SAVONA, IL RITORNO DELLA ‘QUESTIONE MORALE’

Solo il 69% dei savonesi ha voltato nel 2006, scesi al 62% nel 2010
SAVONA, IL RITORNO DELLA ‘QUESTIONE MORALE’
E L’ARRESTO DEL CONSIGLIERE COMUNALE PD

Solo il 69% dei savonesi ha voltato nel 2006, scesi al 62% nel 2010
SAVONA, IL RITORNO DELLA ‘QUESTIONE MORALE’
E L’ARRESTO DEL CONSIGLIERE COMUNALE PD
 

Nel clima complessivo di totale degrado nel rapporto tra politica e morale che contrassegna , ormai da tempo, la vicenda italiana,  può apparire un fatto secondario, l’arresto di un candidato (già consigliere uscente e dirigente in un comune vicino nel delicato settore dell’urbanistica) del PD al consiglio comunale di Savona, con l’accusa di corruzione (pare ci si riferisca a tangenti usate per finanziare la squadra di basket di cui lo stesso è Presidente).

Tanto più che sull’esito complessivo di questa storia deve essere riservata la presunzione d’innocenza, accompagnata  dalla rituale (già espressa da tutte le forze politiche) “fiducia nella magistratura“.

 

Esaurite le formalità, come si diceva una volta, (e sgombrato il campo anche dall’ipotesi di una “giustizia ad orologeria sulla campagna elettorale” smentita dalla lettura degli atti ) sarà comunque il caso di sviluppare, sul tema, un minimo di riflessione politica.

Va ricordato, innanzi tutto, come non si tratti della “prima volta” di una campagna elettorale attraversata, a Savona, da arresti eccellenti e dalla “questione morale”: il precedente è particolarmente significativo, ovviamente limitandoci al solo piano storico, e riguarda il “caso Teardo” , esploso il 14 Giugno 1983 alla vigilia delle elezioni politiche, sull’esito delle quali l’allora Presidente della Regione Liguria contava per approdare in Parlamento; un caso che fece grande scalpore nell’Italia dell’epoca, anche perché si dimostrò in seguito come (assieme alla vicenda torinese legata ai nomi di Zampini e Biffi Gentili) vi si potessero ravvisare già tutti gli elementi che avrebbero poi portato , pochi anni dopo, alla scoperta di “Tangentopoli”.

Adesso, a quasi trent’anni di distanza il caso è molto diverso ed il richiamo può essere svolto, per l’appunto, soltanto sul terreno della Storia.

Al riguardo dell’attualità, invece, si impongono almeno due considerazioni: la prima riguarda il ruolo dell’azienda coinvolta nella vicenda. Un’azienda che ha esercitato, nel corso degli ultimi anni, una funzione pressoché egemonica nell’assegnazione degli appalti in entrambi i comuni interessati, Savona e Vado Ligure: anche sotto questo aspetto toccherà agli inquirenti verificare la liceità delle assegnazioni. Sul piano politico c’è però da far presente come  non ci si debba limitare ad invocare trasparenza e legalità, ma si debba andare a fondo al “modello” che ha ispirato l’eventuale azione sottoposta al vaglio degli inquirenti. Il riferimento è al Comune di Savona e al processo di privatizzazione del patrimonio pubblico: uno degli atti di questa privatizzazione al ribasso, infatti, fa parte dell’inchiesta. Si tratta della “filosofia di fondo” di aprire al privato il patrimonio collettivo che è profondamente sbagliata: aprire ai privati la possibilità di sottrarre alla collettività l’uso di beni immobili che potrebbero servire anche e soprattutto ad uno sviluppo diverso della Città (si guardi, per quel che concerne la piccola realtà di Savona, ai grandi contenitori storici ancora inutilizzati) e farne, così, oggetto di speculazione rappresenta il punto – base su cui possono svilupparsi atti poco trasparenti sui quali si innesca la “questione morale“.

 La seconda considerazione riguarda i partiti, e segnatamente nella fattispecie, il PD: in una realtà periferica come quella in cui si sta compiendo questa vicenda risalta ancor di più che non all’interno di entità di grandi dimensioni la realtà di un partito “disarticolato” per ambizioni elettorali personali. Questo fatto consente “resistibili ascese”  dovute più alla ricerca di facile popolarità (nel caso specifico attraverso il rapporto con lo sport: un caso lampante di processo imitativo del “berlusconismo“) che alla verifica di reali capacità ed interessi nel campo politico (altro fenomeno cui prestare attenzione è quella del cumulo delle cariche e, nella fattispecie, dell’intreccio tra responsabilità amministrative e responsabilità politiche attraverso la stessa persona fisica, in situazioni logistiche perlomeno imbarazzanti).

D’altro canto l’esplosione dei manifesti elettorali personali, apparsi già in Città ad oltre due mesi dal voto, ha rappresentato la manifestazione visibile di questo fenomeno che ha stravolto l’agire politico, alimentato da una crisi ed involuzione profonda dei partiti sul modello personale-elettorale.

Il PD, proprio perché ha l’ambizione di rappresentare – sul piano complessivo – l’alternativa all’orrido sistema di potere che regge questo Paese a tutti i livelli è chiamato a sviluppare la riflessione più profonda, proprio prendendo spunto da questo episodio accaduto alla periferia dell’Impero: è il modello del “partito liquido“, della “vocazione maggioritaria“, della subalternità all’economia, dell’idea della presenze nelle istituzioni quale vetrina personalistica che stanno ormai dentro fino in fondo alla logica del Partito Democratico che deve essere affrontato e superato per realizzare una idea diversa di soggettività politica, capace di mobilitare e includere i cittadini.

Quale potrà essere l’incidenza di questa vicenda sul voto savonese del 15-16 maggio 2011?

Il fenomeno dell’astensionismo, nella realtà locale, ha preso piede da tempo e si è sviluppato maggiormente nell’occasione delle elezioni amministrative (soltanto il 69% dei savonesi ha votato nelle elezioni amministrative del 2006, scesi al 62% alla regionali del 2010): è probabile che l’episodio in questione contribuisca ad allargare questa platea, piuttosto che modificare le posizioni di partenza.

L’unica opzione alternativa, infatti, sembra essere quella dell’antipolitica, il cui frutto più immediato però è rappresentato dal disimpegno.

Ai partiti, nello specifico, a quelli collocati nello schieramento di centrosinistra che dovrebbe avversare i metodi propri di un avversario mediaticamente schierato sul fronte populista, l’occasione  per una riflessione di fondo.

Savona, 12 Maggio 2011                                                            Franco Astengo

 

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