Europa dei patrioti che oltretutto divide anziché rafforzare il fronte europeo se la poteva risparmiare. Uscite del genere sono fonte di grossi equivoci e non minori preoccupazioni a Palazzo Charlemagne, sede dell’UE, impegnata a contenere la marea del sovranismo che fa il gioco di Mosca. Se queste sono le premesse mal comincia il suo periodo. Non diverso d’altronde è il disagio palpabile nei ranghi della sua maggioranza, dove serpeggiano malumori e irritazioni per il valzer delle poltrone sfuggite ai vari postulanti. Coglie quindi nel segno, eccome se lo coglie, il commiato di Draghi il quale, con un sottile ma pungente filo di ironia, rammenta ai contendenti che i governi passano, ma l’Italia resta.

Giorgia Meloni

MENTALITÀ. Avere in Italia la prima donna premier capace di rompere anni e anni di egemonia maschile dovrebbe rappresentare una novità straordinaria per dare slancio all’uguaglianza di genere nell’accesso alle responsabilità politiche. Dovrebbe. Ma non è detto che accada. Affinché ciò si realizzi, molto dipende dalle circostanze e dalla disponibilità dei vari attori che si muoveranno sul palcoscenico di Roma capitale. Tanto per dire, in primis andrebbe sbarazzato il campo dall’assurda concezione che la donna debba essere considerata in una “fascia protetta”, come se non sapesse farsi valere da sola. In altre parole si vorrebbe insomma che se ne stia buona-buona, secondo una intemerata visione ultra-maschilista dell’uguaglianza di genere tuttora saldamente ancorata a una certa mentalità del passato che non passa. Sarà quindi curioso e interessante vedere come si muoverà lady Giorgia su questo terreno a dir poco scivoloso e che finora non le era completamente congeniale. Dopo anni di progressivo aumento della presenza femminile in Parlamento, la tendenza di colpo si è invertita. Le deputate ora sono solo un quarto dei parlamentari e il verdetto uscito dalle urne non può che preoccupare. La parità sembra ancora lontana.

Elly Schlein

RAGÙ. A. destra, se non hanno nessuno da demonizzare, dormono male a si svegliano imbronciati. Nel clima post elettorale i social di riferimento sfornano chilometrici elenchi di invettive contro la sinistra, definita (sic) “erede di Stalin”. Nella narrazione si sorvola ovviamente, e allegramente, sulle proprie, dolorose eredità storiche che nel Paese hanno lasciato cumuli di macerie. Ora nel tritacarne è finita Elly Schlein, l’anti conformista per antonomasia e grintosa deputata del Pd che sull’altro fronte vedono come il fumo negli occhi. Per lei, data la sua vicinanza con Bologna, è stato inventato il nuovo appellativo di guru della “gauche al ragù” accanto a quelli già noti di “fluida, green, ultra femminista” e di donna libera dai pregiudizi che cammina a testa alta. Vabbè, peccato per loro che non sapranno mai quanto sia gustoso un bel piatto di tagliatelle fatte come mamma comanda. Affrettatevi fin che siete ancora in tempo.

PUBBLICITA’

VUOTO. Nel dizionario della violenza cominciano a mancare espressioni adatte per definire l’ignobile comportamento della Russia in Ucraina. Vanificati ormai tutti i tentativi di contrapporre l’uso della ragione alla forza bruta non se ne trovano quasi più. Al loro posto rimane un vuoto lessicale che è anche sinonimo del vuoto spirituale in cui ci ha gettato una concatenazione di eventi bellici di intollerabile crudeltà. Ogni guerra è insensata, ma quella contro il popolo ucraino lo è ancora di più in quanto va oltre l’immaginabile. L’inferno del Cremlino, di cui stiamo avendo in questi giorni prove terribili, semina morte e terrore tra la popolazione civile senza nessun riguardo per la Convenzione di Ginevra. Ad acuire il sentimento di afflizione concorre il senso di impotenza di fronte a un tale, diabolico sfoggio di prevaricazione dell’uomo sull’uomo. Dura da mesi e ancora non si riesce a immaginare quando finirà.

Annie Ernaux

LINGUAGGIO. In questa fase di gravi incertezze e tribolazioni arriva come una salutare boccata di aria fresca il Nobel per la letteratura attribuito di recente alla scrittrice Annie Ernaux. L’importante riconoscimento conferitole dall’Accademia di Svezia, oltre a sottolineare la sua bravura, ci consola nella consapevolezza che a questo mondo esiste ancora lo spazio per le buone cause. Le cause per le quali vale la pena battersi con il coraggio e la determinazione di cui l’autrice francese, 81 anni, ha sempre dato prova in vita sua senza mai deflettere. Il suo non è solo un Nobel a una donna. È un Nobel ai diritti delle donne e all’impegno per difenderli. Annie Ernaux è una femminista di sinistra che ha sempre scelto da che parte stare e che ha fatto della letteratura uno strumento di lotta con il quale – così recita la laudatio – “ha svelato le radici, gli estraniamenti e i vincoli collettivi della memoria personale”. Un critico ha detto di lei che usa il linguaggio come un “coltello” per squarciare il velo dell’impotenza e dell’ingiustizia.

Renzo Balmelli da L’avvenire dei lavoratori
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One thought on “Spigolature di Enzo Balmelli da Adl”

  1. A proposito d’aria fresca, caro Renzo Balmelli, il suo articolo è per me una boccata della medesima, in mezzo a tanti miasmi. Per questo la ringrazio. Con amicizia, Fulvio Sguerso.

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