Se non ora quando?

 LA PRIMAVERA DI ROMA

…se non ora quando? 

 LA PRIMAVERA DI ROMA

…se non ora quando?

Essendo andata a Roma per la presentazione della mia raccolta di racconti a tema femminile “Ti chiamerò Mimosa”, ho avuto la fortuna di poter partecipare con le mie figlie Samina e Zarina alla manifestazione “Se non ora quando?” in piazza del Popolo. 

La gente affollava le vie circostanti già molto prima delle 14, ora fissata per l’incontro: via del Corso, in particolare, era già piena di persone al passeggio con cartelli vari, carrozzine, famiglie…

Dal palco si diffondeva la musica e, ovunque, c’era il sole e un piacevole calduccio, dopo tanto freddo dell’inverno. Intanto, ancora gente e gente arrivava a fiumi, scendeva dai vagoni stracolmi della metropolitana, saliva le scale, assiepava le vie all’intorno…

 Sembrava primavera a Roma, tanto che un velo di lacrime di commozione mi oscurava la vista. Eppure sembra impossibile che così tanta gente scenda in piazza quando i sondaggi danno sempre lui in testa, quando la sua maggioranza – gente casa e chiesa- difende l’indifendibile. Non si tratta, infatti, di argomentare se si tratti di reati o no, anche se dovrebbe essere reato togliere a un paese intero la dignità. Si tratta di comprendere che a qualcuno ogni atto può essere permesso e giustificato, in un consenso medioevale per cui al “signore” tutto è concesso.  

 Ai miei tempi (spaventoso dire ai miei tempi!), intorno al ’68, si lottava per la libertà della donna. Il corpo -si sosteneva- non è male, si potrebbe anche andare nudi e non destare scandalo perché non c’è niente di brutto nella natura. Ma il corpo così scoperto è diventato pubblicità di qualsiasi articolo, dalle caramelle a ogni altro genere di consumo (e non era certo questo lo scopo della liberazione femminile!), il corpo è diventato persino soggetto politico!  

 Quando nascevano le emittenti private, anch’io credevo che finalmente il nostro paese avrebbe avuto “pluralità” e completezza nell’informazione televisiva. Ma, nel nome di una presunta pluralità, subdolamente, sono cambiati i nostri costumi: i nostri giovani non sognano che di diventare eroi del Grande fratello o veline (denaro, notorietà conquistate in fretta e senza nulla saper fare) e l’informazione non è certo più completa!     

   Infine, dulcis in fundo -e siamo proprio al fundo!- padri, mariti, fratelli spingono le loro figlie, mogli, sorelle, a fare le escort (parola non più offensiva!), purché sia in ville multimiliardarie, così sistemeranno tutta la famiglia

 Le donne come me, che hanno lavorato tutta la vita per un modesto stipendio, sono inutili. Eppure sono orgogliosa di aver avuto un impegno tanto importante quanto quello dell’insegnante. Al di là delle nozioni di materia (che pure perseguo ostinatamente: grammatica, letteratura -quali meravigliosi esempi dai nostri grandi!), l’insegnante deve essere formatore con la sua personalità, la sua educazione e la sua cultura. In particolare, deve e-ducere maschi e femmine dagli stereotipi, dai pregiudizi, dal qualunquismo, dalla superficialità, dal degrado: quale lavoro è più stimolante? Allora, nel clima mite di Roma, quasi, appunto, una primavera, chissà che ci sia stato davvero un risveglio di coscienze fiaccate e sogni dispersi, così che possiamo sentire in cuore un bacio del risveglio da un principe chiamato Diritti, Libertà, Uguaglianza, Giustizia, Impegno, Solidarietà, Pace, Accoglienza… 

  E succede così che possono ancora scendere lacrime di commozione ad una manifestazione, nella comunanza di intenti, di calore, di idee, come una volta. E’ così che si può di nuovo credere, sognare, sperare che la vita non sia solo far passare il tempo nell’indifferenza ma sia ancora entusiasmo nel perseguire i propri sogni, nel lottare ogni giorno, ogni minuto, ogni respiro, perché il mondo possa essere migliore, proprio come una volta!

Renata Rusca Zargar






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