Silenzio. Parla la banca mondiale

     SILENZIO.
PARLA LA BANCA MONDIALE

SILENZIO.
PARLA LA BANCA MONDIALE

 [PROLOGO. Dopo aver redatto l’articolo che segue, per la consueta pubblicazione domenicale, ho sfogliato i giornali e mi sono quasi sentito come colui che spara sulla Croce Rossa: i titoli parlano di banche in affanno per il crescere dello spread; Draghi e Visco lanciano moniti per una correzione di rotta del governo; si paventa uno scenario di tipo greco, con crisi di liquidità e bancomat che limiteranno i prelievi giornalieri, e via di questo passo. Ma la situazione, a livello macroeconomico, è proprio questa? Non c’è proprio niente da rettificare nel modo in cui le banche redigono i propri bilanci? Sentiamo cosa ne dice uno dei massimi organi bancari internazionali, la World Bank, l’istituzione nata, assieme all’FMI, a Bretton Woods nel 1944, in vista dell’imminente vittoria degli “alleati”.]

   Stavolta non parlo io; lascio parlare un’autorità finanziaria che non può certo accusarsi di rilasciare fake news o di nutrire simpatie sovraniste: la World Bank, Banca Mondiale, la cui mission statutaria è “combattere la povertà e promuovere la prosperità favorendo la crescita dei redditi del 40% inferiore delle popolazioni”. Riassumo qui appresso i punti salienti di una loro dirimente pubblicazione [VEDI]*, le cui linee guida sono già da anni presenti nelle pubblicazioni della Bank of England (Banca d’Inghilterra): l’ultima qui [VEDI].

 Gli italiani vivono questo periodo come fossero all’ippodromo: ce la faranno i nostri eroi?

 

L’attuale contabilità monetaria prevede che:

– Le monete metalliche siano coniate dagli Stati e spese come tali (no debito, no interessi).

– Le banconote siano emesse dalla BCE, prestate a banche e Stati a interesse, e appostate in bilancio come passivo, cioè debito. 

– Monete metalliche e banconote siano le uniche forme di denaro legale (art. 128 c. 1 TFUE).

Quanto sopra è ciò che stabiliscono leggi e trattati internazionali oggi in vigore.

Al di fuori e al di sopra di questi operano [impunemente] le banche commerciali, che creano moneta (scritturale) dal nulla all’atto di costituire un deposito, appostandolo al passivo, come debito.

Sia le monete metalliche che le banconote e la moneta scritturale vengono emesse allo scoperto, ossia non sono garantite, se non in minima misura, da beni fruibili. 

Ciò fu reso possibile almeno dalla data di sganciamento del dollaro dall’oro (uscita dal Gold Standard) nel 1971, conferendo al dollaro stesso la funzione privilegiata di moneta di riserva internazionale. In pratica venne sancito lo status di scoperto per tutti i dollari circolanti e di futura emissione; e in cascata per tutte le altre divise.


 La Banca Mondiale (World Bank) affronta il tema del signoraggio, confutato da banche e politica per decenni. E ne conferma l’esistenza

 

[In altre parole, le riserve auree a garanzia della solvibilità del dollaro e delle altre valute divennero un’option, un’esigua foglia di fico.]

Questa mutazione strutturale avrebbe dovuto comportare fondamentali conseguenze sulla redazione dei bilanci bancari, in quanto solo un’infima parte delle banconote gode di un sottostante aureo; mentre il denaro scritturale accantona un’altrettanto infima sua parte (riserva frazionaria) in denaro legale o riserva presso la banca centrale, a [risibile] copertura della sua emissione dal nulla. 

Nulla invece fu fatto, nel quasi mezzo secolo che ci divide dal fatidico 1971, onde tener conto dell’avvenuto cambiamento strutturale del circolante monetario.

 

BANCA CENTRALE [limito alla BCE il discorso più ampio della WB]

Nel caso delle banconote, soltanto la loro parte coperta dalle riserve auree potrebbe legittimamente venir apposta al passivo (essere cioè considerata un debito dell’emittente), nel senso che, almeno in teoria, un qualsiasi cittadino potrebbe chiedere alla BCE la loro conversione in oro. La restante parte, ossia la quasi totalità, andrebbe posta ad attivo (ossia a reddito): un attivo spettante ai suoi legittimi proprietari, che sono, rispettivamente: gli azionisti della BCE, in quanto banca [paradossalmente] privata; mentre sarebbero i cittadini europei se la BCE fosse pubblica [come sarebbe logico]. 

 


La BCE. Da lì la celebre frase di Draghi, whatever it takes, a inaugurazione del Quantitative Easing: fiume di denaro legale dal nulla che si secca nel deserto

 

Questa distinzione non è una questione “di lana caprina”, da limitare agli addetti ai lavori, in quanto le banconote sono un valore, ad esse attribuito dal fatto che possono comprare beni prodotti dal lavoro delle nazioni: rappresentano quindi parte della ricchezza sociale; e i loro proprietari sono coloro che tale ricchezza hanno prodotto, qualora la banca centrale sia pubblica. Altro è il discorso nel caso, come la BCE, in cui la banca emittente sia privata. Considerato che la conversione in oro o altri beni fruibili non è consentita, per la parte eccedente le scarse riserve auree, la BCE non può considerarsi proprietaria della ricchezza rappresentata dal totale delle banconote. Se ciò avviene, come (scorrettamente) avviene, tale ricchezza è un reddito (signoraggio) e come tale va apposto all’attivo [e tassato, alla stregua di qualunque altro produttore di ricchezza. Ma nei bilanci bancari tale cespite viene compensato con i corrispondenti prestiti, segnati al passivo.]

 

BANCHE COMMERCIALI

Il discorso, quando si passa alle banche commerciali, è speculare. In questo caso, detratta la riserva frazionaria [sulla cui natura ci sarebbe molto da eccepire], il resto del prestito [finanziamento, mutuo, erogati alla clientela allo scoperto] è reddito puro

[E come tale va tassato! Dai bilanci di Bankitalia  [VEDI Tav.1.2.a] si rileva che le banche commerciali erogano prestiti per oltre € 1000 miliardi l’anno.

 Facendo un conto ottimistico (per le banche) di un 20% di tasse, lo Stato avrebbe a disposizione sui € 200 miliardi l’anno; e lascio alla fantasia di chi legge elencare i più svariati bisogni della popolazione e del territorio che potrebbero essere ampiamente soddisfatti, con buona pace dei predicatori della scarsità monetaria e dell’austerithy, i quali asseriscono che non si possano realizzare “per mancanza di soldi”, quasi che i soldi fossero una commodity, una materia prima soggetta a scarsità]. 

La politica dell’austerithy non porta altro che deflazione [ergo disoccupazione, povertà]. 

 


Banche commerciali. Partono anche da lì fiumi di denaro dal nulla, ma non avallato dalle leggi, a debito di tutti noi

 

Per rendere la situazione ancora più chiara, si immagini che le banche commerciali esistenti fossero tutte branche di un’unica banca. L’attuale gioco di sponda tra banche diverse, nel senso che ciascuna accetta per buoni i bonifici e gli assegni delle altre, in una catena di crediti e debiti totalmente allo scoperto, verrebbe alla luce in tutta la sua [farsesca] realtà, poiché non ci sarebbe neppure più bisogno di nessuna garanzia reciproca, sia pure infima, come la succitata riserva frazionaria. Per questo il sistema bancario marcia compatto verso il gigantismo [due terzi del sistema italiano è oggi in mano a due colossi come Intesa SanPaolo e Unicredit] e verso l’eliminazione dei contanti, ossia della vera moneta legale, che è oggi l’ultimo impaccio all’eliminazione di ogni forma di garanzia [cioè alla marcia verso la moneta digitale totalmente scoperta].

Di qui in poi, solo miei commenti e conclusioni.

Fatta dunque la dovuta attribuzione di debito o reddito alla moneta legale e scritturale, resta da chiedersi come mai, pur essendo ben chiara la loro natura di semplici promesse di pagamento allo scoperto, in maniera pressoché totale almeno dal 1971, le banche non abbiano adeguato le loro scritture contabili alle difformi prestazioni sopravvenute nelle banche stesse, che sono disinvoltamente passate da intermediarie del credito, ossia prestatrici di denaro depositato dalla clientela, a creatrici di denaro dal nulla, o meglio appropriatrici del suo valore, prodotto dai mutuatari, diventando di fatto azionisti occulti di tutti i beni prodotti in una nazione. Anzi, addirittura in misura maggiore del prestato, in quanto gravato da interessi, unica fonte di reddito apposta in bilancio e quindi soggetta al prelievo fiscale. Interessi peraltro inesistenti nella massa monetaria circolante, che quindi emungono da essa o debbono venir creati ex novo, generando nuovo debito [VEDI] e quindi l’affannosa corsa alla crescita per riuscire a pagarlo alle banche sue creatrici, con un’esasperante concorrenza e lo sfruttamento forsennato delle risorse naturali.

 La risposta non richiede particolari capacità di indagine: il bottino è troppo grosso per resistere alla tentazione di azzerarlo per compensazione col prestitoapposto al passivo, evitando che venga aggredito dal fisco. Questo perverso meccanismo è fisicamente lampante quando il mutuatario non riesce a ripagare il presunto debito e la banca gli pignora (esentasse) la casa.

 I SILENTI TUTORI DEL NOSTRO PATRIMONIO

Abbiamo organismi pubblici dotati di funzionari profumatamente pagati per scovare gli evasori, i falsi in bilancio e via dicendo quando si tratta di semplici cittadini (Corte dei Conti, GdF, Agenzia Entrate, Ragioneria dello Stato, MEF). È credibile che tutti costoro non si accorgano di un’evasione così macroscopica, dell’assenza totale del reddito da signoraggio nei bilanci sia della banca centrale che di quelle commerciali?


Tutti i Capi di Stato che abbiamo avuto sono garanti della Costituzione. Mai una parola sulla violazione dell’art.1 da parte delle banche, che prestano denaro non equivalente al loro lavoro, ma sorto dal nulla all’atto del suo prestito

È normale che Mattarella si atteggi a buon padre di famiglia o imprenditore, dimenticando di essere Capo dello Stato, ossia di un’entità che dovrebbe avere una contabilità radicalmente diversa; ed apra bocca solo per criticare una manovra che cerca di svincolare l’Italia dal giogo deflativo da cui è stata oppressa per anni, mentre tace sullo scandaloso prelievo di ricchezza delle banche più sopra denunciato? Ha dunque forse ragione chi, argomentando che siamo una nazione sconfitta e firmataria di una resa incondizionata di cui nulla si sa, dobbiamo subire e tacere per ottemperare a segrete clausole, in stile piano Morgenthau? [VEDI] E i Presidenti della Repubblica, dal 1945 in poi, sono i garanti dello status quo

 Questo governo sta seguendo una strada nuova, di cessata genuflessione a regole oppressive, che ci hanno portato a livelli intollerabili di disoccupazione, stagnazione e povertà, ben conscio dei rischi connessi all’eventuale (probabile?) esito di uno Stato che torni ad essere tale, anziché uno zimbello alla mercé dei mercati speculativi.  Chi lo critica con linguaggi del passato tifa ipso facto per continuare sulla triste strada sin qui battuta.

* Tra parentesi quadra e in grassetto le mie interpolazioni e accentuazioni

 

(Ringrazio l’avv. Marco Della Luna, www.marcodellaluna.info , per gli spunti che ha dato a questo articolo con tanti suoi scritti, ultimo “Argomenti contro golpe e declino”)

 

     Marco Giacinto Pellifroni    28 ottobre 2018

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