SAVONABARCELONA
Avrà probabilmente contribuito a questo oscuramento la cronica incapacità dell’ambiente politico e culturale locale a valorizzare le proprie ricchezze. Non mi risulta, ad esempio, che siano mai stati pubblicati testi sul liberty savonese, a eccezione di una tesi di laurea incentrata specificamente sul Palazzo dei Pavoni. Nemmeno da internet sono saltate fuori trattazioni sistematiche e meno male che il mito della rete sostiene che vi si può trovare di tutto.
Prima di approfondire l’argomento occorre però una spiegazione sul tema trattato. Cos’è dunque il cosiddetto stile Liberty o stile floreale, la cui variante sviluppatasi a Barcellona prende il nome di Modernismo mentre in Francia è noto come Art Nouveau e altrove con ulteriori denominazioni? In base a quanto sostengono trattati specialistici di arte e architettura: nell’ambiente spersonalizzato e cupo della città industriale, esso si contrappone all’imitazione stilistica degli stili passati, privilegiando nuovi elementi figurativi come la linea curva e i motivi fitoformi.
Lo stile liberty cerca di restituire una dignità estetica allo spazio urbano, una natura artificiale che si arrampica sugli edifici e smorza la piatta uniformità della muratura circostante.
Gli esterni e gli interni non hanno contorni rettilinei, le pareti risultano stondate e finestre e balconi hanno forme variegate (vedasi ad esempio in questa immagine un particolare di un palazzo torinese.)
Quanto alle decorazioni, esse si avvalgono di materiali e tecniche disparate, dal ferro battuto, al mosaico, allo stucco scolpito.
Gli assunti su cui questo stile si basa sono dunque il rifiuto degli elementi modulari prodotti in serie e l’uso di una linea libera e sinuosa, con forme floreali e colori vivaci.
La città forse più famosa al mondo circa il Liberty è Barcellona, che a cavallo tra i due secoli vide letteralmente fiorire decine di palazzi grazie al genio del suo caposcuola, Antoni Gaudì (1852-1926), autore di riconosciute opere d’arte come lo straordinario “Park Guell”, oppure come la fantastica ed estrosa “Casa Battlò”, capolavoro assoluto di cui potete ammirare qui a sotto la facciata.
Non c’è stato però soltanto lui ad operare a Barcellona, ma anche altri brillanti architetti, come Domenech i Montaner, autore di “Casa Lleò Morera” e del “Palau de la musica Catalana” oppure come Josep Puig i Cadafalch, che costruì tra le altre “Casa Amattler” e la “Casa de Les Punxes”, che si possono ammirare lungo le strade di Barcel(l)ona; anzi di Barcelò, per dirla, anziché in lingua italiana o spagnola, in un più esatto catalano.
Pure lungo le nostre strade sorgono però numerosi benché poco considerati edifici Liberty e anche Savona, nel suo piccolo, ha un suo Gaudì. Si tratta dell’Architetto Alessandro Martinengo, nato nel 1856 e morto nel 1933, autore di numerosi edifici cittadini. Un altro architetto attivo all’epoca è stato Niccolò Campora (1861-1937). Non mettetemi però in punta di tastiera paragoni azzardati, Barcellona è e resta, grazie al suo modernismo, una delle città più belle e artisticamente significative del mondo, da tal punto di vista senza eguali. Con questo paragone intendo quindi solo sostenere come tuttavia il liberty savonese non risulti insignificante.
Permettete allora, senza alcuna pretesa, per carità, qualche piccolo, giocoso, raffronto, tra edifici modernisti di Barcellona e liberty di Savona, iniziando da quello che vi propongo oggi:
Cosa ve ne pare? Di primo acchito non mi pare così ovvio capire quale edificio sia di Barcellona e quale invece di Savona. Da notare in entrambi i palazzi la presenza di eleganti bovindi prospicienti, di colonnine,
se si distingue bene appartenenti all’ordine corinzio o per lo meno ispirate al corinzio, e di balconi accuratamente disegnati, in un caso sia in muratura sia in metallo e quindi con un diverso elaborato per ciascun piano,
nell’altro invece con ringhiere solo in metallo.
Io trovo entrambi gli edifici esteticamente fascinosi, voi no?
Per la cronaca, quello savonese, progettato proprio da Alessandro Martinengo, è il primo raffigurato, sia nella foto d’insieme sia nelle immagini dei singoli particolari. Lo potete trovare all’angolo tra Via Paolo Boselli e Via dei Sormano, si chiama “Palazzo Maffiotti” e chissà quante volte ci sarete passati davanti senza degnarlo di uno sguardo. Andate ad ammirarlo di persona, se lo merita tanto quanto il secondo edificio, che è appunto quello di Barcellona.
Per oggi basta così. Il resto alla prossima settimana.