Savona può essere una città turistica?

 
SAVONA PUÒ ESSERE
UNA CITTÀ TURISTICA?

 

 SAVONA PUÒ ESSERE UNA CITTÀ TURISTICA?

Questo tema è stato utilizzato dai diversi candidati a Sindaco di Savona nelle elezioni che si sono svolte di recente. Sul tema, praticamente, c’è stato un consenso unanime nel sostenere che per il futuro Savona, anche per quanto riguarda l’occupazione, deve puntare sul turismo.

Io sono d’accordo sul punto ma ho l’impressione che le idee espresse siano state e siano molto approssimative e confuse.


Comincerei con due punti fermi di cui sono molto convinto:

1) Savona ha (ancora) grandi potenzialità e una grande bellezza parzialmente inespressa e poco valutata e considerata, anche dai cittadini savonese;

 2) Se si decide di puntare sul turismo serve una visione di insieme (che mi sembra mancare nelle persone che si interessano di politica) e investimenti consistenti e a lungo termine.

Fino a poco oltre la metà del secolo scorso Savona era, con Vado, un notevole polo industriale soprattutto per quanto riguarda la siderurgia e la chimica. Le zone industriali erano quelle lungo il letimbro (Vetrerie, Balbontin e altre che non ricordo) e sul fronte mare (Italsider, Servettaz Basevi, Cantieri Solimano e altre). Naturalmente la mia non vuole essere una analisi storica esaustiva ma solo un quadro dei miei diretti ricordi. Nei decenni tutte queste attività industriali sono state prima ridimensionate e poi chiuse. Sarebbe interessante se qualche studioso analizzasse sociologicamente l’evolversi dell’occupazione con la chiusura delle fabbriche (cioè, in parole semplici, dove sono andati a lavorare i 5000 operai che lavoravano all’Italsider negli anni 50 e le altre migliaia delle altre fabbriche?). Io non mi avventuro in supposizioni azzardate ma osservo solo che la città è, nonostante tutto, notevolmente migliorata da allora, innanzi tutto dal punto di vista dell’inquinamento ma anche per quanto riguarda la vivibilità in generale.

    
Ex Balbontin e cantieri Solimano

Almeno dagli anni ’80 era chiaro che l’industria pesante nella nostra città non aveva futuro per una lunga serie di ragioni. Già da allora sarebbe stato necessario immaginare un percorso diverso e non limitarsi solo a difendere l’esistente, peraltro, a medio termine, senza alcun esito.

Le aree dismesse dalle industrie, in alcuni casi, sono state utilizzate in maniera discutibile e, secondo me, non consona all’obiettivo che ora ci si vuol dare per uno sviluppo turistico. Si può fare l’esempio del crescent, quello della ristrutturazione di Via Cimarosa ma anche, per tornare più indietro nel tempo, la costruzione di mega condomini sul mare (anni 60?)

Quindi, per ritornare al punto, se la decisione è quella di fare di Savona una città turistica cosa sarà necessario fare?

Per una città di mare (anche se molti savonesi si sentono più contadini che marinai) il punto nodale dovrebbe essere il fronte mare. E’ intervenendo in quella zona che, secondo me, la città può sviluppare appieno le sue potenzialità e, se si fanno i giusti investimenti, creare anche molta occupazione. Quindi un fronte mare “vivibile” (quello attuale da Zinola alle Fornaci è orribile), esteticamente attraente, con strutture ricettive e per il tempo libero che magari non si limitino solo all’estate. Quindi, per dirla brutalmente, costruire una passeggiata, magari con pista ciclabile, che parta dal rio Termine e arrivi al Quiliano. Ma questo fronte mare dovrebbe avere delle caratteristiche tali da avere l’ambizione di diventare di per se una attrazione turistica oltre che costituire un punto importate di ritrovo per i cittadini di Savona. E poi, per rimanere al fronte mare, ristrutturazione a Miramare con la creazione di un bel porto turistico e con una radicale ristrutturazione delle ex funivie per farne magari (come dice Italia Nostra) un silos per le barche più piccole.

Certo tutto questo, perchè abbia l’ambizione di creare occupazione, deve coinvolgere investitori privati che sappiano cogliere l’occasione e creare strutture per l’accoglienza, il tempo libero, la cultura e il divertimento.

Questo veramente è un punto, secondo me, molto dolente. Gli imprenditori che si sono affacciati a Savona lo hanno fatto, negli ultimi decenni, solo con intenti di speculazione edilizia fine a se stessa.

Prendiamo il caso degli ex Solimano: si prevede, se non ho capito male, un mega intervento di edilizia residenziale e la discussione, caso mai, è solo sulla quantità, sulle altezze ecc.. Come mai nessun imprenditore è sfiorato dall’idea che si possa fare in quel luogo, una grande struttura per il divertimento (per es.: struttura ricettiva, parco acquatico collegato al mare, centri benessere) che possa dare occupazione e ricchezza duratura nel tempo.

Va bene, lasciamo stare i brutti pensieri sugli imprenditori e continuiamo a sognare.

 
Caserma San Giacomo e Miramare

Ma Savona ha altre potenzialità diverse dall’immediato fronte mare. Il porto turistico di Miramare potrebbe essere collegato (magari con funivia o similare) al complesso del San Giacomo che, adeguatamente ristrutturato, potrebbe diventare anch’esso una attrazione turistica di buon pregio. E poi dalla passeggiata a mare si potrebbe distaccare un percorso, pedonale e ciclabile, magari un poco più modesto della passeggiata a mare, che raggiunga il Santuario e valorizzi, sia per i savonesi che per i turisti, un bel complesso architettonico e artistico che ha al centro la Basilica dedicata alla Madonna. E anche li servirebbe un imprenditore che poi investa su di una struttura dedicata al turismo religioso. E poi le nostre bellissime colline dove si può sviluppare, come è già avvenuto nel finalese, un turismo dell’”outdoor” per ciclisti e camminatori che può essere gestito, come in parte già è, da associazioni del volontariato.

Ho provato a sognare, e il sogno potrebbe ancora continuare ma correrei il rischio di tediare i pochi che leggeranno.

Certo è che senza sogni non si costruisce nulla.

Roberto Sozzi

 

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