SOCIOLOGIA E PSICHIATRIA

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
Quarantaquattresima puntata
OLTRE IL MURO DELL’IO: PER UNA PRATICA TERAPEUTICA
CHE RISTABILISCA I CANALI TRA PAZIENTE E MONDO 

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
Quarantaquattresima puntata
OLTRE IL MURO DELL’IO:
 PER UNA PRATICA TERAPEUTICA CHE RISTABILISCA I CANALI TRA PAZIENTE E MONDO

E’ ricomparso, in questi giorni, nelle nostre librerie, il magistrale Saggio di Norbert Elias, avente per titolo: “OLTRE IL MURO DELL’IO – SOCIOLOGIA E PSICHIATRIA”.

Ho utilizzato il termine”ricomparso”, perché questa Pubblicazione risale al 1965 e venne stampata, per la prima volta, nel 1969.

 In quegli anni, apparentemente lontani da noi, Elias introdusse il Tema della necessità della CONSIDERAZIONE INTERDISCIPLINARE DELLA FOLLIA.

Siamo nel periodo che ha preceduto di poco le memorabili battaglie di Franco Basaglia, il quale ha avuto il grande merito di infondere, nelle nostre menti, questo fondamentale concetto:

“IL PROBLEMA DELLA MALATTIA MENTALE RIMARRA’ INSOLUTO FINCHE’ NON VERRA’ RICONOSCIUTA E AFFERMATA PER TUTTI, MALATI E SANI, LA DIGNITA’ CHE SPETTA, SEMPLICEMENTE, A UN UOMO.”

Franco Basaglia e, prima di Lui, Norbert Elias hanno insegnato, dunque, a tutti noi, il CONCETTO DI INTERDISCIPLINARITA’;  mai come oggi, nella preoccupante situazione nella quale si trova la nostra Sanità, possiamo toccare con mano quanto è costato (anche in termini economici) il DIVARIO CHE SI E’ VOLUTO CREARE TRA SCIENTIA ED HUMANITAS, TRA PROBLEMI SANITARI E PROBLEMI SOCIALI.

Eppure già in quegli anni (e nel saggio che mi sono permesso di citare) Elias evidenziava i danni che sopraggiungono al Malato di Mente (HOMO PSYCHIATRICUS)  dalla divaricazione che si è voluto e si vuole tuttora creare tra ciò che avviene “DENTRO” e quello che si verifica “FUORI” dell’individuo.

Sempre più frequentemente abbiamo a che fare con Persone Umane, le quali, oggi, in contrapposizione agli insegnamenti sopra citati, vengono considerate, analizzate e curate a prescindere dalle caratteristiche che provengono loro dall’Ambiente, dai loro problemi lavorativi, dalla cerchia dei loro affetti.

In sintesi: l’individuo viene visto ed analizzato in un “SISTEMA CHIUSO”, privo di relazioni con l’esterno.

Ed i risultati, in termini concreti (e, quindi, anche di costi finanziari) sono sotto gli occhi di tutti:

 – L’ O.M.S. (ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’)  ha recentemente evidenziato che la depressione psichica sta diventando la seconda causa di disabilità umana e che, verosimilmente, assisteremo, molto presto, al sorpasso delle malattie psichiche su quelle fisiche;

In Italia (secondo l’EURISPES) sono oltre quattro milioni i soggetti in trattamento psichiatrico e sono calcolati in 10 miliardi all’anno (nero incluso) le somme che si spendono per consulenze psicologiche e psichiatriche.

Ma, da che cosa dipende, in termini strutturali ed organizzativi, il Distacco tra l’Ammalato e l’Ambiente che lo circonda?

Norbert Elias


Antonio Basaglia

 

La risposta a  questo quesito è, ancora una volta, molto semplice:

MANCANO O SONO PALESEMENTE INADEGUATI I SERVIZI SOCIO-SANITARI TERRITORIALI

 
 

Mi permetto di aggiungere, in proposito, che, sotto la spinta del basilare insegnamento di Elias e di Basaglia, già negli Anni ’70 ed ’80 del Secolo scorso, mi ero impegnato (ovviamente in stretta collaborazione con Esperti del Settore), in Sede Parlamentare, per dotare il nostro Sistema di Servizi territoriali alternativi all’ospedale psichiatrico.

Questi Servizi avevano il compito fondamentale di introdurre Canali di Connessione  e di Comunicazione tra Psichiatria  e Sociologia e, di conseguenza, modalità di dialogo del malato con il mondo che lo circonda.

 Significativa mi pare, al riguardo, la seguente  PROPOSTA DI LEGGE da me presentata (come Primo Firmatario), assieme ad altri stimati colleghi nell’ormai lontano 30 novembre 1983: 

L’Articolo 3  di questa proposta presentava, nello specifico,  le norme , a lato, riportate:

La Spesa necessaria per ottenere, nel presente e nel futuro, questi fondamentali Servizi e per sostenere (anche finanziariamente) l’ammalato di mente andava e va , a mio modo di vedere, tuttora coperta attraverso i ricavi ottenuti dalla vendita delle strutture edilizie manicomiali o ad esse collegate (come, ad esempio, parchi e giardini annessi).

Ora, carissimi amici, tutto questo  non è avvenuto e, verosimilmente, mai avverrà!

Stiamo attualmente pagando il conto della dissennata politica condotta nell’intero Settore Sanitario e non soltanto nel contesto dell’Assistenza Psichiatrica.

E, vedo, ancora una volta, di elencare, in estrema sintesi, le  vere ed autentiche CAUSE DELL’ATTUALE DISSESTO, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLA SITUAZIONE ESISTENTE NELLA NOSTRA REGIONE LIGURIA:

1) Con l’avvio della Legge di Riforma Sanitaria del 1978, sono stati, di fatto, soppressi o sono stati radicalmente ridimensionati i Servizi Socio-Sanitari Territoriali, perché non si sono volutamente costituite le Unità Socio-Sanitarie e locali, vale a dire la coesistenza e la simbiosi tra intervento socio-assistenziale ed intervento sanitario; di conseguenza, sono state smembrate le equipes socio-sanitarie territoriali pre-esistenti ed i servizi ad esse collegati.

In altri termini: si è scelta una strategia operativa esattamente all’opposto di quella, invece, consigliabile; sono altresì agli antipodi rispetto ai magistrali insegnamenti di Elias e di Basaglia

2) Non esiste né la CULTURA, né una STRATEGIA OPERATIVA  per affrontare adeguatamente il TEMA DELLA CRONICITA’, nei suoi molteplici e variegati aspetti sta, vieppiù, aumentando, nella nostra Regione:

– IL NUMERO DEGLI ANZIANI

– IL NUMERO DEGLI ANNI DI VITA DI OGNI SINGOLO ANZIANO

– LA PLURIMORBILITA’ (vale a dire: la coesistenza, nella stessa persona, di PIU’ MALATTIE)

– IL NUMERO DEGLI PSICOPATICI, SPECIE TRA I GIOVANI, DAI DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE  (BULIMIA e, soprattutto, ANORESSIA) ALLA DEPRESSIONE, ALLE COSIDDETTE FRATTURE PSICHICHE

– IL NUMERO DEI DISABILI MOTORI (specie, in conseguenza di Incidenti Stradali)

Di fronte a questi consistenti e crescenti bisogni, ci troviamo di fronte a:

– SCOMPARSA DEI SERVIZI DI ASSISTENZA DOMICILIARE

– VENDITA E CONSEGUENTE PRIVATIZZAZIONE DI UN NUMERO CONSISTENTE DI STRUTTURE DESTINATE AGLI AMMALATI CRONICI (R.S.A. e R.P.)

– MANCATO ADEGUAMENTO DEI LIVELLI PENSIONISTICI ALLE ESIGENZE DI UNA DIGNITOSA ESISTENZA.

3) LA MEDICINA DI BASE TERRITORIALE E’ STATA ABBANDONATA AL PROPRIO DESTINO ed è stata, quindi, ISOLATA, avendo, essa perso gli indispensabili contatti non solo con i Servizi Socio-Assistenziali, ma anche con i Servizi Ospedalieri;

4) GLI OSPEDALI (E LE DIVISIONI OSPEDALIERE) sono aumentati di numero, ma sono diventati STRUTTURE A SE’ STANTI, evulse dal Contesto Istituzionale; per di più, essi, molto spesso, stanno diventando CENTRI DI INTERESSI e, quindi, di contrasti di basso profilo e quasi esclusivamente localistici;

5) Lo smembramento, sopra descritto, ha portato, come logica conseguenza, ad un ABNORME AUMENTO DELLA RICHIESTA E DELL’EFFETTUAZIONE DI ESAMI SPECIALISTICI, DI ECCESSIVI RICORSI AI SERVIZI DI PRONTO-SOCCORSO OSPEDALIERI, e, soprattutto, DI RICOVERI  OSPEDALIERI IMPROPRI;

6) Lo stravolgimento, sopra descritto, ha condotto ad un INNATURALE ED ILLOGICO INCREMENTO DELLA SPESA SANITARIA.

Giunti a questo punto, dovremmo porci la seguente domanda:

E’ possibile risalire la china?

E’ possibile giungere ad un SISTEMA  SOCIO-SANITARIO COERENTE CON IL PROGRESSO SCIENTIFICO E TECNOLOGICO E, NEL CONTEMPO, CON LE ESIGENZE DI UNA VITA DIGNITOSA DI TUTTI I CITTADINI?

Personalmente, rispondo SI’, ma con le dovute riserve; voglio essere, ancora una volta, fiducioso ed ottimista ed allora, ripropongo quanto già avevo scritto nell’Aprile 2004 (testo: SCIENZA E UTOPIA pagine 130-131)

“Occorre trasferire il baricentro della sanità dall’ospedale al territorio.

E’, infatti, soltanto a livello territoriale che si può fare, contemporaneamente, prevenzione, cura e riabilitazione.

L’ospedale, in avvenire, dovrà diventare una struttura altamente specializzata sul piano tecnologico scientifico, dove dovrà essere curata e riabilitata soltanto quella parte di cittadini che non potrà essere razionalmente trattata a livello territoriale.

Allo stesso tempo, la “sanità ”dovrà guardare razionalmente al futuro, cercando di infondere in tutti gli operatori (e nei medici, in particolare) tutte le conoscenze scientifiche e tecnologiche, che potranno nascere in avvenire, al fine di garantire, nei limiti di ogni possibilità, la “salute”  dei cittadini.

La medicina del futuro sarà, infatti, una “medicina predittiva” ,  centrata sull’individuo, ed, in questa prospettiva, la conoscenza della genomica assumerà un’importanza  decisiva per il medico del futuro.

In altri termini, in avvenire, l’umanità avrà bisogno di una sanità a “double face”, l’una rivolta al passato, l’altra al futuro; solo in questo contesto e soltanto attraverso la realizzazione di un tale futuribile progetto, la professione medica potrà  essere rivalutata e ricuperare quel  significato etico-scientifico, che, oggi, purtroppo sta scomparendo.”

17 Novembre                   Aldo Pastore

 

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