Sondaggio Ipsos: tra manovre del topo e tamburini in festa, l’Italia danza nella nebbia
Sondaggio Ipsos: tra manovre del topo e tamburini in festa, l’Italia danza nella nebbia
C’è qualcosa di profondamente poetico — o tragicomico — nei sondaggi politici Ipsos pubblicati l’11 giugno 2025 dal Corriere della Sera. A leggerli bene, non sembrano tanto un’analisi demoscopica, quanto un raffinato componimento postmoderno. Un collage narrativo che unisce Cesare Pavese, il manuale di sopravvivenza in trincea e i teatrini dei tamburini da festa patronale. Ma andiamo con ordine, o perlomeno proviamoci, ché qui l’ordine è ormai un concetto d’altri tempi.
Le manovre del topo
In principio fu la manovra del topo. Quella tattica infingarda, viscida, fatta di piccoli slittamenti, rientri nel buco, occhi spalancati nel buio. E chi meglio di Giorgia Meloni può oggi incarnare l’astuzia silenziosa del roditore politico? Secondo Ipsos, il suo partito, Fratelli d’Italia, subisce solo una “leggera contrazione”: dal 27,7% al 27,3%. Roba da scrollarsi di dosso con una battuta ben calibrata su TikTok, tra un volo a Washington e una comparsata tra bracieri e dialetti.
Ma attenzione: il topo non è solo chi scende. Sono topi anche quelli che guadagnano nel buio. Il Partito Democratico, per esempio, che passa dal 21,1% al 22,3%, scivolando con eleganza tra le macerie di un’unità ancora tutta da inventare. Giuseppe Conte sale dal 13,9% al 14,6%, come un topo che ha trovato una mollica nel buco della pace universale.

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Fuoco di sbarramento
Nel frattempo, i media e le narrative governative aprono il solito fuoco di sbarramento. Il messaggio è semplice: “Va tutto bene, italiani, è solo un periodo di transizione… eterna.” E mentre i tamburini del potere battono il ritmo delle inaugurazioni, l’economia, secondo il 71% degli intervistati, continua a rotolare giù per la scarpata, come una panda senza freni a mano.
Eppure, anche qui, il vero fuoco è quello dell’illusione: il Governo scende di un punto (dal 41 al 40% di gradimento), ma in fondo Meloni resta stabile al 42%. Come dire: si brucia, ma non troppo. Un falò controllato. Un barbecue emozionale.
La luna e i falò (di carta)
Il titolo pavese calza a pennello. Perché la politica italiana di oggi è tutta una luna: lontana, brillante, irraggiungibile. E tanti falò accesi sotto, soprattutto di promesse, coalizioni ipotetiche e strategie che bruciano prima ancora di diventare accordi. Il “campo largo” del centrosinistra? Ancora da arare. Forse anche da mappare. Intanto, nel buio della notte elettorale, si accendono fuocherelli locali — un sindaco qui, un consigliere là — che fanno gridare al “riscatto delle opposizioni” come se fossimo all’alba del ’94.
Ma la verità è che sono falò di carta, e i falò di carta, lo sappiamo, fanno fiamma rapida ma lasciano solo cenere.
Il fallimento (ma con stile)
La parte più poetica del sondaggio, però, sta nella domanda se l’Italia stia andando “nella direzione giusta”. Rispondono sì solo il 29%, mentre il 71% pensa che stiamo sbagliando tutto. Un dato che, se fosse un’autovalutazione, ci collocherebbe tra i ripetenti di lungo corso della Storia.
Eppure si va avanti, con eleganza e un pizzico di autocompiacimento. Perché il fallimento, in Italia, non è mai totale. È sfumato, decorativo. Si fallisce “con stile”, mantenendo la compostezza, come Tajani che risale dal 28 al 31% di gradimento — tre punti netti, per chi riesce ancora a distinguere il grigio chiaro dal grigio scuro nella destra moderata.
La luce in fondo al tunnel
Ah, la luce. Una sola, tremolante, in fondo al tunnel. Ma è una torcia, o il treno che arriva? Secondo l’indagine sulla fiducia nell’economia, solo il 29% ha una percezione positiva della situazione economica. Un dato perfettamente sovrapponibile a quello di chi pensa che il Paese vada nella “giusta direzione”. Che sia la stessa identica minoranza? Magari sono loro gli ottimisti cronici, quelli che comprano casa durante un’alluvione perché “il prezzo è buono”.
I tamburini
E mentre tutto questo accade, si odono tamburi. Non quelli della rivoluzione, si badi, ma quelli delle feste di paese. I tamburini, nel contesto politico attuale, sono quelli che marciano e fanno rumore per distrarre dal fatto che la fanfara vera è stonata. Sono i portavoce, i parlamentari social, i meme ministeriali, le dichiarazioni da talk show in fascia pomeridiana. Battono il ritmo della grande parata dell’inazione, convinti che il rumore sia già politica. E il silenzio, dunque, sia sabotaggio.
Conclusione (che non lo è)
Dunque, che dire? Forse nulla. Forse la risposta migliore a questo sondaggio è un lungo, lento sbadiglio. O una risata amara. L’Italia politica, fotografata da Ipsos, non è né in crescita né in caduta, né viva né morta. È lì, ferma, a oscillare tra la stasi e il panico, tra l’incendio e l’autosuggestione.
Nel frattempo, i topi manovrano, i falò illuminano rovine, i tamburini marciano. E noi, spettatori con il biglietto in mano, attendiamo fiduciosi. O almeno, fingiamo.