SDOGANAMENTI E SENSI DI COLPA

Giorgia Meloni

L’intervento pronunciato dalla presidente del consiglio in Parlamento sulla crisi israelo-palestinese merita alcune righe di commento.
Non è possibile, infatti, che la politica estera di una nazione come l’Italia inserita nel quadro dell’Unione Europea, possa essere condotta attraverso il reiterarsi del senso di colpa dell’essere stati alleati di chi, nella perduta seconda guerra mondiale, è stato co- autore del più grande genocidio della storia e poi non è stato capace in quasi 80 anni di compiere un lavacro sacrificatore.
Non è colpa del resto del popolo italiano se il partito cui fa riferimento la presidente del Consiglio ha combattuto contro la Resistenza al nazi-fascismo; quella Resistenza ha avuto come conseguenza diretta la Costituzione Repubblicana intesa come momento “alto” di un riscatto morale e politico di cui non tutti hanno saputo partecipare.
La responsabilità delle forze politiche oggi in campo (“in primis” quelle del centro-destra) è stata quella di non aver fatto risaltare a sufficienza questo dato e, a suo tempo, non aver ricordato il momento dello “sdoganamento” del partito neo-fascista: in quella fase si prestò più attenzione al conflitto d’interessi mettendo in secondo piano questo punto – invece – decisivo.
Soltanto valutando questo quadro nella sua piena valenza storica si può comprende il fanatismo filo-atlantista al riguardo della crisi russo -ucraina: tema che sarà oggetto del contendere – tra gli altri – nella prossima competizione europea attorno al nodo della coincidenza UE/NATO.

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Soltanto valutando questo quadro nella sua piena valenza storica si può comprendere il totale asservimento alla linea USA pro-Israele: linea che sta trovando complicati punti di confronto con il quadro internazionale, fino alla scontro con i vertici delle Nazioni Unite, portando a seri rischi di isolamento e di esposizione conflittuale.
Sulla politica estera, sul tema della pace, sull’elaborazione di una linea e di proposte concrete nel merito sia di un’autonomia strategica dell’UE dalla NATO sia di equilibrio nel quadro mediorientale (nel cui contesto si situa anche il punto riguardante i migranti) l’opposizione è chiamata a misurarsi e soprattutto – in vista della competizione elettorale europea già richiamata -è chiamata a confrontarsi la sinistra davanti alla quale aleggia il solito fantasma della frantumazione in un quadro di evidente sottovalutazione dell’esito elettorale sul terreno della dimensione che avrà il voto sul piano del conseguimento della maggioranza relativa.
Franco Astengo

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